"Jessica Jones": in attesa della seconda stagione, dove eravamo rimasti?
06/03/2018

Quale occasione migliore dell’8 marzo, festa della donna, per lanciare su Netflix la seconda stagione di Jessica Jones, personaggio Marvel che torna sul piccolo schermo dopo il discreto esordio nel 2015 e l’avventura con i Defenders? Krysten Ritter veste di nuovo i panni dell’investigatrice privata dalla forza bruta ma dall’animo fragile e devastato, a seguito di un disturbo post traumatico da stress causato dalla manipolazione di Kilgrave (David Tennant, nella serie): un evento chiave nella prima stagione, che vede il fantasma dell’Uomo Porpora tornare sempre nella mente della giovane la quale, prima o poi, dovrà affrontarlo per cercare di liberarsene.


Benché apparentemente “giovane†nell’universo Marvel – ufficialmente debutta nel 2001 in Alias, una serie di Brian Michael Bendis con illustrazioni di Michael Gaydos – la prima apparizione della ragazza è da segnalare nel 1963 in Amazing Spider-Man, quando ancora si chiamava Jessica Campbell e frequentava lo stesso liceo di tale Peter Parker, del quale si innamora, ma senza mai riuscire a dichiararsi. Non è l’unico legame con il mondo dei supereroi: suo padre è impiegato nelle Stark Industries, ed è proprio Tony Stark a regalare al genitore i biglietti omaggio per Disneyland, una gita che sarà fatale alla famiglia Cambell: deceduti i genitori e il fratellino Philip, l’unica superstite è Jessica, che si risveglia dopo diversi mesi dal coma, con superpoteri derivanti da sostanze radioattive contenute nel camion con cui è avvenuto lo scontro. Accolta dalla famiglia Jones, scopre pian piano i suoi poteri, come la forza sovrumana e la capacità di volare.



Elementi che nella prima stagione affiorano solo parzialmente, in quanto si è optato per calarla direttamente nella sua realtà di investigatrice privata – cui, seguendo il fumetto, si dedicherà dopo aver abbandonato i superpoteri – demolita interiormente dalla terribile esperienza con Killgrave, che ha l’abilità di rendere schiave le persone, piegandole totalmente al suo volere, ed è soprattutto con le donne che lui sfrutta il suo potere. È questo l’elemento fondamentale della serie, che si è quindi elevata a simbolo della condizione femminile riguardo ad abusi (sia fisici che psicologici) e a quanto sia difficile emanciparsene, superarli e uscirne finalmente vincitrici, il tutto ben prima che lo scandalo delle molestie colpisse il cinema negli ultimi mesi, sfuggendo dunque da ogni sorta di facile retorica. La scelta del cast è importante, perché Krysten Ritter è convincente in questo personaggio dark, antinconvenzionale e dipendente dall’alcol, ma la star è David Tennant, capace di elevare sensibilmente il livello qualitativo della serie dal suo ingresso; a questo si aggiunge l’ottimo lavoro in fase di scrittura, in grado di rendere sfaccettati e ambigui entrambi i personaggi, arrivando a chiedersi chi davvero sia la vittima e chi il carnefice.



Quello che non manca è la relazione con Luke Cage, presente anche nel fumetto: i due si sposeranno e avranno una bimba – di nome Danielle, in onore di Danny Rand (Iron Fist), migliore amico di Luke – ma per ora sul piccolo schermo non c’è ancora traccia di un rapporto stabile. La seconda stagione è dunque alle porte e gli interrogativi sulla giovane Jessica non mancano, a partire dal più importante: Kilgrave è stato veramente sconfitto?


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