Far East Film Festival 24 – Il racconto del weekend in viaggio tra Hong Kong, Corea del Sud e Giap
25/04/2022
La ventiquattresima edizione del Far East Film Festival è partita a pieno ritmo, offrendo agli appassionati un weekend ricco di offerte e sorprese. Gli spunti più indicativi vengono da tre Paesi ampiamente rappresentati: Hong Kong, Corea del Sud e Giappone.

HONG KONG
Il cinema dell'ex colonia, un tempo tra i più vitali del panorama internazionale, sta attraversando da qualche anno un periodo di crisi. Ne sono un esempio i film finora proposti, spesso più preoccupati a dipingere Hong Kong come una terra di opportunità e investimenti, come vuole anche lo spot proiettato prima di ogni film. Della realtà e della difficile situazione sociale del Paese non c'è assolutamente traccia.


Minimo comun denominatore dei due film presentati in concorso nel weekend è la presenza della poliedrica Stephy Tang, già apprezzata al FEFF nel film My Prince Edward, pregnante riflessione su immigrazione e disoccupazione mascherata da commedia romantica. La diva si è sdoppiata in due ruoli molto diversi tra loro, soprattutto per registro: nel drammatico Twelve Days interpreta una donna il cui matrimonio è in crisi, mentre nello scoppiettante Table for Six è contesa da due fratelli entrambi innamorati di lei. Twelve Days racconta, come il simile Twelve Nights (2000), film d'esordio della regista e sceneggiatrice Aubrey Lam, dodici giorni nella vita di una coppia prima di fidanzati, poi di sposi e infine di separati. Il film è pessimista e antiromantico, ma pure manipolativo e un filo unilaterale (Edward Ma interpreta un uomo egoista e preso solo dagli affari, mentre Tang ne esce come vittima remissiva) nella rappresentazione di un matrimonio infelice. I due personaggi non suscitano simpatia e la vicenda, invece che realistica, spinge il pedale sul registro del melodramma patetico. A regnare supremi sono gli establishing shot di drone sullo skyline di una Hong Kong che sembra esistere solo al cinema.

Di tutt'altra pasta Table for Six, commedia brillante di Sunny Chan che diverte e funziona. Un film a ritmo di jazz, che ha come modello dichiarato il Woody Allen di Manhattan, citato direttamente dalle rivisitazioni di Gershwin in colonna sonora, ma anche il fenomeno Perfetti sconosciuti, mentre nei dialoghi si tirano in ballo John Woo e Ang Lee. I sei personaggi, tre fratelli e le loro rispettive fiamme, hanno una buona chimica, il ritmo è forsennato (ma Chan sa anche quando è il momento di rallentare) e le gag sono genuinamente divertenti, anche grazie a un sapiente uso dello spazio dove è ambientata la maggior parte dell'azione (l'appartamento dei tre fratelli). Hong Kong viene qui ancora una volta ritratta come città romantica e dinamica, piena di opportunità; e la storia si basa sulla difficoltà di un personaggio idealista ad abbandonare il passato per abbracciare il futuro... Sono già lontani tempi di Limbo di Soi Cheang e del suo brutale iperrealismo.

COREA DEL SUD
Finito da qualche anno l'effetto Parasite e da qualche mese il fenomeno Squid Game, il cinema coreano si trova di fronte alla sfida di rinnovarsi e reinventarsi nuovamente. Da quello che abbiamo visto al festival finora il blockbuster rimane ancorato ai suoi generi più congeniali: l'action e il gangster movie.

Anche qui troviamo un divo in rampa di lancio come minimo comun denominatore, il super cool Jang Hyuk. In The Killer, terza fatica di un moderno specialista come Choi Jae-hoon (The Swordsman), Jang interpreta un sicario in pensione che si trova a dover fare da babysitter alla figlia adolescente di un'amica della moglie: le cose però non sono così semplici, soprattutto quando sulla ragazza hanno posato gli occhi dei trafficanti di persone. Il killer, tazza da caffè in mano e sguardo infastidito da Bruce Willis della prima ora, si trova costretto a riprendere i ferri del mestiere. The Killer è un film d'azione che intrattiene per la sua ora e mezza di durata, derivativo e citazionista (John Woo e John Wick i numi tutelari) ma che non si prende sul serio e ha qualche twist interessante. Il fare cool e di poche parole di Jang, che in The Killer diverte anche grazie al contrasto con l'esuberanza della ragazzina che ha in custodia e all'affetto della moglie, si tramuta in Tomb of the River, opera prima di Yoon Young-bin, nel ritratto cupo di un gangster spietato e disposto a tutto per mettere le proprie mani su un resort di lusso sulla spiaggia di Gangneung. Tomb of the River è un gangster movie che sembra fatto con lo stampino, in cui sono presenti tutti gli stereotipi del genere, dal cattivo spietato alla bella e dannata dal passato turbolento fino al vecchio gangster leale deciso a vendicare il proprio boss. Joon è troppo preoccupato di rendere il film una parabola nichilista sul potere del denaro; ne risulta un film a tratti verboso, in cui l'azione si riduce in una serie impressionante di accoltellamenti (si voleva battere qualche record?). La location marittima non è sfruttata al massimo delle sue potenzialità e al termine si rimane con una sgradevole sensazione più per il film in sé che per i temi affrontati.

Social

ISCRIVITI alla newsletter

Resta aggiornato su tutti i nostri webinar e ricevi ogni venerdì newsletter editoriali esclusive!

  • © Tutti i diritti riservati
  • longtake® è di Lachi S.r.l. P.IVA 08843780969 
  • Condizioni d’uso
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica