“É ciò che avevamo predettoâ€
Ammirati i primi due episodi preparatori firmati David Fincher, lasciamo che il regista di Se7en si prenda una pausa, tornando nell’ombra nel suo ruolo di produttore esecutivo, con il testimone che passa nelle mani di Asif Kapadia che, comunque, dimostra di aver imboccato la strada giusta.
Holden Ford (Jonathan Groff) e Bill Tench (Holt McCallany) riescono infatti a risolvere il primo caso grazie al loro studio e ai loro interrogatori ai serial killer, mirati a conoscerne la psiche e, così facendo, tentando di tracciarne un profilo. L’operazione dà finalmente i suoi frutti e così anche la trama entra nel vivo, banché chi si aspetta sequenze d’azione e di tensione come avviene in Criminal Minds potrebbe restare deluso. Ma è anche qui che giace la bellezza di Mindhunter, ossia nel fatto di essere qualcosa di diverso.  La regia di Asif Kapadia aiuta ad immergersi nell’atmosfera cupa e a tratti noir che avvolge l’opera, come se l’eco dell’insegnamento di David Fincher risuonasse ancora: nella sua forma gelida, nelle luci fredde, nella penombra e nel buio degli ambienti, nelle tinte scure che imperversano in ogni inquadratura. Il tutto a confezione di una sceneggiatura coinvolgente e intensa, che inizia ad approfondire parallelamente la mente dei serial killer e il rapporto tra i due agenti, mostrandone l’umanità e le fragilità , ciò che si nasconde dietro alle loro maschere. Inoltre, c’è un nuovo caso da risolvere: chi è Beverly? Chi l’ha uccisa? È un caso proposto da un poliziotto locale, sconvolto dalle immagini che vede per la prima volta.Â
“Per loro non è solo teoria. È lì che vivonoâ€