Il voyeurismo in Challengers
18/04/2025
Riceviamo e con piacere condividiamo l'analisi su Challengers svolta da Rossella Siri, studentessa del Master MICA.
Il voyeurismo è la perversione per cui si gode spiando gli atti sessuali altrui e Challengers lo spiega allo spettatore fin dalla locandina. Qui il voyeur, cioè colui che osserva, è Tashi Duncan. Il gioco di sguardi in questo film segue le dinamiche della triangolazione, poiché c’è sempre qualcuno che guarda.
Il gioco di sguardi che attraversa la narrazione si declina su tre livelli differenti, ma strettamente interconnessi: il set del tennis e del cinema; la tensione erotica del tennis e il gioco di sguardi della società contemporanea.
Il set del tennis e del cinema
Tashi Duncan sta osservando una partita di tennis, seduta sugli spalti. Il campo da gioco è il suo set, lei è la regista-spettatrice del proprio film erotico: Art e Patrick diventano i suoi attori protagonisti, manovrando i loro corpi a propria discrezione, otterrà un tennis di alto livello, che corrisponderà al suo momento più alto di piacere.
La soggettiva di Tashi permette allo spettatore di assumere il suo schema di gioco, lasciando comunque un velo di perplessità. Le soggettive di Art e Patrick completano in parte questo schema, ponendo lo spettatore al centro dello sguardo. Pertanto, chi osserva è al tempo stesso osservato e di conseguenza reso complice in questa tensione erotica.
La tensione erotica del tennis
Il tennis è un atto sessuale che si consuma sul campo da gioco. La relazione in campo e fuoricampo si costruisce sull’amore per il tennis e sulla competizione che il gioco può accendere.
Il vero oggetto di amore e desiderio per i protagonisti della triangolazione è il tennis, in termini di emozioni e sensazioni che il gioco stesso può costruire in una partita, in una performance e soprattutto in una vittoria.
Tredici anni prima la palla da tennis, cioè Tashi, si trovava nel mezzo. L’equilibrio si rompe nel momento in cui la tensione sessuale tra i due viene da lei sprigionata. Quell’entità femminile superiore inizia a manovrare i suoi attori con sguardo demoniaco, dando vita ad un’eccitante competizione, che durerà fino al giorno del Challenger. Tashi non è più protagonista: esclusa da un bacio passionale, si fa spettatrice e voyeur di Art e Patrick, ma al tempo stesso osserva anche il pubblico. L’inquadratura dall’alto passa ad una soggettiva del suo sguardo, portando lo spettatore ad osservare insieme a lei, direttamente dentro lo schermo (la prospettiva del voyeur è cambiata). Quando la regista interrompe l’azione, loro osservano lei, cioè il pubblico, che ha
assunto la sua prospettiva e li ha scoperti (il velo voyeuristico è così scomparso).
Nella società contemporanea il gesto di accendere la sigaretta a qualcuno è simbolo di seduzione. Come interpretare allora il gesto di sputare la chewing gum nelle mani di qualcuno?
A distanza di undici anni, Art ripete quest’azione prima con Patrick e poi con Tashi. Il significato di questo gesto va oltre la seduzione, si parla di fiducia nell’altra persona, che cambia nel corso degli anni e verrà in primis tradita da Patrick.
La condivisione del cibo è sempre presente nel cinema di Guadagnino, da Call me by your name all’ultimo film Queer. Il cibo è piacere, ma è anche strettamente legato alla voracità. Natura, sesso e cibo viaggiano in parallelo e nel suo cinema questi elementi si intrecciano costantemente e
prendono forma a seconda del climax che si racconta. Challengers è il culmine di questi legami: coloro che si siedono alla stessa tavola, per condividere un pasto, si uniscono l’uno all’altro in un’alchimia soprannaturale.
Il momento in cui Patrick e Art dividono lo stesso churro, riprende lo scenario di Lilli e il vagabondo. Il dialogo, che si incentra sulla loro attrazione, è enfatizzato da questo immaginario di condivisione.
Tutti i protagonisti sono sempre in cerca di una continua spinta vitale; infatti,Tashi è disposta a concedersi in virtù del tennis, chiedendo a Patrick di perdere la finale del Challenger. Tashi ha bisogno della vittoria di Art per sé stessa, deve continuare a giocare a tennis a qualunque costo, ne è dipendente, così come Art e Patrick sono ossessionati da lei, in quanto incarnazione di bellezza del tennis.
La sequenza che mostra l’abbandono corporeo di Tashi e Patrick è accompagnata da una musica sacra e corale, poiché tutto ciò non è altro che un rituale di iniziazione per i challengers. Il colore rosso che domina la scena racchiude l’eccitazione e il sacrificio che è stato compiuto, in virtù del
tennis più alto.
La tensione che avvolge giocatori e spettatori si declina su due livelli: la palla da tennis, che ribatte da una parte all’altra, e la rete. Tashi, seduta perfettamente in linea con la rete, non solo ne è la continuità, ma è incarnazione della rete stessa. Osserva il suo film e le sue creazioni, ma dirige
anche i suoi attori. L’enfasi sul sudore racconta quelle sensazioni di piacere che provoca il tennis.
Al momento del tie-break, Patrick posiziona la palla da tennis sul collo della racchetta, sa come riaccendere la competizione nel suo compagno sfruttando un semplice gesto. I challengers si guardano e si sorridono, dopodiché iniziano davvero la loro relazione, danzano sul campo come se fosse un vero e proprio tango. Ora, Art e Patrick, dialogano per la prima volta, come mai avevano fatto prima. Lo spettatore prende la soggettiva della palla da tennis, irrompendo sul
campo e connettendosi al loro legame.
L’ambientazione creata dai movimenti di macchina, dai “ballerini” e dalla musica sembra quella di un videoclip musicale, alternata a momenti videoludici, quando lo spettatore assume le soggettive dei giocatori e si prepara a colpire la palla da tennis con la racchetta.
La locandina anticipa il finale del film, poiché Art e Patrick si avvicineranno sempre di più alla rete, fino ad unirsi in un unico punto di vista.
Tashi Duncan è sempre stata quella rete di mezzo, che nel finale scompare in un abbraccio tra i protagonisti. Art decide di oltrepassare quella rete e lasciarsi il passato alle spalle, abbandonando il rancore accumulato negli anni dalla loro continua competizione. Patrick decide di andargli incontro, abbandona la racchetta e quindi il gioco, per salvarlo in un abbraccio.
Il gioco di sguardi nella società contemporanea
Tashi Duncan, perdendo il proprio corpo, si serve di quello delle sue pedine, trasformandosi in una sorta di «Big Brother» moderno, che può controllare e ramificarsi nelle menti dei suoi personaggi.
Art e Patrick sono inevitabilmente influenzati dalla divinità suprema del tennis, la venerano e al tempo stesso cercano continuamente la sua approvazione.
Nella società contemporanea Tashi Duncan non rappresenta altro che internet e il mondo dei social. Il tempo medio trascorso sui social è spropositato rispetto alla durata di un’intera giornata; infatti, gli adolescenti spendono le ore a spiare gli altri (voyeur) e al tempo stesso amano pubblicare contenuti, per essere spiati a loro volta. Cercano un’approvazione, data dai cosiddetti like. Il social per eccellenza, che rappresenta questo meccanismo, è Instagram: l’utente osserva le storie di suo interesse, ma simultaneamente controlla chi ha visualizzato la propria e può reagire.
La reazione a storie o post rappresenta quella palla da tennis che rimbalza da una parte all’altra del campo: l’interazione sui social, non è altro che la creazione di legami e relazioni, proprio come sul campo da tennis. Art e Patrick sono i protagonisti delle interazioni, incarnando la generazione Z, che è solita comunicare attraverso metafore. D’altronde, la metafora del tennis nel film corrisponde a brevi frasi o simboli in relazione a post e storie specifiche, rivolte ad un utente preciso, ne è dimostrazione la più recente serie Netflix Adolescence.
Le persone si conoscono sui social, poiché è un luogo di incontro, così come il campo da tennis.
La tensione, che va creandosi, è legata all’attenzione sulla futura reazione degli utenti in merito ad un contenuto. Durante il set, la tensione si lega all’attesa della palla da tennis nella propria metà del campo.
Tashi non è solo quella rete che separa il campo da tennis, ma è la rete internet. Gli utenti ruotano
tutti attorno ad internet, che rappresenta il luogo dove convergono tutte le risposte. Tashi è la risposta ad ogni domanda sul tennis, poiché lei stessa è il mondo tennistico, a cui ruotano attorno le sue pedine.
Infine, il percorso sulle declinazioni dello sguardo contemporaneo impone un'ultima fondamentale conclusione: la dipendenza dal tennis incarna in realtà quella dalla rete, infatti la società è ormai impossibilitata a vivere senza connessione. La popolazione mondiale è abituata ai comfort, che può fornire internet, ma anche alle opportunità che si sono sviluppate negli ambiti più disparati, (lavorare smart o relazionarsi online). Challengers è specchio della contemporaneità.
Riferimenti e confronti con il cinema di Guadagnino: la dipendenza
Nel cinema di Guadagnino, il linguaggio del corpo è strumentalizzato per raccontare il desiderio. I personaggi dialogano così intimamente, che i loro volti tendono a sfiorarsi. Se in Call me by your name il corpo adolescenziale scopre la propria sessualità, in Challengers i corpi sono già tesi e fortemente sessualizzati, il ritmo di crescita è molto più veloce. I corpi sono strettamente legati alle dipendenze dell’essere umano, che si declinano su tematiche
differenti in relazione al film, ma rappresentano in maniera universale la dipendenza come caratteristica intrinseca dell’uomo.
Call me by your name è la scoperta del desiderio adolescenziale, tramite un ritmo lento, i protagonisti si uniscono in un’unica anima. La dipendenza si sviluppa attorno ad un amore puro e romantico. C’è bisogno della persona amata al proprio fianco, poiché nella solitudine inizia a crescere quella sensazione di astinenza dall’amore.
In Bones and all il corpo è nutrimento: il cannibalismo è una dipendenza, riconosciuta come tale dagli stessi personaggi, che non riescono a trattenersi. Il corpo è cibo e momento di aggregazione, poiché ci si nutre insieme. L’unica speranza di redenzione è l’amore, ma la mamma della protagonista anticipa già il finale allo spettatore, poiché il mondo dell’amore non accoglie i mostri. Si ripresenta nuovamente lo schema di solitudine e successiva unione, per poi
trasformarsi nell’impossibilità di stare insieme e ritorno inevitabile alla solitudine. Il finale rappresenta il culmine di quella disperata ricerca di amore, poiché la dimostrazione di affetto corrisponde a nutrirsi del corpo della persona amata.
Challengers, invece, è la dipendenza dal tennis e la scoperta di piacere del corpo, in virtù delle sensazioni che lo sport può suscitare. Il corpo non è più oggetto sessuale, bensì mezzo per arrivare al risultato. Se in Call me by your name i corpi si uniscono progressivamente nella noia estiva, in Challengers i protagonisti seguono un ritmo disorientante per la velocità del gioco in campo e fuoricampo. Si arriva così ad un'esplosiva fusione finale.
Nell’ultimo film del regista, Queer la dipendenza si declina su due livelli: l’alcol e le droghe e il bisogno d’amore. Lee, in stato di solitudine, ricerca qualcuno da amare e si innamora di Eugene. Le dipendenze convergono quando Lee, per connettersi in maniera soprannaturale ad Eugene, è disposto ostinatamente a cercare e provare la Yage. Spera che la droga in questione possa legarli in maniera soprannaturale, ma lo schema persiste: Lee ritornerà allo stato di abbandono e solitudine. Il gioco di sguardi e la vicinanza dei corpi ritorna dominante quando i protagonisti sono nello stesso luogo, locale o stanza e comunicano a pochi metri, senza dialogare.
Le dipendenze caratterizzano la società contemporanea e possono essere di varia natura. In Challengers la dipendenza dal tennis è assimilabile a quella della droga nella società moderna: i protagonisti della triangolazione hanno bisogno di procurarsi la loro dose quotidiana di tennis in un modo o nell’altro, allora lo sport è cocaina pura, che viene assunta per eccitarsi. La sostanza può aumentare la frequenza cardiaca e la mancata assunzione o astinenza induce le sensazioni che rilascia giocare o meno a tennis. Nella società contemporanea il consumo di cocaina è relazionato ad una ricerca di adrenalina e sensazioni nuove, così come in Challengers si vive per e in funzione del tennis, per provare quelle stesse percezioni. La scelta di specificare la tipologia di sostanza stupefacente è per enfatizzare le affinità sensoriali di entrambe le dipendenze.
Lo sviluppo sensoriale, nella filmografia presa in esame, permette di creare film tattili, come il sudore in Challengers o stimolare le percezioni olfattive in Bones and all.
Inoltre, il colore rosso accompagna spesso l’emozione della scena nella filmografia di Guadagnino: Suspiria, ispirato all’omonimo film di Dario Argento, è dominato dal colore rosso, legato al sangue e alla danza come rituale e sacrificio. Il rosso in Bones and all è nuovamente legato a un elemento primitivo, i protagonisti si coprono di sangue, divorando ferocemente la propria preda. Il sangue diventa qualcosa di sporco e impuro, caratterizzando il loro volto
vampiresco. Infine, in Challengers il rosso domina la scena al momento del sacrificio all’abbandono corporeo, un rituale profano su una musica pura e sacra.
In conclusione, questa analisi pone degli accenti su particolari nascosti, interpretati con una chiave di lettura che cerca di evidenziare il concetto del voyeurismo nello scenario contemporaneo, scoprendo delle assonanze tra Challengers e gli altri film presi in esame. Chissà quali altre dipendenze scopriremo nella nostra società tramite il cinema di Guadagnino.
Rossella Siri
Il voyeurismo è la perversione per cui si gode spiando gli atti sessuali altrui e Challengers lo spiega allo spettatore fin dalla locandina. Qui il voyeur, cioè colui che osserva, è Tashi Duncan. Il gioco di sguardi in questo film segue le dinamiche della triangolazione, poiché c’è sempre qualcuno che guarda.
Il gioco di sguardi che attraversa la narrazione si declina su tre livelli differenti, ma strettamente interconnessi: il set del tennis e del cinema; la tensione erotica del tennis e il gioco di sguardi della società contemporanea.
Il set del tennis e del cinema
Tashi Duncan sta osservando una partita di tennis, seduta sugli spalti. Il campo da gioco è il suo set, lei è la regista-spettatrice del proprio film erotico: Art e Patrick diventano i suoi attori protagonisti, manovrando i loro corpi a propria discrezione, otterrà un tennis di alto livello, che corrisponderà al suo momento più alto di piacere.
La soggettiva di Tashi permette allo spettatore di assumere il suo schema di gioco, lasciando comunque un velo di perplessità. Le soggettive di Art e Patrick completano in parte questo schema, ponendo lo spettatore al centro dello sguardo. Pertanto, chi osserva è al tempo stesso osservato e di conseguenza reso complice in questa tensione erotica.
La tensione erotica del tennis
Il tennis è un atto sessuale che si consuma sul campo da gioco. La relazione in campo e fuoricampo si costruisce sull’amore per il tennis e sulla competizione che il gioco può accendere.
Il vero oggetto di amore e desiderio per i protagonisti della triangolazione è il tennis, in termini di emozioni e sensazioni che il gioco stesso può costruire in una partita, in una performance e soprattutto in una vittoria.
Tredici anni prima la palla da tennis, cioè Tashi, si trovava nel mezzo. L’equilibrio si rompe nel momento in cui la tensione sessuale tra i due viene da lei sprigionata. Quell’entità femminile superiore inizia a manovrare i suoi attori con sguardo demoniaco, dando vita ad un’eccitante competizione, che durerà fino al giorno del Challenger. Tashi non è più protagonista: esclusa da un bacio passionale, si fa spettatrice e voyeur di Art e Patrick, ma al tempo stesso osserva anche il pubblico. L’inquadratura dall’alto passa ad una soggettiva del suo sguardo, portando lo spettatore ad osservare insieme a lei, direttamente dentro lo schermo (la prospettiva del voyeur è cambiata). Quando la regista interrompe l’azione, loro osservano lei, cioè il pubblico, che ha
assunto la sua prospettiva e li ha scoperti (il velo voyeuristico è così scomparso).
Nella società contemporanea il gesto di accendere la sigaretta a qualcuno è simbolo di seduzione. Come interpretare allora il gesto di sputare la chewing gum nelle mani di qualcuno?
A distanza di undici anni, Art ripete quest’azione prima con Patrick e poi con Tashi. Il significato di questo gesto va oltre la seduzione, si parla di fiducia nell’altra persona, che cambia nel corso degli anni e verrà in primis tradita da Patrick.
La condivisione del cibo è sempre presente nel cinema di Guadagnino, da Call me by your name all’ultimo film Queer. Il cibo è piacere, ma è anche strettamente legato alla voracità. Natura, sesso e cibo viaggiano in parallelo e nel suo cinema questi elementi si intrecciano costantemente e
prendono forma a seconda del climax che si racconta. Challengers è il culmine di questi legami: coloro che si siedono alla stessa tavola, per condividere un pasto, si uniscono l’uno all’altro in un’alchimia soprannaturale.
Il momento in cui Patrick e Art dividono lo stesso churro, riprende lo scenario di Lilli e il vagabondo. Il dialogo, che si incentra sulla loro attrazione, è enfatizzato da questo immaginario di condivisione.
Tutti i protagonisti sono sempre in cerca di una continua spinta vitale; infatti,Tashi è disposta a concedersi in virtù del tennis, chiedendo a Patrick di perdere la finale del Challenger. Tashi ha bisogno della vittoria di Art per sé stessa, deve continuare a giocare a tennis a qualunque costo, ne è dipendente, così come Art e Patrick sono ossessionati da lei, in quanto incarnazione di bellezza del tennis.
La sequenza che mostra l’abbandono corporeo di Tashi e Patrick è accompagnata da una musica sacra e corale, poiché tutto ciò non è altro che un rituale di iniziazione per i challengers. Il colore rosso che domina la scena racchiude l’eccitazione e il sacrificio che è stato compiuto, in virtù del
tennis più alto.
La tensione che avvolge giocatori e spettatori si declina su due livelli: la palla da tennis, che ribatte da una parte all’altra, e la rete. Tashi, seduta perfettamente in linea con la rete, non solo ne è la continuità, ma è incarnazione della rete stessa. Osserva il suo film e le sue creazioni, ma dirige
anche i suoi attori. L’enfasi sul sudore racconta quelle sensazioni di piacere che provoca il tennis.
Al momento del tie-break, Patrick posiziona la palla da tennis sul collo della racchetta, sa come riaccendere la competizione nel suo compagno sfruttando un semplice gesto. I challengers si guardano e si sorridono, dopodiché iniziano davvero la loro relazione, danzano sul campo come se fosse un vero e proprio tango. Ora, Art e Patrick, dialogano per la prima volta, come mai avevano fatto prima. Lo spettatore prende la soggettiva della palla da tennis, irrompendo sul
campo e connettendosi al loro legame.
L’ambientazione creata dai movimenti di macchina, dai “ballerini” e dalla musica sembra quella di un videoclip musicale, alternata a momenti videoludici, quando lo spettatore assume le soggettive dei giocatori e si prepara a colpire la palla da tennis con la racchetta.
La locandina anticipa il finale del film, poiché Art e Patrick si avvicineranno sempre di più alla rete, fino ad unirsi in un unico punto di vista.
Tashi Duncan è sempre stata quella rete di mezzo, che nel finale scompare in un abbraccio tra i protagonisti. Art decide di oltrepassare quella rete e lasciarsi il passato alle spalle, abbandonando il rancore accumulato negli anni dalla loro continua competizione. Patrick decide di andargli incontro, abbandona la racchetta e quindi il gioco, per salvarlo in un abbraccio.
Il gioco di sguardi nella società contemporanea
Tashi Duncan, perdendo il proprio corpo, si serve di quello delle sue pedine, trasformandosi in una sorta di «Big Brother» moderno, che può controllare e ramificarsi nelle menti dei suoi personaggi.
Art e Patrick sono inevitabilmente influenzati dalla divinità suprema del tennis, la venerano e al tempo stesso cercano continuamente la sua approvazione.
Nella società contemporanea Tashi Duncan non rappresenta altro che internet e il mondo dei social. Il tempo medio trascorso sui social è spropositato rispetto alla durata di un’intera giornata; infatti, gli adolescenti spendono le ore a spiare gli altri (voyeur) e al tempo stesso amano pubblicare contenuti, per essere spiati a loro volta. Cercano un’approvazione, data dai cosiddetti like. Il social per eccellenza, che rappresenta questo meccanismo, è Instagram: l’utente osserva le storie di suo interesse, ma simultaneamente controlla chi ha visualizzato la propria e può reagire.
La reazione a storie o post rappresenta quella palla da tennis che rimbalza da una parte all’altra del campo: l’interazione sui social, non è altro che la creazione di legami e relazioni, proprio come sul campo da tennis. Art e Patrick sono i protagonisti delle interazioni, incarnando la generazione Z, che è solita comunicare attraverso metafore. D’altronde, la metafora del tennis nel film corrisponde a brevi frasi o simboli in relazione a post e storie specifiche, rivolte ad un utente preciso, ne è dimostrazione la più recente serie Netflix Adolescence.
Le persone si conoscono sui social, poiché è un luogo di incontro, così come il campo da tennis.
La tensione, che va creandosi, è legata all’attenzione sulla futura reazione degli utenti in merito ad un contenuto. Durante il set, la tensione si lega all’attesa della palla da tennis nella propria metà del campo.
Tashi non è solo quella rete che separa il campo da tennis, ma è la rete internet. Gli utenti ruotano
tutti attorno ad internet, che rappresenta il luogo dove convergono tutte le risposte. Tashi è la risposta ad ogni domanda sul tennis, poiché lei stessa è il mondo tennistico, a cui ruotano attorno le sue pedine.
Infine, il percorso sulle declinazioni dello sguardo contemporaneo impone un'ultima fondamentale conclusione: la dipendenza dal tennis incarna in realtà quella dalla rete, infatti la società è ormai impossibilitata a vivere senza connessione. La popolazione mondiale è abituata ai comfort, che può fornire internet, ma anche alle opportunità che si sono sviluppate negli ambiti più disparati, (lavorare smart o relazionarsi online). Challengers è specchio della contemporaneità.
Riferimenti e confronti con il cinema di Guadagnino: la dipendenza
Nel cinema di Guadagnino, il linguaggio del corpo è strumentalizzato per raccontare il desiderio. I personaggi dialogano così intimamente, che i loro volti tendono a sfiorarsi. Se in Call me by your name il corpo adolescenziale scopre la propria sessualità, in Challengers i corpi sono già tesi e fortemente sessualizzati, il ritmo di crescita è molto più veloce. I corpi sono strettamente legati alle dipendenze dell’essere umano, che si declinano su tematiche
differenti in relazione al film, ma rappresentano in maniera universale la dipendenza come caratteristica intrinseca dell’uomo.
Call me by your name è la scoperta del desiderio adolescenziale, tramite un ritmo lento, i protagonisti si uniscono in un’unica anima. La dipendenza si sviluppa attorno ad un amore puro e romantico. C’è bisogno della persona amata al proprio fianco, poiché nella solitudine inizia a crescere quella sensazione di astinenza dall’amore.
In Bones and all il corpo è nutrimento: il cannibalismo è una dipendenza, riconosciuta come tale dagli stessi personaggi, che non riescono a trattenersi. Il corpo è cibo e momento di aggregazione, poiché ci si nutre insieme. L’unica speranza di redenzione è l’amore, ma la mamma della protagonista anticipa già il finale allo spettatore, poiché il mondo dell’amore non accoglie i mostri. Si ripresenta nuovamente lo schema di solitudine e successiva unione, per poi
trasformarsi nell’impossibilità di stare insieme e ritorno inevitabile alla solitudine. Il finale rappresenta il culmine di quella disperata ricerca di amore, poiché la dimostrazione di affetto corrisponde a nutrirsi del corpo della persona amata.
Challengers, invece, è la dipendenza dal tennis e la scoperta di piacere del corpo, in virtù delle sensazioni che lo sport può suscitare. Il corpo non è più oggetto sessuale, bensì mezzo per arrivare al risultato. Se in Call me by your name i corpi si uniscono progressivamente nella noia estiva, in Challengers i protagonisti seguono un ritmo disorientante per la velocità del gioco in campo e fuoricampo. Si arriva così ad un'esplosiva fusione finale.
Nell’ultimo film del regista, Queer la dipendenza si declina su due livelli: l’alcol e le droghe e il bisogno d’amore. Lee, in stato di solitudine, ricerca qualcuno da amare e si innamora di Eugene. Le dipendenze convergono quando Lee, per connettersi in maniera soprannaturale ad Eugene, è disposto ostinatamente a cercare e provare la Yage. Spera che la droga in questione possa legarli in maniera soprannaturale, ma lo schema persiste: Lee ritornerà allo stato di abbandono e solitudine. Il gioco di sguardi e la vicinanza dei corpi ritorna dominante quando i protagonisti sono nello stesso luogo, locale o stanza e comunicano a pochi metri, senza dialogare.
Le dipendenze caratterizzano la società contemporanea e possono essere di varia natura. In Challengers la dipendenza dal tennis è assimilabile a quella della droga nella società moderna: i protagonisti della triangolazione hanno bisogno di procurarsi la loro dose quotidiana di tennis in un modo o nell’altro, allora lo sport è cocaina pura, che viene assunta per eccitarsi. La sostanza può aumentare la frequenza cardiaca e la mancata assunzione o astinenza induce le sensazioni che rilascia giocare o meno a tennis. Nella società contemporanea il consumo di cocaina è relazionato ad una ricerca di adrenalina e sensazioni nuove, così come in Challengers si vive per e in funzione del tennis, per provare quelle stesse percezioni. La scelta di specificare la tipologia di sostanza stupefacente è per enfatizzare le affinità sensoriali di entrambe le dipendenze.
Lo sviluppo sensoriale, nella filmografia presa in esame, permette di creare film tattili, come il sudore in Challengers o stimolare le percezioni olfattive in Bones and all.
Inoltre, il colore rosso accompagna spesso l’emozione della scena nella filmografia di Guadagnino: Suspiria, ispirato all’omonimo film di Dario Argento, è dominato dal colore rosso, legato al sangue e alla danza come rituale e sacrificio. Il rosso in Bones and all è nuovamente legato a un elemento primitivo, i protagonisti si coprono di sangue, divorando ferocemente la propria preda. Il sangue diventa qualcosa di sporco e impuro, caratterizzando il loro volto
vampiresco. Infine, in Challengers il rosso domina la scena al momento del sacrificio all’abbandono corporeo, un rituale profano su una musica pura e sacra.
In conclusione, questa analisi pone degli accenti su particolari nascosti, interpretati con una chiave di lettura che cerca di evidenziare il concetto del voyeurismo nello scenario contemporaneo, scoprendo delle assonanze tra Challengers e gli altri film presi in esame. Chissà quali altre dipendenze scopriremo nella nostra società tramite il cinema di Guadagnino.
Rossella Siri