"El Camino": dove eravamo rimasti? L'evoluzione di Jesse Pinkman in "Breaking Bad"
10/10/2019

El Camino è ormai alle porte, dopo l’annuncio a sorpresa di quest’estate. Lo spin-off di Breaking Bad sarà disponibile dall’11 ottobre su Netflix e il protagonista sarà proprio quel Jesse Pinkman (Aaron Paul) con cui si era conclusa l’ultima strepitosa stagione dello show, un personaggio che nelle intenzioni del creatore della serie, Vince Gilligan, doveva morire già al termine della prima stagione, per mano di Walter White (Bryan Cranston). A salvarlo, oltre allo sciopero degli sceneggiatori che ha ridotto a 7 gli episodi – il fattaccio sarebbe dovuto accadere nel nono – anche l’amore dei fan, che si sono affezionati a lui, poi divenuto fondamentale nel corso della narrazione. In Breaking Bad è difficile trovare un personaggio che non sia convincente o approfondito, ma il percorso di Pinkman è sicuramente tra i più interessanti, un percorso di disperazione, di disagio, di riscatto e libertà. Un percorso graduale, con alcuni momenti fondamentali per comprenderlo:

Una malattia scomoda

          

Nel quarto episodio della prima stagione, Una malattia scomoda, iniziamo a scoprire un lato di Pinkman che va oltre il ragazzino tossicodipendente che sembra semplicemente vivere alla giornata agli ordini di Walter White. I suoi genitori scoprono infatti una canna in casa e decidono di cacciarlo definitivamente, ritenendolo un pessimo esempio per il fratellino minore, visto da loro ancora innocente e ragazzino modello. Jesse accetta la decisione ed esce di casa ma viene rincorso dal fratello che lo ringrazia per non aver fatto la spia con i genitori, rivelando così agli spettatori di essere lui il vero proprietario della droga; prima di salutarlo, Jesse rompe lo spinello a terra, calpestandolo. 

Peekaboo

Breaking Bad GIF

Tra gli episodi più toccanti dell’intera serie, Una lezione indimenticabile è il sesto episodio della seconda stagione: Skinny Pete rivela a Jesse il nome dei tossicodipendenti che lo hanno rapinato e Pinkman decide di andare a vendicarsi, portando con sé la pistola di Walter White. Quello che sembra semplicemente un episodio di vendetta, si rivela in realtà fondamentale per comprendere la psicologia del personaggio che, appena entra nell’abitazione della coppia, trova solo sporcizia e disordine e, in mezzo a quella discarica, un bambino innocente, denutrito e abbandonato da due genitori troppo presi dalle droghe per occuparsi di lui. La rabbia di Pinkman non è più per i soldi, è per il piccolo: nell’attesa che i tossicodipendenti tornino, Jesse si prende cura di lui, prova a donargli quel calore umano che il bimbo non conosce, gioca con lui, cerca di regalargli una dimensione di infanzia per lui inedita: Peekaboo. Jesse protegge il bambino dalla visione della strage che si consuma con i suoi genitori, coprendogli gli occhi. Tutto lascia presagire che Jesse porti con sé il piccolo per accudirlo ma Pinkman sa di non esserne veramente in grado: chiama il 911, salvando di fatto una vita.

L’amore per Jane

La relazione con Jane (Krysten Ritter), proprietaria dell’appartamento in cui va a vivere durante la seconda stagione, è probabilmente uno degli archi narrativi più strazianti , eppure significativi, per Pinkman. In un mondo di calcoli e affari, lui sembra ancora genuino, pur nei suoi eccessi, e si innamora perdutamente della ragazza, anche se questo rapporto si rivela nocivo per lei, anzi, letale. Lui la riporta a drogarsi, dopo che lei si era ripulita, e la sua morte per overdose è un colpo devastante per Jesse che crolla nella disperazione e nel senso di colpa, fin quando il tutto si trasformerà molto più avanti in rabbia, nel momento in cui scopre che Walter era presente durante il decesso e che, se avesse voluto, l’avrebbe potuta salvare. Jesse dentro di sé sa che se non si fossero mai incontrati lei sarebbe viva. Lui a differenza degli altri sa provare sentimenti veri ed è questo che lo porta a cambiare. Per sempre.

Niente mezze misure

Breaking Bad Gun GIF

Tra i finali di stagione più incisivi, Niente mezze misure conclude la terza stagione nel modo più drammatico possibile, per Pinkman. La situazione è questa: Fring vuole liberarsi di Walter White, sostituendolo con il chimico Gale. L’unico modo per sopravvivere, è che Gale muoia, per questo Walter chiama Jesse e gli ordina di ucciderlo. È la paura che muove il ragazzo? L’istinto di sopravvivenza? Quello che è certo è che lui dimostra ancora una volta di essere diverso da tutti gli altri: non è un assassino, non sa come uccidere a sangue freddo, a maggior ragione un uomo innocente che non gli ha mai fatto del male. Eppure. La scelta di Jesse ricade sulla propria vita, ma l’inquadratura è strepitosa: un primissimo piano dove il fuoco si muove dalla canna della pistola al volto coperto di lacrime di Pinkman che, coi suoi occhi rossi, racconta di come, se potesse, se ne andrebbe, risparmiando la vita al chimico. Buio. Sparo.

Dove eravamo rimasti?

L’ultima stagione è un climax continuo e vertiginoso per tutti i personaggi e il quinto episodio, Rapina al treno, è la dimostrazione definitiva di come Pinkman sia diverso da chiunque lo circondi. Ormai l’umanità ha abbandonato tutti quanti e lo stesso Walter ha ormai conservato poco del professore conosciuto nella prima stagione: i soldi, la droga, questo conta. Non per Pinkman che, quando si accorge che Todd, il suo compare, sta per uccidere un bambino, involontario testimone della rapina, gli urla di fermarsi. Ma è tardi, il proiettile uccide il ragazzo: Jesse è fuori di sé dalla rabbia, fomentata dall’impotenza per non aver salvato l’ennesima vita innocente portata via, per la quale si sente nuovamente in colpa. 

La vita di Jesse Pinkman, dunque, sembra un vortice infinito di tristezza e disperazione, un’esistenza che parrebbe aver quasi trovato la fine nella gabbia in cui è rinchiuso nell’ultimo episodio, prigioniero di Jack, lo zio di Todd. Walt, a conti fatti, lo salva ma ci sono ancora due i momenti in cui Jesse dimostra che tipo di persona è: il primo è il rifiuto di sparare al comando di Walter, emancipandosi definitivamente dall'uomo che da sempre lo ha usato. Il secondo è la fuga in auto, sfondando il cancello, in lacrime, urlando. Verso la libertà. 

Cosa sia successo dopo? Un mistero. Che El Camino potrebbe aiutare a risolvere. Forse.

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