Dopo aver vinto il Leone d’Oro a Venezia 80 con la fiaba gotica Povere Creature! Yorgos Lanthimos presenta al sessantunesimo New York Film Festival “Bleat”, un curioso e oscuro cortometraggio girato nel febbraio 2020 sull’isola greca di Tinos e che vede ancora una volta come protagonista Emma Stone. È la prima volta che il film viene presentato al di fuori della Grecia, dove ha avuto la sua prima nel maggio 2022 ad Atene. 

 

Della durata di 30 minuti e girato in bianco e nero, Bleat è un progetto pensato esclusivamente sul grande schermo e per essere accompagnato da un’orchestra dal vivo. Il film è infatti totalmente muto e privo di alcuna traccia sonora, anche se il titolo, ironicamente, significa “Belato”. Proprio per questo motivo, prima della visione il regista sale sul palco per precisare che il film che stiamo per vedere è proiettato rigorosamente in pellicola 35mm e per fare i suoi migliori auguri all’orchestra e al coro presenti in sala, i quali hanno il difficile compito di integrare l’esperienza cinematografica e di mettere in scena le musiche scelte per il film, basate dai lavori di J. S. Bach, Knut Nystedt, e Toshio Hosokawa.  

 

All’inizio di Bleat ci troviamo in un’epoca non precisata, ma un’ambientazione remota e una colonna sonora barocca ci trasportano immediatamente in un tempo molto lontano. All’interno di una casa tipicamente rurale, una donna (Emma Stone) piange la morte del compagno (Damien Bonnard). Dopo il funerale, la vedova trascorre un ultimo momento intimo con il defunto mentre contempla la Madonna, fino a riportarlo miracolosamente in vita. A seguito del rapporto, la donna muore. Il defunto così si risveglia e scambia i suoi vestiti con quelli della sua amata e da questo momento si susseguono una serie di eventi surreali, in una storia che in perfetto stile Lanthimos mischia realtà, istinti primordiali, simbologia animalesca e tradizione. Non manca la sua ironia cruda e la presenza atti estremi, in un progetto che fa perfettamente da ponte tra i lungometraggi La Favorita e Povere Creature! Emma Stone, infatti, si cala perfettamente nel ruolo, all’interno di una storia che rappresenta un ritorno alle origini del regista, non solo per l’ambientazione ma anche per le tematiche, quella del dolore provocato da una perdita e dello “scambio” tra vivi e morti, argomenti che aveva già affrontato con uno dei suoi primi lavori, Alps. 

 

Come dichiarato dallo stesso regista, ispirazione per Bleat sono i grandi capolavori del muto, a partire da Come vinsi la guerra di Buste Keaton, ma non solo. A sottolineare quanto la storia sia fortemente radicata nella cultura di provenienza di Lanthimos, tra le fonti principali di riferimenti viene citato un documentario del 1962 di Takis Kanellopoulos, intitolato Macedonian Wedding, che illustra lo svolgimento dei gioiosi matrimoni tradizionali nella Grecia del nord e in Macedonia. Qui, queste atmosfere folkloristiche vengono riprese per raccontare in modo surreale la prigione dell’esistenza, quella che segue la morte di una persona cara.  

 

Dopo la visione, un Q&A a sorpresa con Yorgos Lanthimos e Emma Stone, alla quale la SAG-Aftra Association ha concesso di presenziare al festival unicamente per promuovere corto (qualsiasi riferimento a Pover Creature! è infatti vietato). È così che l’attrice premio Oscar si lascia andare in un talk divertente, in cui coglie l’occasione per esprime il desiderio di partecipare fare più progetti di questo tipo in futuro, e usare l’arte del film muto per sperimentare maggiormente con la recitazione corporale. Il tutto, sottolinea, quando lo sciopero sarà terminato. 

 

Nella speranza che Bleat arrivi presto anche sugli schermi in Italia, leggi qui la nostra recensione di Povere Creature!, in uscita a gennaio: https://www.longtake.it/movies/povere-creature 


Cristina Caleffi