Diario dal Far East Film Festival 23: Il racconto della nona ed ultima giornata - Trionfa il giapponese Midnight Swan di Uchida Eiji, mentre il pubblico online premia Limbo 
03/07/2021
Si è chiusa poco dopo la mezzanotte la cerimonia di premiazione della ventitreesima edizione (ibrida) del Far East Film Festival, che ha visto il ritorno del pubblico in presenza nell’accogliente sede di un cinema Visionario tirato a lucido. Parallelamente gli organizzatori (Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, ai quali vanno come ogni anno i nostri più grandi complimenti) hanno deciso di continuare a ospitare i film in programma sulla piattaforma streaming di MyMovies, dando la possibilità di gustare molti dei titoli in concorso in tutto il mondo, rendendo il festival ancora più internazionale.

La serata conclusiva ha dato il verdetto finale su una ricca ed emozionante edizione. A trionfare è stato il mélo giapponese Midnight Swan, forte di due interpretazioni magnifiche di Tsuyoshi Kusanagi e di Misaki Hattori nei ruoli di una ragazza problematica e della zia transgender che le fa da madre. Un film bello e commovente, che regala il Gelso d’Oro (premio del pubblico) a Eiji Uchida e che lo conferma come uno degli autori più importanti del cinema giapponese contemporaneo. A chiudere il podio due commedie romantiche: You're Not Normal, Either! di Koji Maeda e My Missing Valentine di Chen Yu-hsun. Il film taiwanese si è aggiudicato anche il Black Dragon Award, il premio aggiudicato dagli accreditati sostenitori del festival. Il Gelso Bianco alla migliore opera prima è andato al bel noir hongkonghese  Hand Rolled Cigarette di Chan Kin-long, con menzione speciale per il cinese Anima di Cao Jinling. A chiudere il palmarès il Gelso Viola, assegnato dal pubblico online della piattaforma MyMovies, che è andato al thriller Limbo di Cheang Pou-soi. Da segnalare anche il Gelso d’Oro alla Carriera per il laboratorio L’Immagine Ritrovata della Cineteca di Bologna, ritirato da Davide Pozzi. Ecco, di seguito, tutti i vincitori:

 

Audience Award - Premio del pubblico

1 - Midnight Swan, UCHIDA Eiji, Giappone

2 - You're Not Normal, Either!, MAEDA Koji, Giappone

3 - My Missing Valentine, CHEN Yu-hsun, Taiwan

Black Dragon Award - Premio degli accreditati Black Dragon (sostenitori del festival)

My Missing Valentine, CHEN Yu-hsun, Taiwan

White Mulberry - Premio alla migliore opera prima

Hand Rolled Cigarette, CHAN Kin-long, Hong Kong

Special Mention: Anima, CAO Jinling, Cina

Purple Mulberry - Premio del pubblico online

Limbo, CHEANG Pou-soi, Hong Kong

 

L’ultima giornata non è stata però solo saluti, abbracci e cerimonie, al contrario, tanti i titoli importanti presentati per l’atto finale. E non si può che partire dall’anteprima globale del nuovo e attesissimo film di Fruit Chan Coffin Homes. Dopo Three Husbands e The Abortionist, la satira selvaggia del regista si abbatte sul mercato immobiliare di Hong Kong. “Coffin homes” è infatti il termine con cui si indicano le “case-loculo”, ovvero case che, in seguito a un delitto, sono ritenute infestate, venendo deprezzate e consentendo ai cittadini meno abbienti di ottenere uno spazio in cui vivere. Aspettando di poterlo rivedere (sarà distribuito a livello globale da inizio agosto), ecco la sinossi ufficiale: 

Tre storie si intrecciano, a scandagliare le profondità della crisi del mattone che ha investito la città. Nella prima, ambientata in una vecchia villa, alla morte di una matriarca di novantotto anni, tutti i componenti della famiglia si riuniscono per spartirsi il bottino. Dopo un raccapricciante sviluppo degli eventi, una delle figlie si ritrova con dei cadaveri da far sparire. Nella seconda, l’agente immobiliare Jimmy Lam (Wong You-nam) vive di nascosto in un “appartamento della morte”, quando appare lo spettro che abitava nella casa (Paul Che) e cominciano i guai a causa dei debiti. E infine l’appartamento suddiviso in locali, da cui il  ricco proprietario Cheung (Tai Bo) vorrebbe ricavare ancora più soldi. La sua ultima trovata è quella di rielaborare la planimetria degli spazi in modo da ricavare cubicoli di 8 metri quadrati da dare in affitto, ma è anche lui tormentato dal fantasma di un bambino.

Sempre da Hong Kong, la sorpresa della giornata ovvero Drifting, scritto e diretto da Jun Li. Una profonda riflessione sulla dignità umana che muove tra i bassifondi della metropoli asiatica dove la fiumana del profitto travolge impotenti senzatetto. 

A Sham Shui Po, uno dei quartieri più poveri di Hong Kong, l’ex detenuto Fai (Francis Ng) vive per strada con Master (Tse Kwan-ho), uno dei boat people vietnamiti che vivono ancora nel limbo urbano, Chan Mui (Loletta Lee), una ex entraineuse diventata lavapiatti e il giovane Muk (Will Or), che soffre di afasia. Uniti nella battaglia legale per ottenere scuse e risarcimento dal governo, in seguito ad un ingiusto e umiliante esproprio, dovranno affrontare la minaccia della gentrificazione del quartiere e combattere le miserie del quotidiano.

Drifting è ispirato a un episodio di cronaca avvenuto nel 2012, quando diciannove senzatetto si sono accordati per un esiguo risarcimento a seguito di un’operazione di sgombero, ma non sono mai riusciti a ottenere delle scuse. Sebbene i fatti risalgano a diversi anni fa, le operazioni contro i senzatetto continuano senza tregua. Li adotta un approccio pragmatico, non nasconde i lati oscuri dei protagonisti ma riesce al contempo a calarsi con realismo e sensibilità nella loro prospettiva. Il risultato è un film di denuncia, equilibrato ed emozionante, su un problema tanto attuale quanto diffuso. Francis Ng, Loletta Lee e Tse Kwan-ho arricchiscono l’opera con tre performance di altissimo spessore. 

Da Hong Kong a Kuala Lumpur rimane il tema della metropoli che attanaglia e annichilisce l’individuo. Ne è un ottimo esempio il pregevole Hail, Driver! di Muzzamer Rahman. Il regista, esordiente, mette in scena l’incontro tra Aman, autista per una app di trasporti che ha ereditato dal padre la macchina con cui si guadagna da vivere e che usa come domicilio, e Bella, studentessa dalla doppia vita. I due stringono un rapporto da prima professionale, con Aman che guida Bella ai suoi diversi appuntamenti notturni, poi umano e, forse, sentimentale, resistendo con la loro unione all’alienazione della metropoli.

Rahman sceglie per la sua opera prima di raccontare una Kuala Lumpur notturna e opprimente, in cui il bianco e nero della fotografia di Fairuz Ismail e Hafiz Rashid è deputato a cogliere un orizzonte urbano che si espande a dismisura in larghezza e altezza, in cui le luci al neon più che illuminare sembra vadano a stanare le persone dai loro anfratti. Se la scelta di rendere protagonista un autista solitario è forse un po’ abusata, il regista sa comunque bilanciare forma e contenuto, e l’interpretazione partecipata dei protagonisti lascia respirare un po’ di umanità nel miasma del cemento e dei gas di scarico.

Tra i film proposti in quest’ultima giornata di festival spicca il giapponese You’re Not Normal, Either!, rom-com di Koji Maeda che si è aggiudicata un po’ a sorpresa il secondo posto tra i film in competizione. Yasunomi (Ryo Narita) è un giovane insegnante di matematica un po’ imbranato in amore; a fargli da guida è la sua studentessa Kasumi (Kaya Kiyohara), che disprezza segretamente le amiche pettegole e si innamora di un carismatico pioniere della pedagogia. Quando scopre che l’uomo dei suoi sogni sta per sposarsi Kasumi prova a far incontrare Yasunomi e la futura sposa per sabotare il matrimonio; ma presto la ragazza scopre che il giovane professore non ha bisogno del suo aiuto per far breccia nel suo stesso cuore.

Il film è un omaggio alla screwball comedy americana e in particolare a Susanna! di Howard Hawks, dove protagonista era proprio un professore imbranato (Cary Grant). Alcune situazioni sono divertenti e i dialoghi abbastanza frizzanti, ma i protagonisti non sono abbastanza simpatici e il film, a dispetto del titolo, è quanto di più normale ci si possa aspettare,

Non convince (ma diverte) Night of the Undead, commedia demenziale coreana firmata dal veterano Shin Jung-won. Dopo aver esordito nel 2004 con How to Catch a Virgin Ghost (presentato proprio a Udine), nel suo ultimo lavoro il regista decide di giocare con adulterine dinamiche di coppia, spicciola fantascienza spicciola e tanti colpi di scena. 

La casalinga So-hee (Lee Jung-hyun) è sposata con il ricco e avvenente Man-gil (Kim Sung-oh). Un giorno la donna scopre le prove di un tradimento (doppio, triplo, multiplo!), rivolgendosi a un investigatore privato (Yang Dong-geun). Costui la convince che il marito fa parte di una specie aliena degli “unbreakable”, iniziano così una reiterata serie di tentativi di uxoricidio. Il risultato è una commedia frizzante, capace di ironizzare sul cinema commerciale statunitense, perdendo però progressivamente una propria identità e lasciando la percezione di qualcosa di già visto. 

Vi ringraziamo per aver seguito il nostro Diario dal Far East e vi diamo appuntamento alla prossima edizione, invitandovi a rimanere sintonizzati su LongTake per la nostra Top 5!
Marco Lovisato e Andrea Valmori
 
 
 

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