Il simpatizzante, l'altra faccia della guerra in Vietnam
11/06/2024
Bisogna risalire all’origine del cinema di Park Chan-wook per trovare un’opera politica che parli allo stesso tempo di tensioni militari ataviche e di amicizia viscerale. Nel 2000 infatti, il regista sud coreano, prima di diventare celebre per aver firmato capolavori riconosciuti come Oldboy (2003), aveva diretto Joint Security Area, una pellicola folgorante dove, al confine tra Nord e Sud Corea, nasceva un’inaspettata fratellanza tra soldati delle fazioni opposte. È grazie alla collaborazione tra A24 e HBO che ora il geniale cineasta torna dietro alla macchina da presa su temi molto simili, questa volta utilizzando il medium della televisione. Nasce così Il simpatizzante, miniserie di sette puntate tratta dall’omonimo romanzo premio Pulitzer di Viet Thanh Nguyen, dove Park figura come showrunner e sceneggiatore, oltre che regista dei primi tre episodi. 

Così il maestro sudcoreano abbandona le ambientazioni di genere della trilogia della vendetta e del più recente Decision to Leave (2022) e si sposta in Vietnam nel 1975, con la caduta di Saigon e il ritiro delle ultime truppe americane. Il protagonista, una spia comunista franco-vietnamita, è infiltrato ormai da tempo e con successo nella fazione opposta, quella supportata dagli Stati Uniti. Terminato il conflitto però, i suoi superiori gli comunicano che il lavoro non è finito: dovrà seguire il manipolo di vietnamiti sconfitti che appoggiati dalla CIA fuggono in California e continuare a vestire i panni dell’infiltrato comunicando al nuovo governo del Vietnam tutte le mosse del generale a capo dei rifugiati. 

L’operazione della serie è senza precedenti perché affronta le conseguenze della guerra dal punto di vista dei vietnamiti, scandagliando le dinamiche intestine di un paese squarciato e violentato, sfruttato dagli occidentali e dissanguato dagli orientali. Il protagonista, seppur agente segreto dei comunisti, si trova tra i due fuochi subendo le conseguenze da entrambe le parti. È un apolide, vietnamita dagli occhi verdi, considerato “mezzosangue” in patria e straniero negli Stati Uniti, paese dove ha studiato all’università imparando perfettamente usi e costumi. Non ha un nome infatti il personaggio interpretato brillantemente dalla rivelazione Hoa Xuande, ma viene semplicemente chiamato “il Capitano”.

In realtà lui è “doppio di tutto”, come lo definisce la madre, e rappresenta così quell’alterità, quella eterogenia e polimorfia alla base di tutti i conflitti, soprattutto novecenteschi, dove la dicotomia non è mai davvero definita ma si transita perennemente in una zona grigia. Questo aspetto è ben rappresentato anche dai suoi due migliori amici separati dalla guerra, uno affiliato al regime comunista, che tramite lettere cifrate gli comunica i suoi compiti da spia e un altro invece convinto americanista che lo segue a Los Angeles. 

Se il protagonista subisce quindi un continuo sdoppiamento, Robert Downey Jr, qui anche produttore con la moglie, si fa in quattro. Fresco di Oscar per Oppenheimer, Downey Jr, più poliedrico che mai, interpreta allo stesso tempo il mellifluo agente della CIA Claude, l’ambiguo professore di studi orientali Hammer, il nerboruto deputato repubblicano Ned Godwin e l’esaltato regista Nicos Damianos. Tutte maschere grottesche che rappresentano diverse facce dell’imperialismo bianco americano. Per una volta quindi la popolazione vietnamita viene ben approfondita, evitando gli stereotipi da vietcong senza identità, mentre al contrario gli americani sono ridotti ad un volto soltanto. 

Il simpatizzante è un’opera sia storica che di genere, che spazia dal film di spionaggio alla satira politica, erede del Conformista di Bertolucci (e Moravia) e nuovo punto di arrivo per raccontare la guerra del Vietnam. Park Chan-wook non è nuovo alle serie tv (aveva già diretto The Little Drummer Girl nel 2018) ma con quest’ultima fatica fa un salto nel passato, creando un perfetto ponte tra il suo cinema e la televisione. Torna a raccontare, come in Joint Security Area, una storia di profonda amicizia spezzata dalla guerra, dove alcuni legami rimangono saldi nonostante i conflitti indotti, mentre altri sono destinati a sciogliersi e restare solo nei ricordi, perché, come recita la citazione che apre il primo episodio, “ogni guerra viene combattuta due volte, la prima sul campo di battaglia, la seconda nella memoria”.

Cesare Bisantis

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica