"Eyes Wide Shut": le vostre analisi!
26/12/2021
Durante il workshop dedicato all'analisi del film di Stanley Kubrick abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere una loro analisi di "Eyes Wide Shut": ecco i lavori che hanno meritato la pubblicazione!

Le cinque donne di Bill Harford tra Kubrick, Schnitzler e Freud
di Alessandro B.
Stanley Kubrick ha quasi sempre utilizzato delle fonti di ispirazione letterarie per i propri film, spaziando tra vari generi e forme, romanzi brevi (Red Alert, A Clockwork Orange, The Short-Timers) o opere più corpose (Lolita, The Luck of Barry Lindon, The Shining) ma spesso se ne è servito come punto di partenza per le sue invenzioni visive, arrivando a deludere e scontentare lo scrittore di turno o i suoi appassionati, soprattutto Stephen King per Shining. Chi legge Doppio sogno di Arthur Schnitzler dopo aver visto Eyes Wide Shut rimane invece stupito dall'assoluta fedeltà del film al testo di partenza, sia per quanto riguarda lo spirito complessivo dell'opera sia per come singole pagine vengano trasformate in immagini ed a volte si ha l'impressione che gli attori leggano dal libro, come nella scena finale di Nicole Kidman; tutto questo malgrado la narrazione sia stata trasferita dalla Vienna di fine Ottocento (a Carnevale) alla New York degli anni Novanta (a Natale) e ovviamente tutto ricostruito in Inghilterra; dalla prima stesura di Doppio sogno del 1907 all'uscita di Eyes Wide Shut nel 1999 è trascorso l'intero Novecento con tutto quello che conosciamo, guerre ed orrori ma anche progresso ed innovazioni tecnologiche; il messaggio del regista è che alcune cose rimangono immutate nelle loro caratteristiche fondamentali ed il rapporto di coppia resta l'elemento centrale del sistema sociale occidentale e della società borghese in cui viviamo. 

Sui rapporti tra Traumdeutung di Freud e Traumnovelle di Schnitzler e su come entrambi gli autori abbiano influenzato Kubrick sono stati scritti lunghi saggi ed interi libri, qui basti ricordare che Freud riconosceva i contributi del suo concittadino in materia di sogni ed inconscio, ma li considerava semplici intuizioni letterarie, rispetto al suo sforzo di natura scientifica; per quanto riguarda Kubrick è ben nota la sua attrazione per il libro di Schnitzler, del quale aveva acquisito i diritti circa trent'anni prima di riuscire a realizzare il film e non è superfluo ricordare come il regista morirà solo pochi giorni dopo avere completato il montaggio, che forse non era ancora quello definitivo nella sua mente tanto perfezionista.

Qui ci limitiamo a ricostruire brevemente la vicenda sottolineando l'interazione del protagonista con i cinque personaggi femminili che incontra in una notte sospesa tra realtà, sogno, desiderio ed immaginazione e nella giornata seguente di disincanto e di ritorno alla propria quotidianità familiare.

Bill Harford/Fridolin (Tom Cruise) è un giovane medico di successo sposato con Alice/Albertine (Nicole Kidman). La sera prima la coppia ha partecipato ad una festa di Natale dove entrambi hanno flirtato con degli estranei. Mentre la moglie gli sta raccontando una fantasia erotica con uno sconosciuto incontrato in vacanza, Bill viene chiamato per la morte di un suo paziente e deve consolarne la figlia Marion/Marianne (Marie Richardson), la quale gli dichiara tutto il suo amore e la disperazione per non poterlo più vedere. Turbato da questa vicenda decide di tornare a casa a piedi ed incontra una giovane prostituta, Domino/Mizzi (Vinessa Shaw), la segue nella sua abitazione ma poi va via subito. Da un vecchio amico che ora fa il pianista viene a conoscenza di un party mascherato a forte contenuto erotico che si svolgerà di lì a poco in una villa fuori città. Per partecipare deve noleggiare un costume con maschera: trovato il negozio adatto, il padrone, l'eclettico attore croato Rade Šerbedžija, non sembra stupito da questa richiesta a tarda ora; all'interno del negozio scoprono la figlia adolescente (Leelee Sobieski) che sta intrattenendo due uomini adulti suscitando l'apparente rabbiosa reazione del padre e una certa imbarazzata attrazione nel medico.
Bill riesce finalmente a raggiungere la sede della festa e mentre il desiderio e l'eccitazione crescono in lui viene smascherato come intruso e sembra destinato ad una severa punizione, quando una bellissima donna nuda e mascherata (Julienne Davis) che aveva già tentato di metterlo in guardia si offre di subire lei il castigo previsto per l'uomo ("I'm ready to redeem him").
Bill torna a casa all'alba, il giorno dopo proverà a tornare sui suoi passi ripercorrendo le varie tappe ma tutto apparirà più triste, tragico e squallido: nel negozio di costumi si capisce che il padre era ben consapevole delle azioni della Lolita ed anzi è proprio lui a proporla spudoratamente al medico, Marion che la sera prima l'aveva baciato appassionatamente non risponde alla sua chiamata e Domino ha scoperto di essere sieropositiva. Questi tre episodi sono praticamente identici sia nel libro che nel film. Per quanto riguarda la donna in maschera le cose sono leggermente diverse: viene trovato un cadavere che Bill sembra riconoscere, ma mentre nel libro resta un certo mistero sull'identità, le motivazioni della donna e le ragioni della sua fine, Kubrick aggiunge due lunghe sequenze, tra cui il party iniziale, con il personaggio interpretato da Sidney Pollack (un regista), che ha proprio il compito di non lasciare alcun dubbio su quanto avvenuto, è lui che ricompone i tasselli del mosaico, fornendo ogni spiegazione a Bill (e allo spettatore), ma ovviamente si tratta della sua verità con tutte le ambiguità del caso e potrebbe trattarsi della messa in scena di una messa in scena, visto che lui stesso utilizza i termini Charade, Fake, Staged.
Bill è un uomo che ama la routine quotidiana e la stabilità, senza fantasia, dà per scontato il ruolo svolto dalla moglie e dalla figlia nella sua vita; è il tipico personaggio kubrickiano che agisce poco mentre si limita ad osservare, come Joker o Barry Lyndon, ma in realtà guarda senza riuscire a vedere e tutto quello che gli succede potrebbe anche non essere avvenuto.  È così sicuro della fedeltà di Alice che rimane sconvolto quando la scopre diversa dalla rappresentazione che si è sempre fatto di lei. Questo lo conduce alla gelosia, per ben cinque volte nella sua mente appaiono le immagini sempre più esplicite di lei tra le braccia dell'ufficiale di marina (cosa mai avvenuta nella "realtà"), e ad un senso di tradimento che lo porta a cercare lui stesso l'infedeltà: entra così in un girone infernale, un mondo angoscioso e spaesante, popolato da queste altre quattro donne che suscitano in lui desiderio ed eccitazione ma che si conclude con frustrazione e disagio, è costretto a tornare dalla moglie chiedendole perdono in lacrime e sarà proprio lei, assente per gran parte del film, ma grande protagonista dell'inizio e della fine, a dover trarre le conclusioni:
"I think we should be grateful that we've managed to survive through all of our adventures whether they were real or only a dream... the reality of one night let alone that of a whole lifetime can ever be the whole truth."
e in risposta al "Forever" del marito, ripetuto due volte,
"Let's not use that word. It frightens me. But I do love you and you know there is something very important that we need to do as soon as possible. Fuck."
L'ultima parola del film stupisce e disturba perché nel momento della riconciliazione, mentre stanno comprando i regali di Natale con la bambina, esprime in modo chiaro ed inequivocabile il suo bisogno istintivo di soddisfazione fisica che tanto aveva irritato il marito e non è un caso che non ne vediamo la reazione: partono i titoli di coda con il valzer di Shostakovich.
In conclusione vale la pena ricordare come Nicole Kidman e Tom Cruise siano stati la coppia più glamorous di Hollywood per tutti gli anni Novanta, ma che la loro relazione si interromperà bruscamente nel 2001, poco dopo aver girato il film di Kubrick.

Eyes Wide Shut, 1999 di Stanley Kubrick
di Letizia Piredda

Un valzer malinconico inizia sui titoli di testa, richiamo esplicito a quello più gioioso e trionfante di 2001 Odissea nello spazio. Ma qui la musica ha un risvolto particolare: ci sembra una musica di commento che accompagna le scene iniziali del film, per accorgerci subito dopo che, al contrario, è una musica diegetica (Bill prima di uscire spegne il giradischi). Inizia così Eyes Wide Shut con una contaminazione, che sembra voler dire che c’è un reale cinematografico e qualcosa che va oltre questo reale: cioè la dimensione onirica, che, come vedremo, ha una parte centrale nel film. 

Segue poi un gioco di rimandi, di specchi, la ripresa di vari oggetti, due racchette da tennis: un gioco che richiede un sottile equilibrio della palla con un costante cambiamento di campo, proprio come avverrà nel film tra dimensione onirica e dimensione reale.

Nella scena successiva vediamo Alice e Bill in bagno: Alice, che porta gli occhiali, chiede per due volte a Bill come sta con il vestito e con i capelli, e Bill, senza guardarla, risponde per due volte "Perfetta, sei bella come sempre". Sembra una sfida, lanciata da Alice/Kubrick sul fatto che siamo distratti, che non guardiamo, e un invito a chiederci che cosa non abbiamo osservato con attenzione.

A rimarcare il fluire tra realtà e sogno, Kubrick utilizza dei cromatismi differenti per tutto il film: le scene oniriche che ci mostrano le fantasie erotiche di Alice sono bluastre, mentre quelle in cui c’è intimità tra Alice e Bill sono caratterizzate da una colorazione arancio; vedremo come in diverse scene i due cromatismi coesistano in proporzioni diverse. Nelle prime scene del film, vediamo Alice e Bill in camera da letto: la parte più ampia in cui sono avvolti ha una colorazione arancione, con una luce dai toni caldi, mentre nella parte più piccola in fondo, prevale un colore bluastro, con una luce fredda che proviene dall’esterno, come a indicare un pericolo che minaccia la loro intimità.

Molto più avanti incontriamo una scena complementare a questa: questa volta sono avvolti dal colore bluastro e solo in fondo, in una zona più piccola, prevale la colorazione arancio, dai toni caldi. È la scena in cui Alice racconta a Bill la seconda fantasia erotica. In questo caso sono immersi nella zona di pericolo, mentre una piccola parte della scena in fondo mantiene il colore caldo dell’intimità.

Ma ritorniamo un attimo alla scena iniziale (Alice e Bill in intimità davanti allo specchio): se seguiamo la macchina da presa, ci accorgiamo che prima riprende la coppia davanti allo specchio e poi, con un movimento circolare, si tuffa dentro lo specchio e quella che vediamo è la loro immagine riflessa, la loro duplicità sdoppiata.

La prima grande ellissi del film, con cui li abbiamo lasciati dentro lo specchio, sembra metterci sull’avviso che tutto quello che vedremo d’ora in avanti appartiene ad un piano onirico, riflesso, ambiguo, doppio. 

Ed è il doppio l’elemento su cui si muove il film dall’inizio alla fine, con una continua associazione binaria tra figure speculari, a partire dall’opposizione contenuta nel titolo (eyes wide shut, cioè occhi spalancati chiusi), dal continuo alternarsi tra sogno e realtà, tra piano onirico e piano fattuale.

Ma un tradimento sognato vale quanto un tradimento reale?

Quello che spinge Bill a girovagare per le vie di New York nel tentativo di attuare un tradimento reale, è equivalente al racconto di Alice sulle fantasie erotiche suscitate in lei da un ufficiale incontrato in vacanza, quindi da un tradimento agito in fantasia? 

Da un tradimento fantasticato a un'avventura febbrile nel mondo reale.
Forse è proprio il rapporto tra questi due piani la chiave del film.
Forse, le fantasie e i sogni che le veicolano in modo inconscio (quelle di Alice)  e la realtà vissuta da Bill così inverosimile e straniante , da provocare smarrimento e perdita d’identità, si assomigliano molto di più di quanto non siamo portati a pensare. Un sogno, non è mai solo un sogno (come dirà Bill alla fine) e la realtà forse non è mai così vera come in genere tendiamo a credere. 

Ma da tutte e due queste realtà dobbiamo svegliarci, diventare consapevoli, esattamente come i protagonisti del film, scossi dalle travolgenti vicende sognate e reali, ma purtuttavia incolumi.

 

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