Al termine del workshop dedicato a Twin Peaks, abbiamo proposto ai partecipanti di redigere un elaborato su un elemento emblematico di questa serie unica, che ha segnato la storia delle serie TV. Ecco i lavori che hanno meritato la pubblicazione!
Gaia Antonini
IL CAFFÈ NON È QUELLO CHE SEMBRA?
Il caffè è sempre stata una grande passione per David Lynch, lui stesso ha affermato di arrivare a berne fino a 10 tazze al giorno. Così affezionato da decidere di creare una propria personale miscela, e metterla anche in vendita. Il suo smodato amore per la bevanda viene riversato in molti personaggi dei suoi lavori. In particolare, in Twin Peaks, il memorabile e amatissimo Agent Cooper, ne è appassionato. Cooper, infatti, è sempre alla ricerca di “a damn fine cup of coffee”. Questa insistenza, nella serie, sul piacere del bere un buon caffè non potrebbe quindi essere un altro elemento da interpretare per la piena comprensione dell’intricato universo di Twin Peaks? Forse sempre stato sottovalutato e marginato in brevi scene al diner di Norma o al Great Northern Hotel, il caffè (come i gufi) potrebbe non essere quello che sembra. Il caffè come necessario motore per le indagini, come spinta prima necessaria all’aggiunta di nuovi tasselli per riuscire a rispondere alla fatidica domanda: “who killed Laura Palmer?”. Il caffè è, e dona, ENERGIA. Tante infatti sono le interpretazioni secondo le quali i richiami all’energia elettrica siano continui nella serie (alberi come pali della corrente, luci intermittenti, boscaioli come generatori di energia negativa, malefica). È energia elettrica quella che alimenta le nostre televisioni, che ci permettono di guardare il programma, ed è energia fisica quella che ci regala il caffè, rigorosamente preparato “all’americana”, soprattutto per permettere al nostro amato Agente Speciale Cooper di proseguire le sue difficoltose indagini. E se dagli alberi ricaviamo la metafora che ci permette di collegarli all’elettricità, è sempre da una pianta che i chicchi del caffè derivano. Forse è un po' contorta come deduzione, ma andiamo per gradi. Appena prima di giungere nel paesino fittizio di Twin Peaks (immerso nella natura, e chiaramente tra gli alberi), Cooper cerca un diner dove potersi gustare una buona tazza di caffè che a lui piace bere “nero come la notte senza luna e servito bollente come l’inferno”. Grazie a questa tazza di caffè si avvierà la sua avventura vera e propria nella risoluzione dell’inquietante mistero. Se quindi l’energia elettrica che alimenta le televisioni rimanderebbe a una sorta di concezione negativa secondo la quale tutti noi saremmo vittime assetate della continua violenza televisiva possibile, appunto, grazie all’elettricità, potrebbe il caffè essere invece espressione di un’energia positiva, creativa, insita nell’essere umano e attivabile così da renderci capaci di giungere alla soluzione di casi inspiegabili? “Renderci” perché Cooper rappresenta un po' il nostro sguardo di spettatori-detective, anche noi interessati alla ricerca di una soluzione. Secondo molte interpretazioni, la serie sarebbe un prodotto meta-televisivo nel quale si insinua, simbolicamente, una certa quantità di elementi in grado di farci capire che Lynch, in poche parole, non si rispecchia minimamente nell’immaginario televisivo americano degli anni Novanta, che lui trova violento e scadente, e per questo motivo lo vuole cambiare (emblematico è proprio il discorso che Mike fa a noi spettatori, guardando in camera, quando si sta “trasformando” in astinenza dalle sue medicine: ci chiama “condannati”, tra le uniche persone in grado di poter vedere Bob, di poter vedere il male, ovvero tutto che noi guardiamo in televisione) proponendo un prodotto nuovo, simbolico, allucinato, violento ma lento (l’assassino si scopre a seconda stagione inoltrata). Bob rappresenta il male e, metaforicamente parlando, rappresenterebbe quindi il male che la televisione ci mostra, la violenza gratuita e dozzinale che ingoiamo di continuo insieme a una bella ciotola di corn-cream (ogni riferimento non è puramente casuale) davanti ai piccoli schermi nelle nostre case. L’energia può essere quindi intesa come alimentatore delle televisioni, ma anche come elemento necessario per il passaggio tra i molteplici piani della realtà. Il caffè di Cooper quindi potrebbe significare stabile ancoramento alla realtà che gli permetterebbe di possedere la capacità di viaggiare agilmente fra diverse dimensioni (la loggia nera, i sogni ecc.) mantenendo comunque una certa lucidità critica. Il caffè aiuterebbe il personaggio interpretato da Kyle MacLachlan ad affrontare i continui cortocircuiti elettrici caratterizzanti il cinema e la televisione, in questo caso, di Lynch, e a riuscire ad afferrare pienamente la costante presenza di qualcosa nell’aria (energia, sogni, misteri o musica). L’energia è un qualcosa di sempre presente nei prodotti lynchiani, presente come passaggio tra diversi mondi: potrebbe quindi il caffè essere un mezzo indispensabile al nostro Cooper per poter viaggiare tra queste molteplici dimensioni in modo cosciente?
Tutti i caffè in Twin Peaks: https://www.youtube.com/watch?v=12QQV3lyYj0
Cristina Caleffi
TWIN PEAKS: METAFORA DELLA MEDITAZIONE TRASCENDENTALE
“Ciascuno di noi con il proprio cervello ha la possibilità di opporsi ai Campi Elettromagnetici annullandone gli effetti negativi.”
Gli innumerevoli riferimenti alla spiritualità orientale che costellano l’intera narrazione di Twin Peaks (su tutti la sedia come elemento centrale per l’illuminazione dell’essere umano) suggeriscono che una delle tante possibili modi di leggere l’universo della serie possa essere quello di una grande metafora dell’esperienza della meditazione trascendentale, tecnica alla quale David Lynch è molto affezionato. Seguendo questa interpretazione, il protagonista Dale Cooper non è altro che un praticante della meditazione, mentre l’oggetto della sua investigazione è l’esplorazione dei livelli profondi del subconscio.
Secondo Maharishi Mahesh Yogi, ideatore della pratica della MT, esistono infatti 7 stati di coscienza: i primi 3, quelli comunemente noti, sono lo stato di sonno, lo stato di sogno, lo stato di veglia, mentre gli ultimi quattro vengono definiti “stati alterati” - coscienza trascendentale, coscienza cosmica, coscienza cosmica raffinata e coscienza di unità. Secondo il guru, la meditazione trascendentale consente di raggiungere questi livelli raffinati di pensiero attraverso la ripetizione un “mantra” (un suono) trascendendo così la dualità, che egli definisce come “la causa fondamentale della sofferenza”.
Con questa interpretazione, possiamo ipotizzare che Twin Peaks - Il Ritorno sia la rappresentazione di quello che succede nella mente illuminata di un meditatore esperto.
Il praticante Dale Cooper, dopo 25 anni in “silenziosa vigilanza interiore” trascorsi nella Loggia Nera, ha stabilizzato la coscienza trascendentale ed è arrivato all'essenza della mente: l’illimitatezza. Il protagonista abita finalmente la Loggia Bianca (il teatro simbolo della purezza e luogo da cui Laura Palmer viene generata) e ed è capace di comprendere le criptiche parole del Gigante; ha sconfitto il suo doppelganger cattivo (espressione della dualità) e vive in uno stato di totalità in cui presente e passato sono una cosa sola. La sua mente, che si è espansa fino a riempire lo schermo, osserva la vicenda come un continuum di consapevolezza illimitata che persiste in tutte le sue attività.
Tuttavia, nella mente di Cooper è ancora vivo il ricordo di una Laura Palmer da salvare e una domanda rimane senza risposta: “in che anno siamo?”. Forse il viaggio interiore del protagonista (o di David Lynch?) non è ancora completato e lo stadio di coscienza cosmica è solo il primo passo verso il raggiungimento della beatitudine.
Alberto Martelli
TWIN PEAKS - IMMAGINI PERDUTE NEL TEMPO
Le figure di Twin Peaks sono come dice Argan: “delle immagini che salgono dal profondo dell’essere umano e s’incontrano con quelle che provengono dall’esterno: il dipinto (in questo caso lo schermo televisivo) è come uno schema diafano attraverso il quale si attua una misteriosa osmosi, si stabilisce una continuità tra il mondo oggettivo e il soggettivo”.
La serie ritrae svariati protagonisti che si stagliano durante l’intero percorso narrativo. A partire dai cittadini dell’amena cittadina di Twin Peaks, questi personaggi sono figure dalla veduta estremamente limitata, abituata alla vita del quotidiano con i suoi pettegolezzi, un piccolo universo isolato dal resto del mondo. Questa cittadina che si trova nello stato di Washington viene improvvisamente colpita un fenomeno assai perturbante, ovvero l’omicidio di Laura Palmer, una bellissima giovane amata e conosciuta da tutti i cittadini della contea.
Da questa frattura ne consegue un’autentica “invasione di campo”, nuovi protagonisti esterni si inseriscono nel tessuto collettivo della società montana, allo scopo di risolvere il caso poiché esso è collegato a una fitta rete di omicidi di tipo seriale. Saranno gli agenti del FBI a entrare in scena, l’agente Dale Cooper in primis. L’agente Cooper porta con sé un vasto bagaglio culturale, e cerca di cogliere al meglio i valori positivi che questa regione primitiva offre. In contrapposizione a Cooper abbiamo Albert Rosenfield, uno dei massimi esperti nel campo della scientifica del corpo del FBI, quest’ultimo è un personaggio decisamente burbero, e non si trova suo agio nel contesto montano, poiché a suo dire si sente circondato da “primitivi” che hanno una mentalità bigotta. Lo scontro ideologico giungerà al culmine quando tra il dr. Eward e Albert si giungerà a un vero scontro verbale quasi da sfociare in una vera rissa.
Il tema del doppio funge da prerogativa dominante nella poetica di Lynch, ben evidente fin dai primi minuti dell’ “episodio pilota”. Josey Pacard, una bellissima donna dai tratti orientali, è intenta a definire il viso davanti allo specchio, l’inquadratura si sofferma molto su questa divisione specchio/realtà poiché lo specchio per natura definisce un’altra realtà o dimensione parallela. Non sapremo mai cosa si cela oltre lo specchio, la donna riflessa potrebbe essere un’altra persona come una Suzie Wong (da Il mondo di Suzie Wong di Richard Quine - 1960) oppure una Mme. Butterfly, visto alcuni aspetti oscuri legati al passato di Josey e allo stesso tempo alla sua fragilità.
Segue Laura Palmer, ovvero la Marilyn Monroe della contea. Quest’ultima entra in scena morta avvolta in un grosso cellophane che una volta scoperto, consegna il volto di Sheryl Lee alla storia del cinema, i tratti di questa immagine sono decisamente artistici. Laura è una bellissima ragazza bionda che apparentemente sembra essere piena di vita, ma essa è piena di oscuri misteri che sono tutti rigorosamente annotati sul suo diario personale (oggetto di indagine). Una ragazza dalle due vite, quella dell’apparenza e quella della fuga dalla realtà. La prima vede una ragazza come tante, che va a scuola, che va con le amiche a ballare, fino a fare della beneficenza aiutando anziani e un ragazzo autistico (il fratello di Audrey Horne, Johnny Horne). La seconda Laura è una fanciulla che si muove per lo più di notte, facendo uso di droga e prostituendosi all’One Eyed Jacks (casa da gioco e di piacere situata al confine nello stato del Canada) inoltre si diletta a intrattenere relazioni con più uomini, tessendo trame sofisticate in modo che nessun amante sappia dell’esistenza del suo doppelanger.
Soltanto dopo la morte avverrà la sua completa trasformazione, ben visibile in Fuoco Cammina Con Me (Fuoco cammina con me di David Lynch – 1992). Siamo nella Loggia, la protagonista si trova seduta su una poltrona nel mentre un Cooper silente funge da angelo protettore e tiene una mano tesa sulla spalla di Laura, nel mentre la giovane osserva qualcosa noi non vediamo (o meglio agli spettatori non è consentito vedere), ma dall’intermittenza luminosa sembra che guardi un canale televisivo. Molto probabilmente la ragazza sta vedendo gli attimi salienti della serie televisiva che noi spettatori osserveremo tra venticinque anni, e dopo averne visto l’esito, tutto sfocia in un sorriso colmo di lacrime e felicità. Subito poco dopo avverrà la proiezione di se stessa nelle sembianze di una fata angelica, questo espediente simbolico è già presente in Cuore Selvaggio (David Lynch - 1990). Il film legato alla serie è del 1992, mentre Cuore Selvaggio è del 1990, la trasformazione avviene nel ’92 per poi passare al ’90, questo è possibile grazie alla natura informale della Loggia, poiché al suo interno il tempo non esiste.
Questa proiezione simbolica ha analogie molto simili con la pittura simbolista, in particolare possiamo fare riferimento a L’apparizione (1876) di Gustave Moreau (Parigi, 6 aprile 1826 – Parigi, 18 aprile 1898) .
Il fenomeno di Laura è talmente perturbante, che a tratti mina anche la personalità di Dana che da sempre è la sua migliore amica. Subito dopo la morte di Laura, Dana trova conforto nella compagnia di James che è stato uno degli amanti di Laura, quest’ultimo nutriva sentimenti sinceri e profondi nei confronti della star di Twin Peaks, mentre altri erano solamente interessati al suo irresistibile fascino e ai desideri di natura sessuale che nutrivano nei suoi confronti. Subito dopo aver cominciato una relazione con James, Dana si mette a indagare sulla vita di Laura e percorrerà a sua volta un viaggio molto particolare, che la porterà a conoscere Harold, un giovane affetto da agorafobia oltre a conoscere la presunta signora Tremond ed il suo arcano nipote Pierre. Seguendo questo percorso investigativo la ragazza compie un autentico viaggio sulle orme di Laura, e quindi questo la porterà a un processo d’emulazione che detterà in lei un cambiamento di personalità. La nostra detective comincerà a comportarsi come Laura in alcune situazioni, rendendola a tratti irriconoscibile, soprattutto quando indossa gli occhiali da sole di Laura. Complice di questa situazione sono alcuni trascorsi in un bar che Laura frequentava spesso [In Fuoco Cammina Con Me, ricordiamo la scena in cui Jaques Renault approccia verso Laura in modo estremamente invasivo, Dana per non essere da meno si lascia sedurre da uno dei malviventi presentati da Jaques. Segue una reazione di Laura intrisa di collera contro il malintenzionato, lo stesso scatto che vediamo durante il primo viaggio fisico di Cooper nella Loggia Nera. Qua assistiamo a una vera proiezione passata sul concepimento di questa scena, poiché all’interno della loggia il tempo non esiste].
Ma il fattore più invasivo nella vita di Dana è sicuramente la presenza a Twin Peaks di Maddy Ferguson, la cugina di Laura Palmer. Quest’ultima arriva soltanto dopo la morte della giovane, essa giunge a Twin Peaks per dare conforto ai genitori di Laura. Il suo arrivo crea non pochi problemi.
A partire da James, il giovane centauro comincia a infatuarsi della nuova arrivata, e di questo Dana ne risente poiché vede il suo compagno sempre più distratto. Segue Leland che compierà nuovamente un altro omicidio ai danni della nuova ospite. Questo evento genererà un secondo evento perturbante.
Durante il secondo omicidio Cooper si trova al Roadhouse assieme alla Signora Ceppo (Margaret Lanterman) e al suo amico nonché compagno di indagini lo sceriffo Truman, qui assistiamo a una delle scene più complesse ed enigmatiche della serie. I nostri protagonisti sembrano assorti in un momento di relax, durante questa pausa ascoltano un gruppo musicale (condotto da Julee Cruise), ad un tratto succede qualcosa di imprevisto. La telecamera ha il fuoco puntato sul gruppo musicale, compare una dissolvenza, e da quell’istante la musica cambia all’improvviso, qui assistiamo a un’autentica sovrapposizioni di spazi o di dimensioni. Cooper percepisce il cambiamento di fatto l’agente osserva prima la sala e poi il gruppo con uno sguardo ieratico, subito poco dopo comprare il gigante che annuncerà una frase profetica che non annuncia niente di buono, ovvero “Sta attento Cooper sta per succedere ancora…”. Questa frase simbolo di tutta la serie, sarà adottata anche da Gordon Cole (il capo dell’FBI nonché della divisione Rosa Blu), subito dopo la morte di Leland il caso sembra ormai risolto e quindi Gordon decide di lasciare Twin Peaks. All’interno del locale di Norma assistiamo a un piccolo raduno fra amici, qui Gordon non nasconde il suo infatuamento nei confronti di Shelly. Gordon è praticamente sordo, e per sentire si serve di un apparecchio elettronico, ma magicamente la voce di Shelly è l’unica che può sentire [questo accade perché qua assistiamo alla rottura tra personaggio e regista, il regista è signore e padrone di ogni cosa e può disporre a suo piacimento del fato dei suoi personaggi e degli eventi a essi connessi], egli confessa il suo amore per Shelly e così seguirà un bacio. Segue l’entrata di Bobby, che assiste alla scena e ne rimane colpito, Gordon si rivolge a lui con aria sicura e dice “…giovanotto davanti a te anzi defilati sui ¾” [interessante la correzione della frase da parte di Gordon, poiché i ¾ ricorrono spesso in campo scenico come nelle tecniche di ripresa], la frase giungerà a compimento “osserva bene ragazzo sta per succedere ancora”, il secondo bacio chiude la scena.
Tornando a Maddy possiamo dire che sicuramente la sua figura è quella più interessante, poiché la scelta estetica di usare Sheryl Lee con una parrucca nera, collima con quella filosofia del concetto di “tulpa”. Maddy la ritroveremo nella Loggia, in un personaggio in perenne conflitto con se stessa poiché crede di conoscere Laura, oltre ad altre possibili Maddy/Laura. Maddy ci insegna un altro aspetto estremamente curioso di Twin Peaks, ovvero la ciclicità degli eventi e dei personaggi.
Tra le prime due stagioni trascorrono venticinque anni, sarà proprio Laura nella loggia a dettare quest’arco temporale in tono profetico a Cooper . Durante questo lungo arco temporale a Twin Peaks le cose sono molto cambiate, la morte di Laura rimane un lontano spettro del passato, Cooper è sparito ( o meglio il Bob-Cooper).
In questa nuova stagione assistiamo all’ingresso di nuovi personaggi, questo è dovuto anche al salto generazionale che ne è seguito. Di fatto vediamo personaggi ricorrenti in modo ciclico, come nelle stesse scene. Norma nella prima stagione aiutava Shelly che al tempo era giovanissima, dopotutto per lei era quasi come una figlia, così come l’altra dipendente (di cui sappiamo poco) quando arrivava in ritardo a causa dei suoi primi amori. Qui la figlia di Shelly (Becky), entra nel locale e ottiene dei soldi attraverso delle menzogne, Norma osserva la scena e una volta che Becky si è allontanata dice: “ci siamo già passate...”, Becky in quel periodo stava conducendo una vita non tanto dissimile da quella di sua madre di quando era giovane, seppur l’uso di droga possa in qualche modo ricondurre a essere la nuova Laura Palmer. La giovane ingenua in questo momento stava frequentando Steven Barnet, che la stava portando verso una strada ricca di insidie e di pericoli, quest’ultimo sembra ricordare Mike Nelson, il fedele amico di Bobby Briggs.
A soppiantare la figura di Leo Johnson (che alla fine della 2a stagione ha subito una sorta di conversione, forse frutto di un suo viaggio interiore durante la sua fase vegetativa, oltre alle sevizie subite da Windom Earle), sarà il figlio di Audrey Horne, Richard. Il ragazzo, vive una vita nei territori dell’illegalità compiendo gesti di ogni tipo che vanno dal semplice spaccio, alla corruzione fino all’omicidio. [celebre la scena in cui investe un bambino nell’intento di attraversare la strada, Richard sotto l’effetto di alcool e sostanze stupefacenti conduce il suo veicolo in modo maldestro che lo condurrà all’assassinio del piccolo innocente. A seguito della morte del bimbo, una nuvola che sta a simboleggiare la sua anima sale verso il cielo passando attraverso i cavi dell’alta tensione. Carl Rodd, uomo semplice a tratti mistico, assiste alla scena in modo attonito]. Richard scomparirà a seguito dell’inganno perpetrato da Bob-Cooper ai suoi danni, durante la ricerca delle coordinate tanto bramate da Bob-Cooper, Richard verrà indotto a salire sulla sommità di una roccia. Subito poco dopo il giovane villano sarà folgorato da un’energia misteriosa, Richard è andato oltre l’inaccessibile, oltre ciò che non è narrato nella vicenda che tutti conosciamo.
In modo non tanto dissimile dai tratti che distinguono Richard abbiamo Hank Jennings, il marito di Norma Jennings, Hank nella terza stagione non compare poiché è morto durante la fase della sua seconda carcerazione, ma a riprendere le sue orme ci penserà Ray Monroe, un criminale di grande esperienza che aiuterà Bob-Cooper nel suo intento fino a cercare di ucciderlo, poiché scopre la sua forte pericolosità.
Lo stesso Bob-Cooper fin dall’ultima puntata della seconda stagione prende il testimone di Windom Earle, a seguito della morte di Leland, Bob è ovunque passa da una dimensione ad un’altra, lo abbiamo visto nelle fattezze di Geoffrey, il marito di Evelyn Marsh, un uomo avido e disposto a tutto pur di raggiungere i suoi intenti. Dopo la colluttazione violenta con la moglie a causa delle difese verso James, parte un colpo di pistola che li sarà fatale, l’urlo che egli sprigiona è qualcosa di terribilmente profondo che deriva dal subconscio, il luogo dove risiede Bob.
Il personaggio più singolare della serie è Philip Jeffries (David Bowie), uno dei migliori agenti dell’FBI ritenuto scomparso. Egli fa comparsa la prima volta in Fuoco Cammina Con Me (1992), durante una riunione tra Gordon Cole, Dale Cooper e Albert Rosenfield. La scena è estremamente complessa poiché Philip arriva esausto e vestito in modo non consono a una riunione di gruppo tra agenti, il suo sguardo è una via di mezzo tra l’onirico e l’onniscienza. Cooper si accorge subito che qualcosa non va poiché il passaggio di Jeffries determina qualcosa all’interno del complesso dove si svolge la vicenda ovvero; a) la sala riunioni b) il corridoio c) la sala controllo. L’intero complesso si trasforma al suo passaggio in uno spazio quantistico, il soggetto che definisce la natura quantistica della scena è il delay, esperimenti simili sono stati usati in modo estremamente analogo da Dan Graham (Es. Dan Graham, «Time Delay Room», 1974). Ancora una volta David Lynch mostra la sua grande conoscenza in campo artistico, e la sfrutta a suo comando per dar senso alla sua opera.
«Odio il tempo, è la nostra schiavitù. Siamo schiacciati dal tempo, non lo si può fermare. Odio l’dea che debba arrivare domani, e poi a me che frega del domani… Se potessi, il tempo vorrei poterlo comandare, muoverlo a mio piacimento.
Fermarlo quando mi va, andare avanti, andare indietro . Ma questo non mi è possibile, sono un uomo e solo nei miei sogni il tempo non esiste. Faccio cinema e se il cinema è sogno allora solo con lui posso manovrare il tempo […]». Cit. Lucio Fulci
Jeffries una volto giunto davanti a Cooper, diffida di lui e punta il dito verso di lui dicendo “chi diavolo credete che sia questo qui ?…”, Jeffries non sa esattamente chi ha davanti poiché avendo viaggiato tra il tempo e le dimensioni quasi a diventarne parte integrante di esso (le telecamere di sorveglianza di fatto non lo vedono poiché egli distorce la realtà) non sa se di fronte ha Cooper, Bob-Cooper, Dough-Cooper, Dougie Jones, Richard o perché non Kyle MacLachlan stesso. Il dubbio di Philip verte proprio su questa molteplicità di personalità differenti, e la sua preoccupazione principale è quella di aver di fronte il Cooper posseduto da Bob. Il dito puntato contro il giovane agente funge da monito per i posteri come per dire “chi sei ?”, la stessa frase che funge prende titolo da un film che parla di argomenti analoghi (Chi sei ? di O. G. Assonitis – 1974). Il flashback di questa scena sarà ripresa nella terza stagione esattamente nel sogno di Gordon Cole.
Philip non sarà più presente in forma umana nella terza stagione (a causa del decesso dell’attore protagonista), il regista si servirà di una scrittura alternativa per rappresentare Philip, lo trasformerà in una teiera o caffettiera [Con buone probabilità Philip nella seconda stagione è il cantante di colore che intona una musica Jazz all’interno della loggia, proprio per la sua natura di cantante ne intravediamo una possibilità differente. Di fatto le parole che egli pronuncia parlano di alberi di sicomoro che guardano, come se fossero gli obiettivi delle telecamere. Come nella personificazione del gufo, ricordiamoci che David Bowie in Labyrinth dove tutto è possibile (Jim Henson – 1987) si trasformava in un gufo]. Il maestro si serve della stessa formula per soppiantare l’attore del nano a causa di dissidi economici, verrà sostituito con un albero, ma questo allude anche al messaggio che il regista vuol dare al pubblico. Essendo passati venticinque anni il mondo è cambiato, sono cambiati gli schemi mentali, le forme di comunicazione (Lucy Moran entra in uno stato confusionale, quando la comunicazione avviene tra un telefono fisso e un cellulare, la sua percezione dello spazio è alterata), e quindi anche le scritture del regista stesso si sono evolute.
Singolare nella terza stagione è la presenza di Monica Bellucci, all’interno del sogno di Gordon Cole poiché essa è l’unico personaggio che troviamo all’interno della storia (citata in modo marcato) a preservare il nome originale, poiché essa rappresenta un’identità reale che sogna.
Nel sogno Gordon, Monica e una loro invitata (nel sogno vediamo Cooper, ma non vediamo la testa) si trovano a Parigi (unica città a non avere un ruolo chiave all’interno della serie), qui assistiamo ad un autentico incrocio dimensionale, poiché la Bellucci descrive lo spazio in cui si trovano con semplice “siamo come in un sogno all’interno di un sogno… ma chi è il sognatore?”. L’atmosfera si fa sempre più intensa e il rumore dell’elettricità si sente sempre di più come una vibrazione nell’aria, a seguito del breve dialogo i protagonisti guardano dietro le spalle di Gordon, dove egli vede se stesso più giovane proprio durante la riunione che ha visto coinvolto il direttivo del gabinetto dell’FBI e l’arrivo di Jeffries.
A fungere da preludio a questa scena è la visione che Gordon ha poco prima della riunione tra Albert e Tammy, qua assistiamo a una sovrapposizione di immagini che alludono a un viaggio introspettivo, in questo caso il genio è inconsapevole della sua natura, ma le visioni di Gordon sono dettate dalla conflittualità tra l’IO-Gordon e l’IO-regista. Soltanto Cooper, mentre si congederà dai suoi cari compagni di viaggio e proprio mentre dirà loro “che le cose non saranno più come prima” comparirà questa sovrapposizione di immagini dove vediamo l’Io-Cooper e un Io che si deve ancora formare poiché Cooper non ha completato il suo viaggio metafisico della sua esistenza. Dopo aver trascorso molto tempo all’interno della loggia nera e una parte di esistenza tramite Dougie Jones [Dougie Jones mutua da Doug Jones, attore statunitense noto per aver interpretato numerosi personaggi realizzati in Computer Graphic grazie alla tecnica CGI, quest’ultima permette di occultare totalmente l’attore e generare una forma completamente nuova, Doug Jones non lo vediamo mai, al suo posto abbiamo forme umanoidi fantastiche. Dougie è stato creato per permettere a Cooper di ritornare e compiere la sua missione. Cit. Long Take – Alberto Martelli – David Lynch: Twin Peaks “concetti spaziali”].
Poco prima di giungere nella nostra realtà, Cooper e Diane subiscono un’ulteriore trasformazione, un qualcosa che li porta a essere degli esseri totalmente metafisici, come se fossero i testimoni assoluti di questo viaggio all’interno dello schermo empatico. Non appena varcata la porta dimensionale vediamo Cooper e Diane che si contrappongono all’infinito buio di “Marat”, in quel preciso istante avviene questo processo, i due protagonisti sembrano assorti in qualcosa che va aldilà di tutto ciò che abbiamo visto. Essi sembrano due ritratti a mezzo busto di Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro 1417 – Borgo Sansepolcro 12 Ottobre 1492), le figure presenti nelle sue opere sono dei testimoni privilegiati inseriti in una dimensione totalmente metafisica, in una pittura totalmente intrisa di silenzi.
Lynch ci insegna che Twin Peaks non è solo un’analisi a più livelli su ciascun piano dell’esistenza oltre a quello cinematografico, ma il complesso è molto più ampio. La serie ci illustra che i protagonisti della vicenda non sono altro che dei ricettacoli, ovvero dei corpi vuoti in cui vengono inseriti i vari protagonisti. A fungere da intercapedine tra il mondo concettuale e quello televisivo vi è la Loggia Nera, dove al suo interno vi abita un campionario infinito di modelli che spesso sono ricorrenti sia nel cinema che nella televisione, essi restano lì in attesa, pronti a prendere forma e a modellarsi a seconda della volontà del regista.
Unico filo conduttore o campo neutro sempre presente è l’energia elettrica, che si manifesta sotto varie forme, da quella luminosa che serve ad illuminare gli ambienti chiusi fino a quella motoria che serve a mettere in moto i corpi degli attori. Tutti i movimenti sono dettati da impulsi elettrici e coordinati in funzione di una regia ben precisa voluta dal regista. Questa spiegazione è ben visibile verso la fine della seconda stagione dove personaggi come Cooper e la Signora Ceppo sentono la mano muoversi da sola, quasi come se fibrillasse. Ancor più evidente in Mulholland Drive (2001 – David Lynch), Betty Elms (Naomi Watts) si recherà al club Silencio per aiutare la sua amica Rita / Camilla Rhodes a ritrovare la sua identità. All’interno del piccolo teatro durante la performance del mago, Betty avrà una crisi epilettica (episodio clinico dove avviene una forte scarica elettrica colpisce determinate aree del cervello e provoca delle convulsioni che possono portare allo svenimento), in questa fase abbiamo quasi una scissione tra la Betty attuale quella che crede di diventare una star di Hollywood, e quella fallita destinata al suicidio.
Questo tipo di tensioni elettriche sono qualcosa che derivano dalle ricerche sull’attore da parte di K. Stanislavskij e da Vsevolod Ä–mil'eviÄ Mejerchol'd, Lynch elabora alcuni di questi concetti in modo straordinaria in modo da trasformarne i concetti in qualcosa di figurativo. Il tutto risulta essere pienamente compatibile con il concetto di “Tulpa”, che ha ascendenze orientali, questo concetto è ben noto a Lynch a causa delle sue ricerche sulla meditazione trascendentale.