Chiavi.
Chiavi conficcate nel petto.
Chiavi di Fuoco, chiavi dell’Eco, chiavi Fantasma.

Le chiavi di Locke&Key offrono una chiave di lettura enigmatica nell’esordio caliginoso di casa Locke dove la chiave dà accesso all’altro io e l’altro mondo.
La serie, uscita su Netflix il 7 febbraio, si svolge a Matheson – curiosa la scelta del nome che rimanda allo scrittore di fantascienza Richard Matheson -, culla di uno scenario chimerico e fantastico dove i tre fratelli – Tyler, Kinsey e Bode – cercano di ambientarsi lungo lo strapiombo di una vita nuova dopo la tragica perdita del padre.
“Questa casa è folle, sento storie da quando ero piccolo”: sì, la casa è invasa da un alienato tumulto di indizi che trasportano lo spettatore dall’aldiquà all’aldilà, dove l’occhio si confonde con la percezione cieca dei protagonisti contagiati da Key House e la sua Eco che prima di tutti strega Bode e lo invita ad attraversare il varco dell’enigmatica oscura vicenda, ricolma di metafore.
Tutto gira intorno al concetto di abitazione “anatomica”, ispirandosi ai migliori libri fantastici come L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, ma anche Shining di Stephen King, Casa di foglie - in cui la casa risponde a una bizzarra metamorfosi - di Mark Z. Danielewski, o ancora L’Altra parte di Alfred Kubin e sopra a tutti Il Castello di Kafka.
Quest’ultimo altresì contagia di accenni – o echi, se vogliamo – parte della narrativa metafisica della serie televisiva

Si compie nella casa l’alterità dei personaggi, una volta abitati i singoli spazi come le zone più oscure della mente.
“Qui le emozioni diventano viventi nella mia testa, lo so e basta”: non è forse quello che abbiamo desiderato tutti almeno una volta nella vita?
Allora la casa è mente e la mente è casa e, laddove mente la casa, non mente la mente. E nella più arrischiata ipotesi, quando la mente trova la chiave per il mondo illusorio, non mente mai.
Da qui si dilata l’alter ego dei personaggi che attraversano specchi proprio come Lewis Carroll li fa attraversare alla più grande figlia della sua mente.

Se da una parte gli elementi costitutivi del genere siano presenti in Locke&Key – la casa, la famiglia disastrata, l’altro mondo - via via essi si sperdono, non nutrendosi di una elevazione qualitativa dove il territorio circoscritto da cui si dipanano le alterità geografiche e fisiche viene a mancare di suspense, per il quantitativo esagerato di elementi.
Hilary Tiscione