Buster Keaton scomposto in una suddivisione multipla con effetti visuali e musica elettronica di sottofondo; l’iconica scena di Shining del piccolo Danny che corre sul triciclo tra i corridoi dell’Overlook Hotel rivisitata tramite un remix ottico sperimentale; lo schermo diviso in più scene di svariati film messe in relazione fra di loro.
Non è certo semplice stare al passo con l’arte di Davide Rapp, videomaker e architetto trentaseienne verbanese (ma di adozione milanese) in grado di dare vita a veri e propri schizofrenici virtuosismi tecnici. Cosa certa è che Rapp si dimostra un ottimo appassionato e conoscitore, capace di farci scoprire nuove prospettive di fruizione di pellicole già viste e riviste. Studi visivi e analisi psicologica che tocca la sovrainterpretazione: una serie di espedienti innovativi che ci portano a comprendere quanto il cinema sia in realtà un’arte poliedrica, sempre più consapevole di poterne contenere molteplici al proprio interno.