«We have a duty to fight. We have a duty to win. We must love and protect each other. We have nothing to lose but our chains».
Si appropriano orgogliose delle parole di Assata Shakur (attivista rivoluzionaria afro-americana), le modificano e ne fanno qualcosa di più di un mantra: un inno di battaglia. Sono le Ovarian Psycos-Bicycle Brigade, crew femminile che, dal 2010, pedala per l’Eastside di Los Angeles.
Il documentario Ovarian Psycos punta il riflettore su un collettivo di bike-riders nato dall’esigenza di un riconoscimento sociale e politico, una necessità improrogabile di un posto sicuro, un rifugio per le “brown and broken girlsâ€, provenienti prevalentemente dal Messico e in qualche modo ancora estranee alla California. La regia (ovviamente al femminile) è di Joanna Sokolowski che, con Kate Trumbull-LaValle, ha dato vita alla Sylvia Frances Films. Focalizzandosi in particolare su tre delle ragazze, la macchina da presa si introduce nelle loro case e, passando con naturalezza dall’inglese allo spagnolo, restituisce la paura e la rabbia di giovani ribelli con «feminist ideals with indigena understanding and an urban/hood mentality»: per loro le ruote di una bicicletta rappresentano la via di fuga dalla cronaca nera, dagli abusi e dalle violenze. Un fotogramma finale mostra i dati secondo cui una donna su tre ha ricevuto, nel corso della propria vita, violenze fisiche e/o psicologiche. La loro risposta è semplice: «Ovaries are so big, we don’t need no fucking balls».