Il fascino del vampiro al cinema
16/11/2020
Ci siamo da poco lasciati alle spalle Halloween, ma siamo soltanto all’inizio del periodo dell’anno in cui sono le ombre della notte a farla da padrone. Proprio in questo periodo viene facile rivolgere il pensiero a quelle creature delle tenebre che, nei racconti del folklore prima e nella letteratura poi (il primo esordio fu nel 1819 con racconto Il vampiro di John Polidori), hanno raggiunto una consacrazione iconografica proprio grazie al medium cinematografico. Creatura particolarmente affascinante, quella del vampiro, che, proprio come lo stesso genere horror, nei decenni si è rivelata un espediente per trattare altre tematiche (politiche, sociali e culturali).

Iniziamo proprio da una delle vette del cinema espressionista tedesco: Nosferatu (1922) di Friedrich Wilhelm Murnau. Liberamente ispirato al romanzo Dracula di Bram Stoker (cambiando i nomi dei personaggi per eludere il pagamento dei diritti d'autore), una vera e propria sinfonia dell'orrore (come enunciato nel titolo originale) e uno dei più alti risultati dell'estetica espressionista. La figura del vampiro è qui perfettamente calata negli orrori che infestavano la Germania del dopoguerra. Lo stesso nome del conte Orlok potrebbe essere un riferimento dalla parola olandese “oorlog” il cui significato è proprio “guerra”. Pellicola in cui si respira il tanfo pestilenziale della morte, il vampiro è qui rappresentato come una creatura disgustosa e veicolo di malattie: i topi sono anch’essi un elemento che ricorre nel film e che inevitabilmente viene associato alla pestilenza. Il cambio di scenario, dalla Londra del romanzo alla Germania del dopoguerra, rende ancor più marcato il riferimento a quelle che erano paure e timori di un’intera nazione, la Germania, pronta a essere investita da una vera e propria ondata antisemita.



Nel Dracula (1931) di Tod Browning il vampiro cambia totalmente registro: la ripugnante creatura messa in scena da Murnau ricopre qui il ruolo di sex symbol. Bela Lugosi ha dato corpo alla caratterizzazione del conte più longeva e iconica di sempre: cappa, brillantina e infinita eleganza hanno cominciato da qui in avanti a caratterizzare l'ambiguo personaggio, un look impeccabile riproposto più avanti anche dal Dracula di Christopher Lee e dagli innumerevoli epigoni. Il vampiro interpretato da Lugosi è sensuale, seducente, tutte caratteristiche, quelle accostate al fascino lussurioso, che si sono legate a doppio filo a queste creature notturne.



Nel 1936 esce La figlia di Dracula, diretto da Lambert Hillyer. La connotazione sessuale del vampiro riesce a emergere proprio grazie al genere horror. Scene e temi che in qualsiasi altro genere sarebbero stati inaccettabili e sarebbero incorsi in censura (ricordiamo che questi erano gli anni del codice Hays) riescono a bypassare gli stringenti controlli della morale bigotta dell’epoca. L’erotismo saffico di una scena in particolare è infatti palpabile, ma, ancora una volta, il genere horror si è dimostrato un precursore.



Ne La morte dietro la porta (1972) di Bob Clark il vampiro viene qui utilizzato per mettere in scena il ritorno a casa traumatico che aveva caratterizzato i reduci dal Vietnam. Persone svuotate di ogni emozione, spesso rigettate dalla stessa società per cui avevano sacrificato anni e anni della loro vita.



Sempre nel 1972 Blacula, diretto da William Crain, porta in scena le proteste sociali dei neri d’America, in una denuncia di quell’enorme problema razziale che gli Stati Uniti d’America si portano dietro dall’inizio della loro Storia.



Concludiamo con Intervista col vampiro (1994) diretto da Neil Jordan. Anche in questo caso a destare interesse è il modo in cui, attraverso il genere, viene trattato il tema di una relazione omosessuale. Lo spunto non si limita però alla tensione omoerotica ma fa un passo ulteriore andando a disegnare un vero e proprio quadro famigliare: Brad Pitt e Tom Cruise adottano infatti una bambina (Kirsten Dunst). Ancora una volta il genere horror si è dimostrato un espediente funzionale nell’ottica di trattare e sdoganare tematiche controverse per l’epoca.



Simone Manciulli

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