Tutto, ma proprio tutto, ciò che abbiamo visto al Tribeca Film Festival 2017: giorno per giorno il diario di visioni tra anteprime, retrospettive e incontri interessanti.
Giovedì 20 aprile 2017
Buster’s Mal Heart (2016)
Scritto e diretto da Sarah Adina Smith; nel cast: Rami Malek. Sezione: Spotlight Narrative.

Un fuggitivo viene inseguito da alcuni ranger in un’area boschiva. E’ messo alle strette e sembra non avere più via d’uscita. Ma come si è venuto a trovare in questa situazione e quanto di quello che ricorda è avvenuto realmente?
Presentato lo scorso anno al Festival di Toronto, questo dramma psicologico sembra fatto su misura per Rami Malek, già protagonista della serie Mr. Robot, a suo agio con questo tipo di personaggi alienati e sociopatici. Un film a tratti divertente, a tratti astrattismo lynchiano, trova il suo punto debole proprio nel fatto di non essere del tutto coerente con quello che vorrebbe, e quello che potrebbe, essere.
The Dinner (2017)
Scritto e diretto da Oren Moverman; nel cast: Richard Gere, Laura Linney, Steve Coogan, Rebecca Hall. Sezione: Spotlight Narrative.

Due fratelli da tempo in rotta di collisione hanno un appuntamento in un costoso ristorante per una cena chiarificatrice. Assieme alle rispettive mogli dovranno discutere su come affrontare una situazione familiare che potrebbe cambiare per sempre le loro vite.
Presentato all’interno del Festival di Berlino, cast stellare per questa dramedy tratta da un libro olandese di successo internazionale. Gran parte del film si regge sulla grandiosa interpretazione di Coogan, che dà vita a un personaggio dalle mille sfaccettature, estremamento intrigante e complesso, e non solo perché lo costringe ad un accento americano davvero impeccabile. Per alcuni tratti ricorda ‘God of Carnage’, anche se non ne rispecchia lo spessore artistico né recitativo. Un po’ confuso nella struttura, e non volutamente, è piuttosto lento nello svelare il vero tema della cena, e anche quando ciò avviene forse è un po’ troppo tardi perché lo spettatore ne venga pienamente coinvolto.
Bowling for Columbine (2002)
Documentario scritto, prodotto e diretto da Michael Moore. Sezione: Retrospectives.

Quindici anni dopo l’uscita del film e diciotto anni dopo il massacro alla scuola di Columbine, il Tribeca presenta una serata speciale, con la proiezione del documentario cui segue una conversazione tra il regista e uno dei pionieri del genere, D.A. Pennebaker.
Presentando il film, Moore sottolinea il fatto che se uscisse tra una settimana sarebbe ancora estremamente attuale. La differenza sta solo nel fatto che nel 1999 era orrendo e inusuale che due studenti commettessero una simile atrocità, mentre al giorno d’oggi purtroppo ci siamo più abituati. Anche perché solo nel 2016 negli Stati Uniti le sparatorie con più di 4 vittime sono state 360, quasi una al giorno. Per il regista, le cause vanno ricercate nello instupidimento della popolazione americana, processo iniziato da Reagan negli anni ’80 togliendo fondi alle scuole e indebolendo i sindacati, e proseguito dai media, ridotti a 6 grandi corporazioni che propongono le stesse notizie giorno dopo giorno. Tutto questo rende la gente ignorante e stupida, e l’ignoranza porta alla paura, che a sua volta genera odio, e dall’odio non può che nascere la violenza.
Un altro fattore da considerare nella sua analisi è che questi orrendi crimini vengono perpetrati nella stragrande maggioranza dei casi da maschi bianchi delle periferie o delle zone rurali, adulti o adolescenti. E che non assistiamo alle immagini delle conseguenze di questi omicidi, che quindi impressionano solo sulla carta. Uno dei motivi per cui il documentario aveva ricevuto nel 2002 il divieto ai minori non accompagnati (‘R’ Rating) è stato infatti l’uso di alcune sequenze tratte dalle telecamere di sorveglianza della caffetteria della scuola, che secondo i censori, pur non mostrando le uccisioni, avrebbe potuto ispirare all’imitazione. Per Moore c’è qualcosa di intrinsecamente americano in questo approccio, dal momento che gli Stati Uniti sono stati una Nazione nata dal genocidio e cresciuta sulle spalle degli schiavi, i due peccati originali che non sono mai stati espiati veramente.