Intervista a Miguel Gomes, regista de "Le mille e una notte – Arabian Nights"
21/03/2016
Grazie agli sforzi della Milano Film Network, la trilogia Le mille e una notte – Arabian Nights di Miguel Gomes ha trovato finalmente una distribuzione anche nel nostro paese. Dopo il trionfale passaggio alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015, abbiamo avuto la possibilità di intervistare il regista portoghese, classe 1972.
https://vimeo.com/157285929
Il processo creativo per un progetto simile è stato in continua evoluzione, non riesco a isolare un preciso momento in cui ho iniziato a sviluppare l’idea. Si è trattato piuttosto di un accumulo di spunti e riflessioni che poco alla volta ho deciso di assemblare in un’unica opera.
Quando mia figlia aveva 5 anni, un giorno mi ha chiesto di comprarle un giocattolo. Io non volevo assecondare i suoi capricci così le ho detto che non l'avrei fatto. La sua risposta alla mia negazione mi ha spiazzato e mi ha fatto molto riflettere. Infatti le sue testuali parole sono state: “Non me lo vuoi comprare perché c’è la crisiâ€. Come poteva essere a conoscenza di una simile parola alla sola età di cinque anni? E soprattutto, come facevo io a spiegarle che cosa fosse la crisi economica? Si trattava solo di una bambina! Così ho iniziato a riflettere sulla forza divulgativa ed educativa dello storytelling. Sin da piccoli siamo abituati ad ascoltare fiabe e a trarre una lezione, un insegnamento da queste: la fiaba è un mezzo conoscitivo. Per questo motivo mi sono rifatto a Le mille e una notte, per poter raccontare qualcosa di estremamente crudo e reale, come il Portogallo in piena crisi, in una chiave più favolistica e divulgativa.
Innanzitutto bisogna stare sempre molto attenti quando si guarda un film. Al cinema tutto è finto, persino nei documentari. Il regista mente sempre, è il suo lavoro. Detto ciò, io non credo che le due sfere siano nettamente separabili. Anzi, penso piuttosto che i due generi siano facce della stessa medaglia. Infatti con entrambi si parla della realtà , semplicemente una corrente lo fa in maniera più immaginifica e l’altra con dettami più serrati. Tuttavia, queste due sfere non sono in contrapposizione, ma si completano l’un l’altra. Il mio film è denso di realtà perché per realizzarlo mi sono lasciato ispirare da essa: per raccontare qualcosa di vero non hai altra scelta se non quella di seguire il reale. Eppure ho preferito rileggere il tutto in chiave favolistica e fantasiosa. Ma non credo che sia questa una ragione per non considerare il mio film strettamente connesso al reale, così come non credo che sia giusto etichettarlo come un documentario.
Non ho mai ricercato un clima grottesco per la messa in scena. Ciò che mi premeva durante la lavorazione era ricreare dei mondi paralleli, dei mondi diversi. Questo perché sono convinto che per capire a fondo un fenomeno o una realtà particolare (in questo caso la crisi economica) sia necessario guardarla da un punto di vista differente e inusuale. In questo senso ho cercato di mettere in scena il Portogallo di quegli anni in maniera differente e bizzarra, per poter analizzare il fenomeno sotto una lente unica e irripetibile che è quella del cinema.
Tendenzialmente si. Nel senso che non credo che la causa di una crisi di valori sia esclusivamente la crisi economica. Tuttavia, va anche detto che quando le persone si trovano costrette a vivere in condizioni estreme e sempre più gravi per un lungo periodo di tempo, allora è naturale che anche la morale di ognuno di noi venga messa sempre più alla prova e rischi di sconfinare in scelte e comportamenti altrettanto estremi.
Sono già al lavoro su qualcosa di completamente diverso da Le mille e una notte – Arabian Nights. Si tratta di un film incentrato sulla guerra, più precisamente una guerra che ha avuto luogo in Brasile alla fine del diciannovesimo secolo. Però non posso rivelare altro... il mio produttore si è raccomandato la massima segretezza a riguardo.
https://vimeo.com/157285929
Come è nata l’idea di Le mille e una notte – Arabian Nights?
Il processo creativo per un progetto simile è stato in continua evoluzione, non riesco a isolare un preciso momento in cui ho iniziato a sviluppare l’idea. Si è trattato piuttosto di un accumulo di spunti e riflessioni che poco alla volta ho deciso di assemblare in un’unica opera.
Cosa l'ha spinta a impostare il racconto su una struttura narrativa simile a Le mille e una notte?
Quando mia figlia aveva 5 anni, un giorno mi ha chiesto di comprarle un giocattolo. Io non volevo assecondare i suoi capricci così le ho detto che non l'avrei fatto. La sua risposta alla mia negazione mi ha spiazzato e mi ha fatto molto riflettere. Infatti le sue testuali parole sono state: “Non me lo vuoi comprare perché c’è la crisiâ€. Come poteva essere a conoscenza di una simile parola alla sola età di cinque anni? E soprattutto, come facevo io a spiegarle che cosa fosse la crisi economica? Si trattava solo di una bambina! Così ho iniziato a riflettere sulla forza divulgativa ed educativa dello storytelling. Sin da piccoli siamo abituati ad ascoltare fiabe e a trarre una lezione, un insegnamento da queste: la fiaba è un mezzo conoscitivo. Per questo motivo mi sono rifatto a Le mille e una notte, per poter raccontare qualcosa di estremamente crudo e reale, come il Portogallo in piena crisi, in una chiave più favolistica e divulgativa.
Quindi Le mille e una notte – Arabian Nights non è un documentario, ma un film di finzione?
Innanzitutto bisogna stare sempre molto attenti quando si guarda un film. Al cinema tutto è finto, persino nei documentari. Il regista mente sempre, è il suo lavoro. Detto ciò, io non credo che le due sfere siano nettamente separabili. Anzi, penso piuttosto che i due generi siano facce della stessa medaglia. Infatti con entrambi si parla della realtà , semplicemente una corrente lo fa in maniera più immaginifica e l’altra con dettami più serrati. Tuttavia, queste due sfere non sono in contrapposizione, ma si completano l’un l’altra. Il mio film è denso di realtà perché per realizzarlo mi sono lasciato ispirare da essa: per raccontare qualcosa di vero non hai altra scelta se non quella di seguire il reale. Eppure ho preferito rileggere il tutto in chiave favolistica e fantasiosa. Ma non credo che sia questa una ragione per non considerare il mio film strettamente connesso al reale, così come non credo che sia giusto etichettarlo come un documentario.
Molti episodi presenti nella trilogia sono invasi da un’atmosfera grottesca e surreale: cosa l'affascina di questa particolare messa in scena?
Non ho mai ricercato un clima grottesco per la messa in scena. Ciò che mi premeva durante la lavorazione era ricreare dei mondi paralleli, dei mondi diversi. Questo perché sono convinto che per capire a fondo un fenomeno o una realtà particolare (in questo caso la crisi economica) sia necessario guardarla da un punto di vista differente e inusuale. In questo senso ho cercato di mettere in scena il Portogallo di quegli anni in maniera differente e bizzarra, per poter analizzare il fenomeno sotto una lente unica e irripetibile che è quella del cinema.
Dal film emerge come la società contemporanea sia minacciata da una crisi morale, una crisi di valori derivata anche dal default economico. È effettivamente così?
Tendenzialmente si. Nel senso che non credo che la causa di una crisi di valori sia esclusivamente la crisi economica. Tuttavia, va anche detto che quando le persone si trovano costrette a vivere in condizioni estreme e sempre più gravi per un lungo periodo di tempo, allora è naturale che anche la morale di ognuno di noi venga messa sempre più alla prova e rischi di sconfinare in scelte e comportamenti altrettanto estremi.
In quali progetti futuri è impegnato?
Sono già al lavoro su qualcosa di completamente diverso da Le mille e una notte – Arabian Nights. Si tratta di un film incentrato sulla guerra, più precisamente una guerra che ha avuto luogo in Brasile alla fine del diciannovesimo secolo. Però non posso rivelare altro... il mio produttore si è raccomandato la massima segretezza a riguardo.