Nel cinema erotico italiano degli anni ’60 e ’70, il desiderio non poteva essere mostrato. Doveva essere evocato. Per aggirare la censura e le convenzioni sociali, registi e produttori ricorrevano a sottintesi, costruendo trame fatte di metafore e suggestioni. Ed è proprio in quest’area grigia che il manifesto pittorico ha trovato uno dei suoi terreni più fertili.
In un’epoca in cui non si poteva mostrare tutto, l’erotismo del manifesto pittorico divenne un'importante chiave di attrazione. Ben aldilà della missione di promozione cinematografica, queste opere coniugavano l'arte con la seduzione visiva. Dovevano stuzzicare l’immaginazione, accendere la fantasia, suggerire ciò che lo schermo non poteva ancora rivelare. E ci riuscivano con l'eleganza, la misura e la forza della creatività.
Suggestione, atmosfera, tensione
I pittori cartellonisti di quegli anni svilupparono un’estetica inconfondibile. Nulla era lasciato al caso: un profilo sfiorato dalla luce, una mano che svanisce nell’ombra, un tessuto che si arriccia con intenzione. Ogni dettaglio pittorico era studiato per alludere, non per mostrare. I manifesti del cinema erotico si muovevano su un filo sottile tra sensualità e poesia, facendo intravedere e immaginare molto senza mai scadere nel volgare.
Film erotici come Malizia, La chiave, Orchidea Selvaggia o La matriarca furono accompagnati da manifesti che, ancora oggi, conservano un fascino intatto. I colori caldi, le ombre morbide, i volti appena accennati: tutto contribuiva ad ispirare desiderio, con locandine eleganti, mai morbose, sempre allusive.

Un genere marginale, un valore ritrovato
A lungo considerato genere minore, il cinema erotico italiano è oggi oggetto di una rivalutazione critica. I suoi manifesti, un tempo trascurati, vengono riscoperti come preziose testimonianze di un’epoca in cui l’arte doveva aggirare i divieti per esprimersi. E proprio in quei limiti imposti nasceva, paradossalmente, la sua massima espressività. Il linguaggio visivo della seduzione si faceva colto, sofisticato, ricco di riferimenti anche culturali.
Oggi quei manifesti tornano a circolare: restaurati digitalmente, archiviati con cura, esposti in mostre, librerie indipendenti, gallerie e spazi di design. Le locandine erotiche d’epoca vivono una nuova stagione, e possederle significa comprendere un genere artistico che ha saputo parlare al pubblico con talento e intelligenza.
Un’eredità visiva che resiste
Disponibili in versioni restaurate e riprodotte su supporti di alta qualità, questi poster non sono da tempo solo oggetti da collezione. Vengono infatti scelti come elementi d’arredo, spunti di riflessione culturale, segni di stile capaci di dialogare con ambienti moderni e contesti creativi. La loro bellezza, la loro audacia misurata ne fanno dei bellissimi quadri in grado di emozionare e far rivivere significative esperienze del passato.
Seduzione visiva, oltre il tempo
L’erotismo pittorico dei manifesti italiani degli anni ’70 non ha perso il suo fascino. In un mondo dove tutto è esibito, il fascino del non detto, con il portato del suo sex appeal, colpisce con rinnovata intensità.
Chi sceglie di esporre una di queste opere lo fa per il loro valore artistico e per custodire e raccontare un frammento di storia di costume italiano interpretato da pittori di grande talento e sensibilità.