Lo spazio dell’anima. Il cinema di Kim Ki-Duk
07/06/2021

Lo spazio dell’anima. Il cinema di Kim Ki-Duk di Rita Ricucci
Edizioni Falsopiano  (180 pp., ill. in b/n, euro 20,00)
Introduzione di Silvano Petrosino. Postfazione di Roberto Lasagna

 

Un viaggio approfondito nel pensiero cinematografico del cineasta sudcoreano Kim Ki-Duk, di cui il libro di Rita Ricucci, frutto di anni di appassionate ricerche, diviene un importante omaggio. L’autrice analizza la parabola creativa e le affermazioni cinematografiche del grande regista scomparso, soffermandosi con sensibilità sulle lacerazioni e gli interrogativi a cui il suo cinema conduce. Una perlustrazione vigile, alta e consapevole, nelle ossessioni e nei temi di un cineasta di cui viene colta la dimensione filosofica e religiosa, fino a quei nuclei della poetica, come la sessualità, la morte e il peccato, in cui la violenza diviene motore di un’estetica che è espressione di ferite, anche nell’amore, o soprattutto nell’amore. 

Dagli esercizi di cinema degli esordi, alle prove più mature, passando per lungometraggi scomodi e fatalmente dolorosi, la confidenza della brava autrice con il mondo dell’autore di The Isle e Ferro 3 accompagna il lettore in un universo in cui le simbologie, la materia, i corpi sono aspetti palpitanti di un cinema dove i legami di sangue attraversano lo spazio della scena e portano fantasmi ossessivi. La vicenda di Kim Ki-Duk è così uno straordinario teatro archetipico che risuona, nei suoi impeti accecanti, come proscenio del conflitto tra i sessi amplificato in una dimensione costantemente simbolica, inequivocabilmente attraversata dalla componente autobiografica. Analizzando le simbologie e le traiettorie di senso, Ricucci scompone il cinema dell’autore e ne attua la migliore interpretazione antropologica che ha tutto il fascino e la profondità di una lettura attraversata dalla sensibilità del tempo interiore, quello che scandisce le pagine del libro come una sonda sensibile del cinema e della vicenda, personale e collettiva, di un autore unico e irripetibile a cui il nuovo cinema coreano (e il cinema contemporaneo) non può fare a meno di ispirarsi.

Rita Ricucci (1967), si diploma alla Civica Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” e ha lavorato nel teatro, per il cinema e pubblicato numerosi racconti. In seguito, consegue la laurea magistrale in Scienze Religiose all’ISSR presso la Facoltà teologica di Milano e attualmente è docente di religione nei licei. Scrive per cinema4stelle.it ed è redattrice per silenzioinsala.com. Ha pubblicato Lo spazio dell’anima. Il cinema di Kim Ki-duk (Falsopiano 2020).

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