I VOSTRI ELABORATI: WORKSHOP LIVE “IL CINEMA DI HAYAO MIYAZAKI E DELLO STUDIO GHIBLI"!
24/07/2020

Durante il workshop live dedicato al cinema di Hayao Miyazaki e dello Studio Ghibli, abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere un elaborato su un elemento emblematico del cinema d’animazione giapponese.
Ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!

Lucia Cirillo 
“I SOSPIRI DEL MIO CUORE”. ALLA SCOPERTA DEL VALORE DI UNA GEMMA GREZZA

Sono passati esattamente 25 anni da “I sospiri del mio cuore” di Yoshifumi Kondo, primo film non diretto dai fondatori dello studio Ghibli, Miyazaki e Takahata, che segnò tra l’altro l’introduzione del digitale nella produzione grafica. Yoshifumi Kondo fu molto presto considerato l’erede designato da entrambi i suoi “padri” artistici dello studio Ghibli se la sua morte prematura non lo avesse colpito (si pensa proprio per eccesso di lavoro) a 48 anni non ancora compiuti, nel 1998.
“I sospiri del mio cuore” è un piccolo gioiello del 1995. Tratto da un manga omonimo e sceneggiato dallo stesso Miyazaki, si mostra fin dai primissimi minuti come un film pienamente aderente allo spirito e all’estetica dello studio Ghibli: basti pensare alle piccole “citazioni” grafiche di rimando ad altri film precedenti, o alla riproposizione di tematiche sempre molto care come la fatica di crescere, l’amicizia, i primi amori, l’urgenza di trovare una propria strada per definire una identità individuale, il valore del ricordo, il conforto della figura di un anziano, la necessità di guardare le cose dall’alto librandosi in un volo fantastico. Ci sono tutti gli ingredienti più tipici del cinema proprio di Miyazaki. O quasi tutti.
In una delle sue ultime interviste Kondo raccontava che la genesi de “I sospiri del mio cuore” scaturiva dal bisogno di raccontare la dolcezza del quotidiano per un gruppo di preadolescenti, in un tempo in cui in Giappone si era imposto un assurdo modello educativo basato su criteri quali Statura-Peso-Voti scolastici per prevedere il tipo di adulto che ne sarebbe derivato. E così, assieme allo studio Ghibli si ragionava sulla possibilità di raccontare le opportunità e le potenzialità offerte dalla creatività e dalla piena conoscenza di se stessi grazie allo spirito di avventura - più che alla passiva obbedienza - proprio in un sistema educativo così regimentato. 
Shizuku è una pre-adolescente simpatica e allegra, ma al contempo piena di dubbi su quale sia la propria strada. È brava a scrivere, ama moltissimo leggere, ma ancora non sa come trasformare tutto questo in un percorso di vita. Ancora non sa che molte delle risposte che cerca sono di fatto già nella canzone che lei stessa ha scritto per la scuola, intitolata “Country Road” (“trattenendo la mia solitudine, la me stessa forte senza tradire, andrò”).
Shizuko ha la fortuna di vivere in una famiglia affettuosa, con genitori illuminati e dialoganti e che rappresentano, forse, il vero tratto di novità rispetto al cinema tipico di Miyazaki, nel quale le figure genitoriali sono per lo più raccontate attraverso le loro assenze o come ostacoli ad una crescita armoniosa. 
La fonte d’innesco dell’avventura riservata alla piccola protagonista sarà un’altra tipica figura simbolica come un buffo gatto-guida. Inseguendolo, arriverà all’atelier “Pianeta terra”, una piccola bottega artigiana in cui sono conservati, o vengono riparati, oggetti che hanno molto valore per i loro proprietari. Il vecchio artigiano che ci lavora è alle prese con un orologio (sul cui quadrante c’è scritto “porco rosso”, titolo di uno dei film più celebri di Miyazaki), e sul tavolo la statua di un gatto “umanizzato” (che vedremo in veste di protagonista ne “La ricompensa del gatto”, uno spin-off del 2004 ancora targato studio Ghibli). Con l’anziano artigiano vive il giovane Seiji, un ragazzo a cui la piccola Shizuko è legata da una strana coincidenza “letteraria”: leggono gli stessi libri della biblioteca scolastica. Seiji ha le idee molto chiare, vuole diventare un bravo liutaio e raffinare il suo talento a Cremona (l’omaggio all’Italia è un altro elemento tipico del cinema a marchio Ghibli). Shizuko è ammirata e affascinata dalle sue certezze. Lei che ancora non sa che fare di se stessa. Ma è una ragazzina troppo piena di risorse per lasciarsi andare senza concedersi altre occasioni.
E così, finalmente, sarà proprio uno dei racconti dell’anziano artigiano a darle la chiave di lettura definitiva del suo futuro, quando le parlerà di “gemme grezze” da trovare dentro se stessi e poi darsi tutto il tempo necessario per raffinarle, senza la paura di rimanere indietro. Sarà così che Shizuko capirà che vuol scrivere, ma che la sola voglia di farlo non basta, che occorre anche tempo, dedizione e impegno e che, proprio come il valore di una gemma grezza appena estratta, comprenderà la grandezza delle sue potenzialità proprio nella pazienza che avrà nell’affrontare l’imperfezione.
In fondo era già tutto scritto nella sua “Conutry Road”.
Ma era ancora troppo presto per capirlo davvero.

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