INLAND EMPIRE: le vostre analisi!
29/06/2021
Durante il workshop dedicato all'approfondimento di INLAND EMPIRE, abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere una loro analisi su quest'opera di David Lynch: ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!
INLAND EMPIRE
di Claudia Carloni
INLAND EMPIRE è il film che mi ha fatto scoprire e innamorare di David Lynch, vidi per caso un'mmagine di "Rabbits" sul web e qualcosa di quell'immagine mi colpì profondamente, forse il senso di angoscia e solitudine che mi trasmetteva, o l'idea che sotto quelle maschere ci fosse qualcuno che non avrei mai visto. Le teste di coniglio su corpi umani erano così grottesche e ambigue, inserite in una strana stanza dalle pareti verdi e pavimento marrone, che sembrava dipinta con pennellate di inquietudine. Le ombre che si stagliavano sulla parete sembravano presagire qualcosa di mostruoso, creando una sensazione straniante, come se un oscuro segreto li avvolgesse.
Se qualcuno aveva fatto un film facendo indossare agli attori teste di coniglio ci sarà stato un perché e dovevo assolutamente scoprirlo, così mi approcciai a INLAND EMPIRE. Dopo tre ore di immersione in quel mondo assurdo, sconnesso, estremo, incredibilmente destabilizzante e coinvolgente, i conigli erano l'ultimo dei miei pensieri.
Non avevo mai visto niente di simile, quello non era solo un film, era un'esperienza che bisogna vivere sulla propria pelle per capire, e che mi lasciò incollata al televisore, con la voglia di rivederlo tutto da capo, nella speranza di riuscire a trovare qualche collegamento tra le varie sequenze del film per potergli dare un senso più o meno intellegibile.
È difficile penetrare il significato profondo di un film tanto complesso, la sua bellezza sta anche in questo, nel suo rifuggire da una comprensione nel senso classico del termine, e nel suo offrirsi a più livelli di interpretazione. C'è sicuramente un filo conduttore che possiamo provare a ricostruire, ma c'è anche la possibilità di lasciarsi coinvolgere dalle immagini, dalla magnifica recitazione, e da quei frammenti di storie accantonando la nostra parte logico razionale, e abbandonandosi alle emozioni che il film ci suscita.
La storia si divide in più segmenti, più dimensioni si intersecano tra loro, le identità e i ruoli dei personaggi si confondono e si sovrappongono, muovendosi in uno spazio-tempo dai confini labili, che dobbiamo ridefinire di sequenza in sequenza.
INLAND EMPIRE secondo me è un film sul Cinema, sul suo lato oscuro, sul rapporto finzione - realtà, sull'atto del recitare e sul mezzo cinematografico e la sua potenza.
È anche un film sull' interiorità, sui misteri insondabili della mente umana, sugli abissi dell'inconscio e i suoi meccanismi: vediamo personaggi sotto ipnosi, in stato di trance, vivere dei déjà-vu, morire simbolicamente e risvegliarsi, confessare i propri traumi, prendere coscienza di sé stessi.
È come se i demoni interiori della protagonista prendessero corpo attraverso gli attori e il Cinema di Lynch riuscisse a ricreare tutto questo, ponendo la sua lente d'ingrandimento sulle profondità dell'Io.
INLAND EMPIRE è un gioco di specchi, di riflessi, in cui lo sdoppiarsi delle identità e dei piani di realtà rimescola le carte in tavola, in un labirinto psichico in cui è difficile riconoscere il punto di partenza e il punto di arrivo.
Il film è ricco di ripetizioni e sincronicità, le immagini che a una prima visione facciamo fatica a collegare e inserire in una visione più ampia, sono manifestazioni di un'unica realtà, come uno specchio rotto i cui frammenti riflettono ognuno una porzione di mondo e sta a noi ricomporre un'immagine, riportare lo specchio alla sua unità originaria.
Vi è un'interconnessione spirituale e profonda tra tutti gli eventi che accadono, un canale di comunicazione tra le varie dimensioni, che possiamo individuare proprio nella televisione: il film inizia con qualcuno che guarda e si "immerge" nel mondo proiettato e si conclude con qualcuno che esce da quello stesso schermo, come un simbolico velo di Maya da oltrepassare.
Tra le tante interpretazioni che possiamo dare del film quella che più mi affascina è legata alle filosofie orientali a cui si rifà la meditazione trascendentale, di cui Lynch è praticante da molti anni.
Secondo il pensiero vedico ciò che noi percepiamo come diviso e molteplice in verità proviene dall'unità, intesa come una coscienza cosmica, un oceano infinito, eterno, universale, da cui tutto ha origine e a cui tutto ritornerà. Attraverso la meditazione la coscienza del singolo si ricongiunge alla coscienza universale, trascende lo spazio-tempo, comprende che la realtà così come la vediamo è un' illusione e fa esperienza della verità, ritornando cosi all' unità e alla reale percezione di sé.
Se abbracciamo questa visione del mondo le storie che compongono il film possono essere le molteplici manifestazione dell'esistenza, magari di un inconscio collettivo che rievoca attraverso simboli e astrazioni un destino comune, una storia che si ripete, come suggerisce la scena iniziale del grammofono e il fatto che il film contenuto nel film," Il buio cielo di domani", sia un remake: la storia è già scritta e porta con sé un alone di pericolo e conseguenze nefaste.
In quest' ottica l'incontro finale con la Lost Girl potrebbe sancire il ritorno a sé stessi, il superamento del dualismo e il ritorno all'unità, la presa di coscienza finale, che ci consente di fare quel passo avanti verso una conoscenza più profonda della realtà e del nostro ruolo in essa, e di emanciparci da quel destino che sembrava ineluttabile ma che invece possiamo spezzare.
È proprio la Lost girl che si connette con Nikki- Sue e le mostra la via per vedere, per aprire un varco, attraverso una bruciatura di sigaretta nella seta. A questa scena si sovrappone quella del grammofono che ripete sé stesso. Se non prendiamo coscienza la storia si ripete, come la storia di Fred Madison intrappolato in un loop infernale, o il sogno di Diane Selwyn che tenta invano di riportare in vita un amore che non può compiersi. È come se Lynch riprendesse in qualche modo da dove era rimasto nelle due opere precedenti, e ci mostrasse cosa potrebbe accadere dopo la morte simbolica del protagonista.
Anche Sue infatti morirà per poi risvegliarsi in un set cinematografico, e assistere alla sua stessa storia registrata e proiettata sullo schermo, non è un caso che la scena che vedrà è quella in cui racconta della morte del figlio. Tutto il film ruota intorno a questo trauma, un aborto e un tradimento, questi sono i fantasmi ricorrenti della storia, presenze che infestano la vita della protagonista, che potrebbe essere Nikki/Sue ma anche la Lost Girl che guarda tutto attraverso lo schermo ma sembra molto più partecipe di un normale spettatore.
La Lost Girl è prima di tutto una spettatrice, che vive un' esperienza catartica e personale, come dice il nome stesso è una ragazza smarrita, persa dentro sé stessa, nel suo "Impero interiore", e guardando le storie interpretate da Laura Dern rivive i suoi traumi e supera i blocchi emotivi che la costringevano nel ruolo di osservatrice, come in un limbo, raggiunge una consapevolezza maggiore di sé attraverso la storia di qualcun altro, che si rivela per lei salvifica e liberatoria: dopo il bacio con Laura Dern può andare avanti, andare oltre i confini della stanza in cui era bloccata e riappacificarsi con il suo vissuto e con i suoi fantasmi.
La Lost Girl è anche metafora del nostro ruolo di spettatori, che quando guardiamo un film proiettiamo le nostre paure e il nostro vissuto sulle storie di altri, e possiamo sentirci partecipi di quella storia come se il film ci parlasse, parlasse anche di noi: siamo dentro la storia e siamo fuori al contempo.
La Walk of Fame si fa teatro della morte e della povertà, la morte dei sogni di molti che non sono riusciti a sfondare e vivono per strada, Hollywood crea le stelle del Cinema ma ha anche il potere di distruggerle, di fagocitarle nei suoi perversi meccanismi.
In un mondo fatto di opposti, questa è l'altra faccia della città in cui "le stelle creano i sogni, e i sogni creano le stelle".
C'è un altro fantasma nella storia, che ipnotizza le persone, sembra avere poteri sovrannaturali che gli permettono di controllare gli altri, potrebbe essere la personificazione del lato oscuro di Hollywood , che assorbe gli attori e li porta ad identificarsi pericolosamente nei loro stessi ruoli, confondendo personaggio e vita reale, rischiando di perdersi pur di guadagnare la famosa stella sulla Walk of Fame.
La presenza delle prostitute che occupano la strada di notte potrebbe essere una metafora del "vendersi" a un sistema, offrire la propria identità, la propria vita privata, le proprie emozioni, da qui la necessità di far morire il personaggio Sue Blue e il Fantasma stesso, per potersi liberare da quel controllo, dalle oppressioni dello star system e le conseguenze che questo ha nella vita privata degli attori o registi. Grazie alla morte del suo personaggio Nikki può tornare sé stessa, ma non sarà più la stessa di prima, ora può varcare il confine dello schermo e incontrare la Lost Girl, per liberarla, come attraverso una duplice illuminazione.
Nei titoli di coda i personaggi si ritrovano insieme per un ballo finale, c' è posto per tutti, anche per i personaggi solo citati nel film e che non abbiamo mai visto, come la ragazza bionda e la sua scimmietta. La nostra mente mentre ne sentiamo parlare li ha visti, li ha creati, per questo non sono meno reali degli altri, e si materializzano in un festoso dietro le quinte.
Il bacio lanciato da Laura Herring a Laura Dern simboleggia, per me, la continuità di tutta l'opera lynchiana, e il grande amore che lega Lynch ai propri personaggi, alle storie che racconta, e agli attori che sceglie, e forse anche il passaggio dal vecchio al nuovo, dalla pellicola al digitale, dato che INLAND EMPIRE è la prima sperimentazione completamente in digitale per Lynch.
Parlare di INLAND EMPIRE è un' impresa difficile, le parole di fronte a un'opera del genere risultano riduttive, se cerchiamo di dare una spiegazione attraverso un nesso causale sembra di tradire la natura poliedrica del film, ma dove il linguaggio e i ragionamenti non arrivano ci viene in aiuto l'intuizione, e penso che attraverso essa tutti possano connettersi anche a un film del genere, amarlo o odiarlo, vivisezionarlo come un prezioso scrigno pieno di segreti o rifiutarlo, ma dopo averlo visto è impossibile rimanere indifferenti.
Una mia cara amica che coinvolsi tanti anni fa nella visione, e la cui reazione fu totalmente opposta alla mia, mi disse che nonostante non lo abbia più rivisto non riesce più ad ascoltare la canzone "The Loco-motion" senza un intrusivo senso di ansia e irrequietezza. Io quando vidi quella scena che sembrava cosi fuori contesto e senza senso ne rimasi elettrizzata, sentivo quasi il bisogno di conoscere di più, di sapere tutto sull' autore e di scoprire il suo mondo e il suo modo di comunicare, che in un modo inspiegabile sentivo così vicino. Questo è il motivo per cui amo il Cinema, alcune scene imprimono in noi qualcosa di indelebile, riscrivono il nostro modo di sentire, di vedere, provocano in noi emozioni inaspettate e incontrollabili, a volte discordanti, ci fanno riflettere su noi stessi, ci fanno scoprire nuovi mondi di cui innamorarci e da non lasciare mai più. Questo è l'effetto che ebbe su di me e continua ad avere il cinema di Lynch, una finestra su un mondo da incubo e da sogno, in cui paure e desideri prendono forma, e in cui perdersi è davvero meraviglioso.
INLAND EMPIRE
di Claudia Carloni
INLAND EMPIRE è il film che mi ha fatto scoprire e innamorare di David Lynch, vidi per caso un'mmagine di "Rabbits" sul web e qualcosa di quell'immagine mi colpì profondamente, forse il senso di angoscia e solitudine che mi trasmetteva, o l'idea che sotto quelle maschere ci fosse qualcuno che non avrei mai visto. Le teste di coniglio su corpi umani erano così grottesche e ambigue, inserite in una strana stanza dalle pareti verdi e pavimento marrone, che sembrava dipinta con pennellate di inquietudine. Le ombre che si stagliavano sulla parete sembravano presagire qualcosa di mostruoso, creando una sensazione straniante, come se un oscuro segreto li avvolgesse.
Se qualcuno aveva fatto un film facendo indossare agli attori teste di coniglio ci sarà stato un perché e dovevo assolutamente scoprirlo, così mi approcciai a INLAND EMPIRE. Dopo tre ore di immersione in quel mondo assurdo, sconnesso, estremo, incredibilmente destabilizzante e coinvolgente, i conigli erano l'ultimo dei miei pensieri.
Non avevo mai visto niente di simile, quello non era solo un film, era un'esperienza che bisogna vivere sulla propria pelle per capire, e che mi lasciò incollata al televisore, con la voglia di rivederlo tutto da capo, nella speranza di riuscire a trovare qualche collegamento tra le varie sequenze del film per potergli dare un senso più o meno intellegibile.
È difficile penetrare il significato profondo di un film tanto complesso, la sua bellezza sta anche in questo, nel suo rifuggire da una comprensione nel senso classico del termine, e nel suo offrirsi a più livelli di interpretazione. C'è sicuramente un filo conduttore che possiamo provare a ricostruire, ma c'è anche la possibilità di lasciarsi coinvolgere dalle immagini, dalla magnifica recitazione, e da quei frammenti di storie accantonando la nostra parte logico razionale, e abbandonandosi alle emozioni che il film ci suscita.
La storia si divide in più segmenti, più dimensioni si intersecano tra loro, le identità e i ruoli dei personaggi si confondono e si sovrappongono, muovendosi in uno spazio-tempo dai confini labili, che dobbiamo ridefinire di sequenza in sequenza.
INLAND EMPIRE secondo me è un film sul Cinema, sul suo lato oscuro, sul rapporto finzione - realtà, sull'atto del recitare e sul mezzo cinematografico e la sua potenza.
È anche un film sull' interiorità, sui misteri insondabili della mente umana, sugli abissi dell'inconscio e i suoi meccanismi: vediamo personaggi sotto ipnosi, in stato di trance, vivere dei déjà-vu, morire simbolicamente e risvegliarsi, confessare i propri traumi, prendere coscienza di sé stessi.
È come se i demoni interiori della protagonista prendessero corpo attraverso gli attori e il Cinema di Lynch riuscisse a ricreare tutto questo, ponendo la sua lente d'ingrandimento sulle profondità dell'Io.
INLAND EMPIRE è un gioco di specchi, di riflessi, in cui lo sdoppiarsi delle identità e dei piani di realtà rimescola le carte in tavola, in un labirinto psichico in cui è difficile riconoscere il punto di partenza e il punto di arrivo.
Il film è ricco di ripetizioni e sincronicità, le immagini che a una prima visione facciamo fatica a collegare e inserire in una visione più ampia, sono manifestazioni di un'unica realtà, come uno specchio rotto i cui frammenti riflettono ognuno una porzione di mondo e sta a noi ricomporre un'immagine, riportare lo specchio alla sua unità originaria.
Vi è un'interconnessione spirituale e profonda tra tutti gli eventi che accadono, un canale di comunicazione tra le varie dimensioni, che possiamo individuare proprio nella televisione: il film inizia con qualcuno che guarda e si "immerge" nel mondo proiettato e si conclude con qualcuno che esce da quello stesso schermo, come un simbolico velo di Maya da oltrepassare.
Tra le tante interpretazioni che possiamo dare del film quella che più mi affascina è legata alle filosofie orientali a cui si rifà la meditazione trascendentale, di cui Lynch è praticante da molti anni.
Secondo il pensiero vedico ciò che noi percepiamo come diviso e molteplice in verità proviene dall'unità, intesa come una coscienza cosmica, un oceano infinito, eterno, universale, da cui tutto ha origine e a cui tutto ritornerà. Attraverso la meditazione la coscienza del singolo si ricongiunge alla coscienza universale, trascende lo spazio-tempo, comprende che la realtà così come la vediamo è un' illusione e fa esperienza della verità, ritornando cosi all' unità e alla reale percezione di sé.
Se abbracciamo questa visione del mondo le storie che compongono il film possono essere le molteplici manifestazione dell'esistenza, magari di un inconscio collettivo che rievoca attraverso simboli e astrazioni un destino comune, una storia che si ripete, come suggerisce la scena iniziale del grammofono e il fatto che il film contenuto nel film," Il buio cielo di domani", sia un remake: la storia è già scritta e porta con sé un alone di pericolo e conseguenze nefaste.
In quest' ottica l'incontro finale con la Lost Girl potrebbe sancire il ritorno a sé stessi, il superamento del dualismo e il ritorno all'unità, la presa di coscienza finale, che ci consente di fare quel passo avanti verso una conoscenza più profonda della realtà e del nostro ruolo in essa, e di emanciparci da quel destino che sembrava ineluttabile ma che invece possiamo spezzare.
È proprio la Lost girl che si connette con Nikki- Sue e le mostra la via per vedere, per aprire un varco, attraverso una bruciatura di sigaretta nella seta. A questa scena si sovrappone quella del grammofono che ripete sé stesso. Se non prendiamo coscienza la storia si ripete, come la storia di Fred Madison intrappolato in un loop infernale, o il sogno di Diane Selwyn che tenta invano di riportare in vita un amore che non può compiersi. È come se Lynch riprendesse in qualche modo da dove era rimasto nelle due opere precedenti, e ci mostrasse cosa potrebbe accadere dopo la morte simbolica del protagonista.
Anche Sue infatti morirà per poi risvegliarsi in un set cinematografico, e assistere alla sua stessa storia registrata e proiettata sullo schermo, non è un caso che la scena che vedrà è quella in cui racconta della morte del figlio. Tutto il film ruota intorno a questo trauma, un aborto e un tradimento, questi sono i fantasmi ricorrenti della storia, presenze che infestano la vita della protagonista, che potrebbe essere Nikki/Sue ma anche la Lost Girl che guarda tutto attraverso lo schermo ma sembra molto più partecipe di un normale spettatore.
La Lost Girl è prima di tutto una spettatrice, che vive un' esperienza catartica e personale, come dice il nome stesso è una ragazza smarrita, persa dentro sé stessa, nel suo "Impero interiore", e guardando le storie interpretate da Laura Dern rivive i suoi traumi e supera i blocchi emotivi che la costringevano nel ruolo di osservatrice, come in un limbo, raggiunge una consapevolezza maggiore di sé attraverso la storia di qualcun altro, che si rivela per lei salvifica e liberatoria: dopo il bacio con Laura Dern può andare avanti, andare oltre i confini della stanza in cui era bloccata e riappacificarsi con il suo vissuto e con i suoi fantasmi.
La Lost Girl è anche metafora del nostro ruolo di spettatori, che quando guardiamo un film proiettiamo le nostre paure e il nostro vissuto sulle storie di altri, e possiamo sentirci partecipi di quella storia come se il film ci parlasse, parlasse anche di noi: siamo dentro la storia e siamo fuori al contempo.
La Walk of Fame si fa teatro della morte e della povertà, la morte dei sogni di molti che non sono riusciti a sfondare e vivono per strada, Hollywood crea le stelle del Cinema ma ha anche il potere di distruggerle, di fagocitarle nei suoi perversi meccanismi.
In un mondo fatto di opposti, questa è l'altra faccia della città in cui "le stelle creano i sogni, e i sogni creano le stelle".
C'è un altro fantasma nella storia, che ipnotizza le persone, sembra avere poteri sovrannaturali che gli permettono di controllare gli altri, potrebbe essere la personificazione del lato oscuro di Hollywood , che assorbe gli attori e li porta ad identificarsi pericolosamente nei loro stessi ruoli, confondendo personaggio e vita reale, rischiando di perdersi pur di guadagnare la famosa stella sulla Walk of Fame.
La presenza delle prostitute che occupano la strada di notte potrebbe essere una metafora del "vendersi" a un sistema, offrire la propria identità, la propria vita privata, le proprie emozioni, da qui la necessità di far morire il personaggio Sue Blue e il Fantasma stesso, per potersi liberare da quel controllo, dalle oppressioni dello star system e le conseguenze che questo ha nella vita privata degli attori o registi. Grazie alla morte del suo personaggio Nikki può tornare sé stessa, ma non sarà più la stessa di prima, ora può varcare il confine dello schermo e incontrare la Lost Girl, per liberarla, come attraverso una duplice illuminazione.
Nei titoli di coda i personaggi si ritrovano insieme per un ballo finale, c' è posto per tutti, anche per i personaggi solo citati nel film e che non abbiamo mai visto, come la ragazza bionda e la sua scimmietta. La nostra mente mentre ne sentiamo parlare li ha visti, li ha creati, per questo non sono meno reali degli altri, e si materializzano in un festoso dietro le quinte.
Il bacio lanciato da Laura Herring a Laura Dern simboleggia, per me, la continuità di tutta l'opera lynchiana, e il grande amore che lega Lynch ai propri personaggi, alle storie che racconta, e agli attori che sceglie, e forse anche il passaggio dal vecchio al nuovo, dalla pellicola al digitale, dato che INLAND EMPIRE è la prima sperimentazione completamente in digitale per Lynch.
Parlare di INLAND EMPIRE è un' impresa difficile, le parole di fronte a un'opera del genere risultano riduttive, se cerchiamo di dare una spiegazione attraverso un nesso causale sembra di tradire la natura poliedrica del film, ma dove il linguaggio e i ragionamenti non arrivano ci viene in aiuto l'intuizione, e penso che attraverso essa tutti possano connettersi anche a un film del genere, amarlo o odiarlo, vivisezionarlo come un prezioso scrigno pieno di segreti o rifiutarlo, ma dopo averlo visto è impossibile rimanere indifferenti.
Una mia cara amica che coinvolsi tanti anni fa nella visione, e la cui reazione fu totalmente opposta alla mia, mi disse che nonostante non lo abbia più rivisto non riesce più ad ascoltare la canzone "The Loco-motion" senza un intrusivo senso di ansia e irrequietezza. Io quando vidi quella scena che sembrava cosi fuori contesto e senza senso ne rimasi elettrizzata, sentivo quasi il bisogno di conoscere di più, di sapere tutto sull' autore e di scoprire il suo mondo e il suo modo di comunicare, che in un modo inspiegabile sentivo così vicino. Questo è il motivo per cui amo il Cinema, alcune scene imprimono in noi qualcosa di indelebile, riscrivono il nostro modo di sentire, di vedere, provocano in noi emozioni inaspettate e incontrollabili, a volte discordanti, ci fanno riflettere su noi stessi, ci fanno scoprire nuovi mondi di cui innamorarci e da non lasciare mai più. Questo è l'effetto che ebbe su di me e continua ad avere il cinema di Lynch, una finestra su un mondo da incubo e da sogno, in cui paure e desideri prendono forma, e in cui perdersi è davvero meraviglioso.