In occasione del Lake Como Film Festival abbiamo avuto la fortunata occasione di scambiare qualche parola di Andy Serkis, ospite della manifestazione.
Una conversazione molto stimolante, nel corso della quale l'attore e regista ha ripercorso alcuni momenti salienti della sua carriera, inclusa la sperimentazione nell'ambito della motion capture, tecnologia della quale può essere considerato uno dei massimi pionieri.
Riguardo invece il suo ultimo progetto in cantiere, ovvero la regia di Venom 2, Serkis ha preferito mantenere il silenzio.
Ecco che cosa ci ha raccontato durante il nostro incontro:
Vorremmo senza alcun dubbio iniziare con Gollum. È vero che all'inizio hai rifiutato il ruolo? Che cosa ti ha ispirato oltre ai tuoi gatti?
Dunque, all'inizio non ero sicuro di accettare perché il ruolo che mi era stato offerto era considerevolmente diverso da quello che, alla fine, mi sono trovato ad interpretare. Tuttavia, dopo alcune considerazioni e l'incoraggiamento di mia moglie Lorraine ho deciso di cogliere l'occasione, che si è ben presto trasformata in un'esperienza davvero straordinaria. Per quanto riguarda l'ispirazione, il mio allenamento è consistito nell'osservare persone affette da dipendenza, il loro dolore, i loro desideri e le loro debolezze: il controllo che l'anello esercita su Gollum è stata la chiave per trovare una voce e una modalità espressiva che denotassero anche il suo stato psicologico, oltre che fisico. Ho osservato il mio gatto, Diz, vomitare una palla di pelo, il che ha acceso in me una lampadina: sembrava il suono che una persona potrebbe emettere se raccogliesse tutto il proprio dolore nella gola e nel petto, insieme ai manierismi che accompagnano lo spasmo.
Questo ruolo ha sicuramente cambiato il panorama del cinema contemporaneo grazie alla motion capture. Come riassumeresti in poche righe le fasi più importanti dell'evoluzione di questa tecnica a partire dal tuo Gollum fino ad ora?
Ogni film che nel corso della storia ha utilizzato la motion o performance capture ha beneficiato dell'esperienza e dell'innovazione scaturite dalla messa in pratica di qualcosa. Penso che nel momento in cui abbiamo visto la performance di un attore guidare direttamente un personaggio animato, per gli interpreti si sia presentata l'opportunità di impersonificare chiunque e di mostrare il potenziale di questa tecnologia. E il costante apprendimento e rispetto nei confronti dei ruoli svolti da attori e animatori, al fine di dare vita a personaggi CG credibili ed emotivamente coinvolgenti, è migliorato anno dopo anno.
Com'è stato riprendere il ruolo di Gollum dopo diversi anni per la trilogia di The Hobbit, considerando anche l'evoluzione della tecnologia verificatasi nel frattempo? Hai anche lavorato come regista di seconda unità su quei set, un ruolo tecnico non certo facile. Come hai vissuto una simile esperienza accanto a Peter Jackson?
È stato bello tornare a essere Gollum, un personaggio che amavo interpretare, perché nella sua storia c'era molto altro da esplorare. E l'ulteriore miglioramento della tecnologia ovviamente ha contribuito a trasmettere la profondità delle emozioni e a connettersi ancora di più al pubblico. Lavorare al fianco di Peter come regista è stato un sogno divenuto realtà. Non avrei potuto chiedere persona migliore dalla quale imparare: mi ha dato tanta libertà e fiducia ed è stata una gioia far parte della sua squadra.
La saga di Cesare de Il pianeta delle scimmie occupa un posto speciale nel tuo cuore? In che termini questo personaggio ti ha lasciato un segno? E cosa ne pensi delle implicazioni politiche della sua storia?
Sì, Cesare occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore perchè sono stato con lui per tutta la sua vita (poter interpretare un personaggio dalla nascita alla vecchiaia è qualcosa di eccezionale e non tutti gli attori hanno la possibilità di farlo): è una delle meraviglie di questa tecnologia. La sua potente storia (quella di un outsider bisognoso tuttavia di un mondo unito e che lotta per la sopravvivenza delle specie) è fondamentale per comprendere il mondo politico di oggi: quali misure debbano essere prese per garantire la sicurezza di esseri umani e animali, su cosa sia necessario concentrarsi per salvare il pianeta e quali siano i valori che, alla fine, contano davvero. Non oso lanciarmi in discorsi sulla politica odierna, ma penso che il personaggio di Cesare sia un leader forte chiamato a prendere decisioni difficili per fare ciò che è meglio per il prossimo: qualcosa che oggi dovremmo vedere di più!
Come è iniziata la tua consulenza nell'ambito della motion capture per la Marvel e come si è sviluppata? Oltre a offrire la tua incredibile esperienza, c'è qualcosa che hai imparato?
Joss Whedon è venuto allo studio The Imaginarium con James Spader e Mark Ruffalo durante le riprese di Avengers: Age of Ultron, al fine di esplorare ulteriormente i lati CG dei loro personaggi. Fino a quel momento, Mark aveva percepito uno scollamento quando interpretava Hulk in versione CGI. È stato bello portare Mark in studio e lavorare ulteriormente per collegarlo al personaggio, poichè poteva vedersi alla guida dello stesso in tempo reale e sullo schermo, anziché solo nel final cut. Con la crescita dei film Marvel è cresciuta anche una maggiore consapevolezza del mezzo nella comunità di attori e la motion capture ha inziato a essere concepita come vera performance capace di dare vita a storie per le quali è stato bellissimo testimoniare.
Com'è stato per te interpretare due criminali puri come Ulisse Klaue e Snoke e a quali range espressivi hai attinto per questi ruoli? Per il primo personaggio hai mostrato la tua faccia, mentre il secondo è forse il tuo ruolo più inquietante.
È molto divertente interpretare i cattivi: Ulisse Klaue era un personaggio meravigliosamente indolente con così tante sfumature...Era fantastico giocare con il suo senso dell'umorismo, ma allo stesso modo la sua è un'indole letale che può cambiare umore da un momento all'altro. Snoke, allo stesso modo, è una persona dalle mille sfaccettature: all'inizio sembra calmo e raccolto, ma può scattare in un attimo a causa di un carattere ribelle che, alla fine, è la sua rovina. Interpretare personaggi malvagi e attingere davvero alla rabbia che contribuisce al loro essere tali dà i brividi.
Perché secondo te la performance capture è ancora sottostimata nei premi ufficiali? Pensi che la situazione cambierà mai?
In realtà non penso che la performance capture debba avere la sua categoria specifica nelle cerimonie di premiazione, poiché credo che sia vera recitazione, proprio come quando si indossano trucco e parrucco. Detto questo, sarebbe bello vedere più ruoli di questo genere accanto agli altri, ma immagino serva ancora tempo. Ci sono stati sicuramente dei progressi e nella comunità stessa degli attori c'è più comprensione della validità della performance: questo pensiero deve solamente estendersi entro le più ampie sfere del settore. E mi auguro accada nei prossimi anni.
Cosa ti ha convinto a debuttare come regista con Breathe? Cosa ti ha colpito di quella storia?
Quando il mio produttore Jonathan Cavendish mi ha raccontato per la prima volta la vera storia dei suoi genitori non riuscivo a credere a questa favola dallo spirito pioneristico e alla pura volontà di sopravvivere contro le probabilità. Tanti elementi di questa storia sono strabilianti, così, una volta letta la sceneggiatura di William Nicholson, ho capito di avere tra le mani qualcosa cui volevo dare nuova vita.
Cosa ne pensi dei live action di oggi? Se dovessi valutare la tua esperienza come direttore di Mowgli, cosa diresti?
Penso ci siano tanti live action meravigliosi al giorno d'oggi ed è bello assistere a nuove interpretazioni di vecchie storie, trovarne gli elementi moderni e affini alla contemporaneità da proporre al nuovo pubblico, accanto a storie nuove ed eccitanti da ogni angolo del mondo. Mowgli è stato entusiasmante proprio per questi motivi: poter raccontare la storia di Rudyard Kipling a una nuova generazione e combinarla con le più recenti tecnologie per arrivare al cuore della storia e personaggi. Ho amato poter indagare sino a che punto sperimentare con la nuova tecnologia per riuscire a immergersi nel viaggio di Mowgli.
Davide Stanzione