La marchesa di Merteuil, protagonista insieme al visconte di Valmont del bel romanzo epistolare di Choderlos de Laclos, Le relazioni pericolose (pubblicato in Francia nel 1782), è a tutti gli effetti una femme fatale. Una donna affascinante e seduttiva, che dopo essere rimasta vedova ha deciso di non risposarsi e di vivere liberamente le sue relazioni con gli uomini. Ma è abbastanza scaltra per mantenere una reputazione impeccabile agli occhi della società aristocratica alla quale appartiene.
Una delle interpretazioni più memorabili del personaggio al cinema è senza dubbio quella di Glenn Close nella pellicola di Stephen Frears Dangerous liaisons, del 1988. Il film vince tre Oscar: per i costumi, per la scenografia e per la sceneggiatura di Christopher Hampton, basata su un suo adattamento teatrale del romanzo. Glenn Close è candidata come miglior attrice protagonista, ma non ottiene questo riconoscimento, che pure avrebbe meritato.
Sin dall’inizio della pellicola, la marchesa de Meurteuil mostra una delle caratteristiche principali della femme fatale: quella di essere una manipolatrice. Per vendicarsi di un vecchio amante, chiede al visconte di Valmont (suo corrispettivo maschile, interpretato da John Malkovich) di sedurne la giovane promessa sposa, Cécile de Volange (Uma Thurman). Valmont però ha un obiettivo più ambizioso, vuole conquistare la dolce Madame de Tourvel (Michelle Pfeiffer), religiosissima e di grandi principi morali. In seguito, accetta di «occuparsi» anche di Cécile.
La marchesa de Meurteuil finirà col manipolare persino Valmont, facendo leva sul desiderio che l’uomo ha di lei e sulla sua vanità. Il visconte, pur di non ammettere di essere profondamente innamorato di Madame de Tourvel, e per non rinunciare alla sua fama di infallibile seduttore, lascerà la donna che ama, ma la marchesa rifiuterà di concedersi a lui.
«Questo conferma una mia convinzione» dice la donna a Valmont «che vanità e felicità sono incompatibili».
In una scena precedente alla «dichiarazione di guerra» tra i due libertini, la Merteuil aveva detto al visconte di essere sempre stata cosciente di poter dominare gli uomini e vendicare il genere femminile, usando proprio i limiti imposti al suo sesso. Una donna all’epoca doveva tacere, parlare solo quando le veniva chiesto, e questo aveva permesso alla marchesa di ascoltare e osservare, «non quello che la gente mi diceva, ma qualunque cosa cercassero di nascondere», diventando lei stessa «una virtuosa dell’inganno».
La marchesa è una figura negativa perché è crudele, perché calpesta i sentimenti degli altri e li trasforma in burattini nelle sue mani. Eppure, è anche un personaggio di grande interesse e modernità. Una donna che ha deciso di essere libera in una società che vorrebbe imporle un ruolo subalterno, e che di fronte al tono imperioso di Valmont risponde che se aveva scelto di non risposarsi era proprio perché nessuno le desse più ordini. Il visconte cerca di esercitare il suo potere su di lei attraverso il sesso (la notte d’amore promessa), la marchesa esercita il proprio negandogliela. E vince.
La vittoria, tuttavia, è di breve durata. Alla fine del romanzo di Laclos, la marchesa resta sfigurata dal vaiolo. In Dangerous liaisons la sua sorte è meno crudele ma altrettanto drammatica. Il film si era aperto con la donna che si spazzolava davanti allo specchio, compiaciuta della propria immagine. Nell’ultima scena, persa irrimediabilmente la reputazione, la marchesa si strucca di fronte allo stesso specchio. Ma adesso che la sua maschera è caduta e l’inganno è stato svelato, la sua bellezza non servirà più a nulla.
Martina Cossia Castiglioni