Hitchcock incontra Fitzgerald
22/01/2020

L’esperienza cinematografica è facilmente assimilabile a un viaggio onirico. Entriamo in sala, ci mettiamo comodi, le luci iniziano pian piano a farsi sempre più soffuse fino a spegnersi del tutto, ed è proprio quando ogni cosa è buio e ombra che il sogno ha inizio. Un carosello di immagini sfila davanti ai nostri occhi facendo affiorare ricordi e sensazioni che galleggiano nelle profondità del nostro inconscio.



É proprio da un sogno, le cui radici affondano in un recente passato, che Madeleine (interpretata da una splendida Kim Novak in Vertigo) sembra timidamente affacciarsi nel mondo reale, acquistando consistenza passo dopo passo. Un’onirica luce verde bagna la ragazza, avvolgendola in un impalpabile velo di seta. Scottie assiste con aria trasognata alla trasformazione della donna, la sua ossessione di ripetere il passato ha finalmente trovato soddisfazione. Spicca quindi nella scelta estetica di riportare in vita il personaggio di Madeleine, facendolo uscire dalle fosche luci del ricordo, e nella perpetua ricerca di dare nuova linfa a un passato ormai perduto, un sottile fil rouge che lega Vertigo al capolavoro di Fitzgerald: Il grande Gatsby. Entrambi i nostri protagonisti continuano a vivere nell’illusione di poter ripetere un amore che è ormai naufrago fra le nebulose pieghe del ricordo. Sia Gatsby che Scottie traggono forza da questa ossessione: il primo riesce a farsi strada fra l’alta società del villaggio di West Egg; il secondo invece trova la spinta per sottrarsi all’apatia che lo ha avvolto dopo la presunta morte di Madeleine. Entrambi però andranno inconsapevolmente incontro a un tragico epilogo. La luce verde, simbolo di una speranza illusoria e fortemente legata al concetto di sogno, resta per entrambi una fantasia inafferrabile: condannata a essere per lo più ammirata e contemplata dall’altra parte della sponda, un miraggio quindi che appare “così vicino da non credere di non poterlo afferrare”.



Il continuo tentativo di ripetere ciò che appartiene al passato è destinato quindi al fallimento: i ricordi che sia Scottie che Gatsby hanno nutrito ed edulcorato, nello spasmodico tentativo di nutrire la propria ossessione, finiscono per creare un’incolmabile voragine fra realtà e aspettativa. Sia Daisy che Madeleine non saranno mai all’altezza del sogno. Allo spettatore non resta altro che constatare l’amara verità: quella spettrale luce verde che tanto rimiriamo probabilmente ce la siamo già lasciata alle spalle “in quella vasta oscurità dietro la città dove i campi oscuri della repubblica si stendevano nella notte”.

[cit. Il grande Gatsby]



Simone Manciulli

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