Riceviamo e con piacere pubblichiamo questa analisi di Niccolò Marnati.
Un tuffo in un siderale vuoto allucinato, una discesa nei meandri della follia, della violenza e della perversione, sono solo alcuni degli elementi cardine alla base del controverso ‘’Irréversible’’. La terza opera di Gaspar Noé nasce, a detta dello stesso regista, come un puro esercizio tecnico, un piano B rispetto a una storia porno-sentimentale proposta inizialmente a Vincent Cassel e Monica Bellucci. Quando i due, che in un primo momento avevano accettato, ritornarono sui loro passi, ecco che Noè presentò loro l’idea di ‘’Irréversible’’. Durante la produzione, Noé capì progressivamente che ciò che stava realizzando sarebbe diventato il suo cavallo di battaglia, volendo così raffinarlo e trattarlo in maniera sempre più ossessiva e maniacale. L’obbiettivo principale era rendere tutto più realistico possibile. Da notare in ogni caso come l’ambiente rappresenti un certo tipo di ‘’realismo fantastico’’ che combina elementi urbani e decadenti all’utilizzo di luci intradiegetiche che tendono a creare un’atmosfera allucinata, cupa e atemporale. In primis, è da notare il ricorrere ossessivo del rosso porpora, utilizzato nella rappresentazione dei cunicoli claustrofobici e indefiniti del Rectum e che ricorda, in questo frangente, una discesa in un enorme viscere infernale. Lo stesso colore che ritorna nel sottopassaggio del martirio della Bellucci è dominante nel conferire all’ambiente del film una componente fortemente avvilente e mortificante. La sensazione di trovarsi in un incubo alienante è altresì frutto del magistrale, quanto avanguardistico, lavoro di cinepresa. In un film concepito al contrario, a cominciare dai titoli di coda per poi retrocedere al principio, le inquadrature sono vorticanti, caotiche, da capogiro. Noé stesso, arrivò a infortunarsi fisicamente nel girare tali inquadrature completamente in modo manuale. L’idea delle dodici scene girate in piano sequenza, costituisce uno dei tratti caratteristici del film. La loro lunghezza stabilì fino a che livello di estremità si sarebbero potuti spingere gli attori. Inutile affermare che tutti si spinsero parecchio oltre, a partire da Monica Bellucci, che contribuì a rendere la scena dello stupro nel sottopassaggio non solo una delle più lunghe nella storia del cinema, ma altresì una delle più verosimili e ripugnanti. Proprio l’illustrazione della violenza, in una chiave così dilatata e meticolosa, rende il film uno dei più discussi e controversi del nuovo millennio. Il critico cinematografico David Edelstein, capo redattore del periodico New York, lo definì potenzialmente come ‘’il film più omofobo mai realizzato’’. Il modo in cui viene rappresentato il Tenia, criminale omosessuale che stupra la protagonista, rimane una delle immagini più crude del film. Ciò portò alcuni spettatori a Cannes, durante la visione, ad abbandonare la sala nauseati, rivolgendo ogni insulto possibile immaginabile al regista. In sua difesa, Noé dichiarò di non essere assolutamente omofobo. Da non dimenticare, inoltre, che proprio quest’ultimo compare all’interno della pellicola per brevi istanti nel ruolo di uno dei gay presenti all’interno del Rectum. Per quanto controversa, l’opera di Gaspar Noé si configura non soltanto come un ingegnoso esercizio di stile, ma anche un interessante sguardo senza filtri sulle pulsioni sessuali umane. In conclusione, così si espresse il regista riguardo al contenuto del film: ‹‹Tutto Irréversible gira intorno al sesso e sono andato al cuore del problema. Perché mostrare morti e non stupri, visto che gli stupri sono tanto più frequenti nella realtà? Oltre a mangiare e a dormire, la pulsione principale è quella di riprodursi, ma in fondo, stiamo sempre simulando un atto di riproduzione. La pulsione sessuale è una pulsione della specie per sopravvivere, oltre l’individuo››.
Niccolò Marnati