Diario dal Far East Film Festival 23: Il racconto della terza giornata
27/06/2021

Fantascienza, genitori assenti e nuovi amori

Madri e padri sono le figure ricorrenti della terza giornata del Far East Film Festival. Genitori non naturali, ma persone che si trovano quasi per caso a prendersi cura di qualcuno, trasformando se stessi nel processo. Se vi è venuto in mente Kore-eda è perché Sara Ogawa, regista di The Goldfish: Dreaming of the Sea, lo ha avuto come docente all'università. Prima prova alla regia della giovane attrice, The Goldfish racconta di Hana (Miyu Ogawa), ragazza che ha passato gran parte della sua vita in una casa famiglia, dopo che la madre è stata incarcerata per un non chiaro crimine. Hana è taciturna e pensierosa e si divide tra i bimbi della casa famiglia, ai quali fa da sorella maggiore, e lo studio in un liceo della campagna di Kagoshima, dove il suo carattere introverso la rende bersaglio degli scherni delle compagne. La vita di Hana cambia quando nella casa arriva la piccola Harumi, abbandonata dalla madre e inseparabile dal suo coniglietto di pezza. Hana si affeziona alla bambina e, prendendosene cura, impara ad affrontare i propri traumi. The Goldfish è un film che si apre su un urlo disperato per poi muoversi piano, quasi in punta di piedi. Sara Ogawa dimostra già una buona maturità registica, soprattutto nella gestione dei tempi drammatici. In The Goldfish tutti si prendono cura degli altri: il responsabile della casa famiglia con i suoi piccoli ospiti, Hana con il suo pesce rosso, Harumi col suo coniglietto. Ogawa Miyu è bravissima nel ruolo di Hana e porta la storia sul proprio volto incredibilmente espressivo. Un film che tratta temi difficili con sensibilità e che, forte dei suoi 76 minuti di durata, non si ferma più del dovuto.

Nel fantascientifico Seobok, ultimo lavoro di Lee Yong Zoo, il ruolo di padre putativo è svolto dal divo Gong Yoo, che dopo gli zombi di Train to Busan si trova alle prese con gli esperimenti scientifici di un milionario deciso a trovare la formula dell'immortalità. La chiave è il Seobok del titolo, umanoide nato in laboratorio e dotato di poteri telecinetici straordinari. Quando gli americani mettono gli occhi sul "ragazzo" starà a Gi-heon (Gong Yoo) portarlo in salvo. Tra dialoghi filosofici e prove di umanità Gi-heon impara a vedere Seobok come una persona, e imparerà a superare la sua stessa paura della morte. Seobok è un thriller fantascientifico che guarda a Akira e a E.T. e porta in scena una storia non proprio originale. I dialoghi sono a volte pomposi e l'interessante riflessione sul tema della morte come necessaria a dare un senso alla vita non è trattato adeguatamente. Lee Yong Zoo dà il suo meglio soprattutto nelle scene d'azione, e l'alchimia tra i due protagonisti, con Park Bo-gum che interpreta un convincente "Pinocchio", funziona.

L'ultimo dei padri della giornata è il Gouren di Like Father and Son, convincente e commovente opera prima di Bai Zhiqiang. Gouren (Hui Wangjun) è un venditore ambulante che gira il Nord Ovest della Cina col proprio furgone. Ha da poco perso il figlio e dà la colpa della sua morte a un ex amico che fantastica di pugnalare. Maodou è un bambino abbandonato dal padre, partito a cercare fortuna in città, che vive con la nonna. Quando questa muore il piccolo rimane solo. Un giorno sale nel furgone di Gouren causando un'esplosione di fuochi d'artificio. Gouren, dapprima arrabbiato col bambino, impara ad affezionarsi al pestifero Maodou, che nasconde dietro alle sue intemperanze una gran paura di rimanere solo. Bai Zhiqiang ha girato un classico road movie ispirato, a detta sua, al neorealismo italiano. Ma il film, oltre a offrire uno spaccato della Cina rurale e delle dure condizioni dei suoi abitanti, sa anche commuovere e divertire, grazie a due protagonisti straordinari capaci di colorare l'opera di una straordinaria umanità. In particolare il piccolo Bai Zeze, con la sua fragilità e determinazione, è una vera e propria rivelazione. Un piccolo grande film, che sa commuovere senza far ricorso a sotterfugi.

Sorrisi e lacrime per la commedia sentimentale My Missing Valentine. Da Taiwan, Chen Yu-hsun (Tropical Fish, Love Go Go, The Village of No Return) scrive e dirige un film romantico, divertente e capace di dialogare con i grandi classici statunitensi. La componente fantasy è giocata con intelligenza, ricordando il recente Palm Springs, riuscendo a fermare letteralmente il tempo senza interrompere la narrazione che raccoglie emozionando quanto disseminato nella prima ingannevole metà del film.

Hsiao-chi (Patty Lee) lavora come impiegata in un ufficio postale, ha sempre vissuto un passo avanti a tutti, asincrona rispetto al resto del mondo. Da tempo sfortuna in amore, sembra finalmente avere un’opportunità quando ottiene un appuntamento per il giorno di San Valentino con l’insegnante di ginnastica Wenson (Duncan Chou). Non si sa come, però, Hsiao-chi finisce per svegliarsi il 15 febbraio, con una terribile scottatura solare. Mentre cerca di scoprire cosa sia successo, un eccentrico autista d’autobus (Liu Kuan-ting) si rivela essere la chiave per risolvere l’arcano.

Una favola emozionante, con una fotografia meravigliosa, che consigliamo assolutamente di recuperare su MyMovies. Fortunatamente, il cinquantanovenne Chen ha dichiarato che il successo del film lo ha convinto a posticipare ancora un po’ la data del pensionamento. 

Tra gli altri film della giornata l'hongkonghese The Way We Keep Dancing, sequel di The Way We Dance, film leggero e danzereccio a ritmo di hip hop, e il documentario Life in 24 Seconds, dove diversi cineasti (e che cineasti: John Woo, Anurag Kashyap, Rithy Panh e Lav Diaz) raccontano di come il cinema abbia salvato le loro vite.

Tra i film di domenica 27 la commedia cinefila Money Has Four Legs, il curioso mix tra boxe e fantasy One Second Champion e le commedie nipponiche Ito e Office Royale.

Vi diamo appuntamento a domani con il Diario dal Far East!

Marco Lovisato e Andrea Valmori

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