Il cinema di Paolo Sorrentino: i vostri elaborati!
02/10/2020
Durante il workshop live dedicato al cinema di Paolo Sorrrentino, abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere un elaborato su un elemento emblematico del cinema del grande regista partenopeo.
Ecco i lavori che hanno meritato la pubblicazione!
Sara Colombini
YOUTH: LA FIGURA DEL NOSTOS NELLA FILMOGRAFIA DI PAOLO SORRENTINO
In un negozio, i rumori degli uccellini e dei pendoli degli orologi si rincorrono, sillabando in un crescendo l’incedere degli ingranaggi del tempo. All’improvviso, lo scoccare sonoro dei secondi si attenua per ascoltare la voce di una bambina. Lei, che ha riconosciuto Jimmy per un film in cui ha interpretato un padre che pensava di non essere all’altezza, lo rassicura dicendogli: “Nessuno al mondo si sente all’altezza, quindi non c’è da preoccuparsi.” Le sue parole, che ricordano quelle di Dadina (la nana che, abituata a vedere la vita dal basso come una bambina, aveva affermato: “Nessuno è adatto a un cazzo, Jep.”, La grande bellezza), sembrano riuscire a dare voce al muto sguardo in macchina di Paola che, nel finale de La dolce vita, si rivelava alternativa al mostruoso e promessa di grazia.
Nell’inquadratura successiva, in un dialogo senza stacchi tra la vecchiaia e la giovinezza, Fred domanda a Jimmy che cosa gli manchi. Dopo un primo momento di reticenza, l’attore gli svela di aver scoperto la propria mancanza nelle parole di Novalis, che scrive: "Sto sempre andando a casa. Sto sempre andando alla casa di mio padre." Sospendendo insieme all’artificio del montaggio ogni finzione esistenziale, il piano sequenza che svela l’intimo desiderio di Jimmy mette a fuoco una delle figure e ossessioni ricorrenti del cinema di Sorrentino: quella del nostos (ritorno).
È lungo la strada del ritorno a casa che si incontrano infatti molti dei protagonisti dei suoi film. Si pensi al pensiero più importante che riaffiora audiovisivamente negli ultimi istanti di vita (Un paradiso), agli sguardi del protagonista e del migliore amico che si incrociano in macchina prima della morte (Le conseguenze dell’amore), al viaggio nel tempo che tenta di ricucire il vuoto dell’amore paterno (This must be the place), all’apparizione fantasmatica di tutte le donne dirette prima di abbandonare la scena della vita (Youth – La giovinezza), all’epifania visiva dell’amico che ci guarda dal passato prima che il film si chiuda (Youth – La giovinezza), al trucco di sguardi tra il presente e la memoria “su un’isola, d’estate, al faro, di notte” (La grande bellezza), alla reiterazione dell’ultimo ricordo dei genitori prima dell’abbandono (The Young Pope).
Il cinema di Sorrentino è lì: palpita di e nell’assenza. Vive del e nel non visibile. Lungo quel viaggio a ritroso – reale o immaginario – alla ricerca di un tempo perduto, che è anche autobiografico, e che l’illusione del cinema può, talvolta, riportarci indietro.
Mariaserena Pasinetti
LA PECORA DI LORO ...
Molti di noi si saranno chiesti il significato della pecora che entra in casa e guarda la Tv in Loro.
Suggestione datami dal grande maestro Sorrentino?
Sarà questione di età ma subito mi sono balzate in mente le pecore dell'intervallo della Tv negli anni 60 e70.
Negli anni Sessanta e Settanta, in televisione, nei momenti vuoti tra le varie trasmissioni, o in presenza di problemi tecnici di trasmissione che si verificavano durante i collegamenti via satellite o durante i programmi in diretta, andava in onda il famoso "Intervallo", che serviva a colmare questi vuoti.
I primi “Intervalli” avevano una scritta in corsivo bianca “Intervallo” e consistevano in filmati di pecore, le "pecore" dell'Intervallo.
Erano tante, accompagnate da una musica colta, un collettivo, come si diceva in quegli anni, simbolo di scene di massa.
La pecora di LORO è sola, sale le scale perché sente la tv?
Cerca un gregge, una musica colta, un collettivo?
Cerca immagini raccontatele da nonni nonne padri madri?
Ma il grande sogno collettivo di quegli anni è morto, lei è sola di fronte a una Tv spazzatura. Bela, cerca, ci guarda, non è rimasto nulla di quegli anni.
Crolla e muore come sono morti i nostri sogni di allora, nati sul finire degli anni Sessanta e poi dispersi.
Ecco i lavori che hanno meritato la pubblicazione!
Sara Colombini
YOUTH: LA FIGURA DEL NOSTOS NELLA FILMOGRAFIA DI PAOLO SORRENTINO
In un negozio, i rumori degli uccellini e dei pendoli degli orologi si rincorrono, sillabando in un crescendo l’incedere degli ingranaggi del tempo. All’improvviso, lo scoccare sonoro dei secondi si attenua per ascoltare la voce di una bambina. Lei, che ha riconosciuto Jimmy per un film in cui ha interpretato un padre che pensava di non essere all’altezza, lo rassicura dicendogli: “Nessuno al mondo si sente all’altezza, quindi non c’è da preoccuparsi.” Le sue parole, che ricordano quelle di Dadina (la nana che, abituata a vedere la vita dal basso come una bambina, aveva affermato: “Nessuno è adatto a un cazzo, Jep.”, La grande bellezza), sembrano riuscire a dare voce al muto sguardo in macchina di Paola che, nel finale de La dolce vita, si rivelava alternativa al mostruoso e promessa di grazia.
Nell’inquadratura successiva, in un dialogo senza stacchi tra la vecchiaia e la giovinezza, Fred domanda a Jimmy che cosa gli manchi. Dopo un primo momento di reticenza, l’attore gli svela di aver scoperto la propria mancanza nelle parole di Novalis, che scrive: "Sto sempre andando a casa. Sto sempre andando alla casa di mio padre." Sospendendo insieme all’artificio del montaggio ogni finzione esistenziale, il piano sequenza che svela l’intimo desiderio di Jimmy mette a fuoco una delle figure e ossessioni ricorrenti del cinema di Sorrentino: quella del nostos (ritorno).
È lungo la strada del ritorno a casa che si incontrano infatti molti dei protagonisti dei suoi film. Si pensi al pensiero più importante che riaffiora audiovisivamente negli ultimi istanti di vita (Un paradiso), agli sguardi del protagonista e del migliore amico che si incrociano in macchina prima della morte (Le conseguenze dell’amore), al viaggio nel tempo che tenta di ricucire il vuoto dell’amore paterno (This must be the place), all’apparizione fantasmatica di tutte le donne dirette prima di abbandonare la scena della vita (Youth – La giovinezza), all’epifania visiva dell’amico che ci guarda dal passato prima che il film si chiuda (Youth – La giovinezza), al trucco di sguardi tra il presente e la memoria “su un’isola, d’estate, al faro, di notte” (La grande bellezza), alla reiterazione dell’ultimo ricordo dei genitori prima dell’abbandono (The Young Pope).
Il cinema di Sorrentino è lì: palpita di e nell’assenza. Vive del e nel non visibile. Lungo quel viaggio a ritroso – reale o immaginario – alla ricerca di un tempo perduto, che è anche autobiografico, e che l’illusione del cinema può, talvolta, riportarci indietro.
Mariaserena Pasinetti
LA PECORA DI LORO ...
Molti di noi si saranno chiesti il significato della pecora che entra in casa e guarda la Tv in Loro.
Suggestione datami dal grande maestro Sorrentino?
Sarà questione di età ma subito mi sono balzate in mente le pecore dell'intervallo della Tv negli anni 60 e70.
Negli anni Sessanta e Settanta, in televisione, nei momenti vuoti tra le varie trasmissioni, o in presenza di problemi tecnici di trasmissione che si verificavano durante i collegamenti via satellite o durante i programmi in diretta, andava in onda il famoso "Intervallo", che serviva a colmare questi vuoti.
I primi “Intervalli” avevano una scritta in corsivo bianca “Intervallo” e consistevano in filmati di pecore, le "pecore" dell'Intervallo.
Erano tante, accompagnate da una musica colta, un collettivo, come si diceva in quegli anni, simbolo di scene di massa.
La pecora di LORO è sola, sale le scale perché sente la tv?
Cerca un gregge, una musica colta, un collettivo?
Cerca immagini raccontatele da nonni nonne padri madri?
Ma il grande sogno collettivo di quegli anni è morto, lei è sola di fronte a una Tv spazzatura. Bela, cerca, ci guarda, non è rimasto nulla di quegli anni.
Crolla e muore come sono morti i nostri sogni di allora, nati sul finire degli anni Sessanta e poi dispersi.