Diario dal Far East Film Festival 23: Il racconto della sesta giornata. Tanta azione, poche emozioni
30/06/2021
Ci avviciniamo alla conclusione di questa edizione di ripartenza per il Far East Film Festival. Una sesta giornata all’insegna di action-thriller e gangster movie.

Prosegue la retrospettiva su Yoon Jong-bin che ha visto nella giornata di ieri Nameless Gangster: Rules of the Time (2012), film che si concentra sulla viscida figura di Choi Ik-hyun (Choi Min-sik) e sulla sua parabola ascendente da agente di dogana a vertice della criminalità organizzata di Busan. Di tutt’altra pasta invece il protagonista di Deliver Us from Evil del connazionale Hong Won Chan. Dopo il convincente esordio con l’horror psicologico Office, Deliver Us from Evil è un thriller d’azione con poche pretese sul fronte narrativo e tanta spettacolarità. La fotografia di Hong Kyeong-pyo (Parasite, The Wailing) si lega alla cura del dettaglio di Hong, riuscendo però, a differenza di una regia fredda e calcolata, a trasmettere emozioni proprio attraverso sfumature e tonalità. Intrighi, omicidi e rapimenti, Deliver Us from Evil pecca nel seguire stereotipi triti che sostiene con un ritmo incalzante che non lascia allo spettatore il tempo di rifiatare. Convincente il design di protagonista (Hwang Jung-min) e antagonista (Lee Jung-jae), molto meno la caratterizzazione credibile ma eccessivamente piatta. 

Back to the Wharf è il terzo film scritto e diretto da Li Xiaofeng che, come nei precedenti Nezha (2014) e Ash (2017), costruisce una profonda riflessione esistenziale. Sceneggiatore e critico cinematografico prima di diventare regista, Xiaofeng vuole rappresentare più che una storia il mondo interiore dei personaggi. Un dramma familiare, al confine con il thriller, ambientato in una tipica cittadina costiera della Cina meridionale, dove l’errore di un figlio deve essere redento dal padre. Il “ritorno al molo” di Song Hao (Zhang Yu) avviene a quindici anni dall’accaduto, è un passaggio doloroso dove al lutto per la morte della madre si lega la scoperta della nuova famiglia del padre. L’incontro casuale con l’ex compagna di scuola Song Jia lo spinge a crescere e a desiderare di avere un figlio. Come il tifone che apre con violenza il film, il ritorno del passato sembra implacabile. 

Una lunga riflessione sul senso di colpa e sulla possibilità di redenzione, Back to the Wharf convince per atmosfere lontane che legano la degradazione della periferia alla delicatezza dell’interiorità del suo protagonista. La nube di corruzione che aleggia sulla metropoli cinese viene risolta dalle irritanti didascalie finali del governo che rassicurano sulla giustizia cinese e legano il racconto ad un reale, ma secondario, fatto di cronaca.

La serie Gatao, un tentativo tutto taiwanese di creare un cinematic universe con protagonisti giovani criminali di Taipei, ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico in patria. The Last Stray è il terzo episodio della serie, il primo diretto da Ray Jiang, già co-sceneggiatore del secondo episodio (Gatao 2: Rise of the King, 2018) e aiuto-regista dei primi due film. Gli eventi di The Last Stray si svolgono sei anni prima quelli del secondo episodio e hanno come protagonista Qing (Cheng Jen-shuo), membro della gang di North Fort guidata da Ren, impegnato a sventare i piani di conquista dei rivali del South Pit, forti del commercio di una nuova e potentissima droga.

The Last Stray è un film che segue più linee narrative: la guerra tra bande, l'effetto della nuova droga sulle strade e, soprattutto, la love story tra Qing e Chi (Hsieh Hsin-ying, già in i-Weirdo), giovane fotografa che si trova suo malgrado coinvolta dalle scelte sbagliate del ragazzo. Purtroppo ciascuna di queste linee è troppo debole: sul piano dell'azione il film soffre il paragone con i precedenti, mentre la romance abusa troppo dello stereotipo del ragazzo perduto che trova nell'amore una possibilità di riscatto. E non basta sparare canzoni a tutto volume nei momenti più ricchi di pathos per coinvolgere emotivamente lo spettatore. Nota lieta la bella fotografia di Ming Lee, che regala scorci di Taipei veramente suggestivi.

Non solo gangster: la giornata ha visto in programma anche film più leggeri come Il romantico Just 1 Day (Erica Li, Hong Kong), ad alto tasso di saccarina, e il convincente Hold Me Back (Akiko Ohku, Giappone), ritratto di una ragazza single di trent’anni che, sebbene provi a convincersi di bastare a sé stessa, non riesce a evitare di innamorarsi di un ragazzo più giovane. Un film meno banale di quanto sembri, che ha come punto di forza l’attrice e modella Non e come punto debole una durata non proprio agevole.

Tra i film in programma mercoledì il dramma thailandese The Maid, il coreano Please Don’t Save Me di Jung Yeon-kyung e soprattutto l'attesissimo Midnight Swan di Uchida Eiji. 

Vi diamo appuntamento a domani con il Diario dal Far East!

Marco Lovisato e Andrea Valmori

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