Trieste Sci+Fi: i vostri elaborati
10/11/2020
Durante il webinar “Critica cinematografica”, gestito da LongTake nell'ambito del Trieste Science+Fiction Festival, abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere un pezzo su un argomento trattato nel seminario. Pubblichiamo con piacere il contributo di Chiara!

Chiara D’Alessandro


"I robot: sessuati ma privi di sessualità, battezzati ma senza nome. Con ogni particolare preso a prestito dall'umanità meno l'umanità stessa, i robot fissavano i coperchi inchiodati delle casse con la scritta "Franco di porto" in una morte che non era nemmeno morte, perché non c'era mai stata la vita." Ray Bradbury

The Trouble With Being Born, tratto dall'omonimo libro di E. M. Cioran, è uno dei film più discussi e controversi dell'ultimo festival di Berlino.
Sandra Wollner al suo secondo lungometraggio, ambientato in una Vienna dal futuro imprecisato, rimanda all'antitesi di A.I., perché Elli, la sua protagonista, al contrario di David, non ha alcun desiderio né volontà e ogni frammento di memoria che possiede non può avere alcun significato per lei: è un androide programmato per rispondere agli intimi desideri di persone che hanno bisogno, spesso a causa di una perdita, di sopperire alle proprie mancanze interiori servendosene come mezzo.
Elli è programmata per obbedire al suo proprietario, uomo che lei chiama papà e a cui è felice di servire. La loro relazione è però di natura sessuale, sebbene l'incesto sia solo suggerito: non è che una cornice che però colpisce più del quadro stesso. Abbracci e strani giochi sono implicitamente accennati e mai esplicitati totalmente. Non lo vediamo ma lo sentiamo, potentissimo, e ci disturba, ci fa male.
Elli attraverserà una foresta (che, non a caso, è un'allegoria del cammino della vita ma è anche un luogo in cui perdersi per poi ritrovarsi cambiati e con una nuova percezione della realtà..) e si perderà, per poi ritrovarsi in balia di un'altra persona frammentata, una persona che a sua volta ha bisogno di rimpiazzare una perdita. E così Elli diventa Emil.
La macchina cambia forma. Non più una bambina, ora Emil è un bambino che non è programmato per riconoscere i ricordi della nuova proprietaria come propri: Emil ha ancora i "suoi".
E questo basta a diventare un peso insostenibile da portare. L'identità diventa una domanda a cui non vi è risposta.
Il ritmo è lento, quasi a suggerire la pesantezza della vita, l'inconvenienza di essere "nati", o meglio... di essere al mondo.

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