Il cinema di Billy Wilder: i vostri elaborati!
18/12/2020
Al termine del workshop dedicato al cinema di Billy Wilder, abbiamo proposto ai partecipanti di redigere un elaborato su un elemento emblematico del cinema di questo autore, uno dei registi più importanti della storia della Settima Arte. Ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!

Elio Biginelli
GLORIA SWANSON: ALCUNE CONSIDERAZIONI
Il suo modo di recitare con ampi movimenti, sguardi espressivi, anche le sue smorfie, è tipico dei film muti. Questo stile risulta, almeno in parte, stridente con la necessità di esprimersi anche verbalmente. È come se per tutto il film fosse rimasta intrappolata in una dimensione anacronistica ma nello stesso tempo costretta a gettare un ponte sul presente. Una sorta di equilibrio instabile che dona a questa creatura eterea un fascino irresistibile. In quest’ottica mi azzardo a interpretare la scena finale della discesa della scalinata come una temporanea cesura con il presente e un repentino ribaltamento: Norma recita nel suo mondo con i suoi tempi (passati), tutti gli altri personaggi si cristallizzano come in uno sfondo che non rappresenta più il presente, bloccati perché non possono interagire e muoversi in un tempo che non è più il loro. Tutto fino alla dissolvenza di Norma che, raggiunto il suo obbiettivo, cessa di essere in costante tensione e può liberamente ricongiungersi al suo mondo.


Lucia Cirillo

"ARIANNA" E LA SEDUZIONE INNOCENTE DELLE PAROLE
Un amorevole omaggio al suo mentore. A dieci anni dalla scomparsa di Ernst Lubitch, Billy Wilder gli rese omaggio con il suo amabile “Arianna” (“Love in the afternoon”), una delicatissima commedia in pieno stile anni ’30 che trae più di uno spunto da film come “Tra le tue braccia” e “L’ottava moglie di barbablu” del già ricordato maestro.

Mr Flannagan è un uomo americano molto ricco, molto più maturo di Arianna, la giovane figlia del detective che lo “insegue” tra i grandi Hotel parigini per conto di mariti “minacciati”. Per lei è amore dal primo istante. Lui ancora non ne è consapevole. Come fare per conquistarlo? Lei è priva di ogni esperienza e astuzia seduttiva, ma ha a disposizione l’intero schedario paterno di casi d’amore e di tradimento. Attingerà da lì per rendersi interessante e innescare nella sua preda una forte gelosia retroattiva. La grazia della Hepburn, il magnetismo di Gary Cooper, gli zigani a creare il sottofondo romantico su misura per quelle magnifiche storie inventate, il violoncello sempre posizionato fuori dalla camera a fare da spettatore silenzioso, uno zibellino che scivola dalle spalle a raccontare tutto quello che poi non si vedrà. Ma lo stadio è ancora quello dell’amore contraffatto, raccontato senza alcuna pesantezza moralistica e conservando sempre un perfetto equilibrio tra comicità e malinconia.
Lo schedario di un investigatore visto da Arianna come una ineffabile biblioteca di romanzi. Vite vissute che si fanno racconto e poi pretesto per altri racconti a loro volta destinati a ridiventare ancora vita vera.

“Ho scoperto che è geloso. E questo è un ottimo segno”

Sarà proprio grazie a questo suo piccolo stratagemma che Arianna mostrerà a Mr Flannagan quelli grandi in cui lui è ingabbiato da sempre. Gli racconterà di amanti numerosi e accecati d’amore “riproducendo” i casi indagati dal padre.

Tutto torna. Tutto amorevolmente studiato nel dettaglio, dalla costruzione sapiente della storia e delle situazioni, ai ritorni di battuta alla Lubitch. Un lavoro di scrittura, come sempre, mirabile e che nel finale si congeda dalla parola con una battuta pienamente all’altezza di tutta questa calibratissima eleganza. Infatti, quando si saluteranno alla stazione, con gli occhi gonfi di lacrime Arianna continua a parlare senza sosta, assicurandogli che altri amori sapranno di certo consolarla.  Ma lui, ormai consapevole di tutto, grazie allo svelamento da parte del premuroso padre, e finalmente deciso a prendere quel treno assieme a lei, le dirà:

“Sta’ zitta Arianna. Sta’ zitta”

Quando l’inganno è ormai compiuto, innestandosi nella verità di un amore finalmente sbocciato, le parole non servono più.
"Arianna", un luminoso esempio di lezione lubitchiana perfettamente restituita e al contempo un gioiello profondamente tipico del grande genio di Wilder

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