Ottanta nostalgia: i richiami malinconici di un decennio tra cinema e tv
07/06/2020
La settimana si è aperta con l’approdo di Gremlins (1984) su Netflix, e si chiude con il 35° anniversario dall’uscita di I Goonies (1985): due cult imprescindibili, figli di un decennio rimpianto a tal punto da influenzarci tuttora con il suo richiamo nostalgico. Dove si trovi esattamente il confine che separa la realtà dal racconto agiografico di quel decennio dorato (i mitici anni ’80) diventa sempre più difficile da capire. 

Nonostante siano trascorsi tre decenni, il racconto di quel periodo felice continua ad alimentarsi di sé stesso, andando inevitabilmente a giocare con i nostri ricordi nostalgici. Forse è proprio la nostalgia la chiave di volta per comprendere il successo di questa ondata revival che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Ammettiamolo, siamo stati delle prede facili: per tutti quelli che a ogni Natale tornano a recitare le tre regole dei Mogwai in compagnia di Billy e Gizmo, il richiamo di queste storie dal sapore fiabesco è irresistibile (e forse dovevamo già scorgere la trappola quando negli anni ’90 i Furby iniziarono a infestare migliaia di camerette). I sogni di molti di noi sono stati inevitabilmente influenzati da questi film: chi di noi non avrebbe voluto incrociare i flussi per sconfiggere il tanto temuto Omino di Marshmallow? E chi non sognava di girare il mondo alla ricerca di antiche e misteriose reliquie, magari con tanto di frusta e cappello?



I film della nostra infanzia trasudavano avventura e amicizia da tutti i pori. È proprio attorno a un gruppo di amici, ragazzi normali e spesso “perdenti”, che ruotavano queste storie in grado di tenerci incollati al famoso televisore a tubo catodico, con l’immancabile VHS stretta nelle nostre mani. Forse all’epoca ancora non lo sapevamo, ma erano proprio queste storie il nostro personale tesoro di Willie l’Orbo. Con queste premesse diventa quindi inevitabile sentire quella scossa nostalgica quando in Dark (serie tv firmata Netflix) notiamo la locandina dei Goonies appesa nella cameretta di uno dei personaggi; oppure quando il Dustin di Strangers Things si improvvisa cantante: la melodia di Never Ending Story (molti di noi devono ancora superare il trauma delle Paludi della Tristezza) svolge la funzione di una DeLorean e ci trasporta indietro nel passato (senza però il bisogno di raggiungere le 88 miglia orarie). 

Oltre ai prodotti originali che strizzano l’occhio ai nostri ricordi d’infanzia, negli ultimi anni siamo stati anche sommersi da remake, reboot, sequel, preaquel e chi più ne ha più ne metta: il gruppo dei “perdenti” di kinghiana memoria è infatti tornato (dopo 27 anni dalla miniserie) a combattere il clown che più di tutti ha infestato gli incubi di milioni di bambini; Ghostbusters ha avuto un reboot tutto al femminile e adesso siamo in attesa di vedere il sequel dei due capitoli originali; persino Karate Kid, dopo una tanto strampalata quanto interessante interpretazione (e a posteriori potremmo anche azzardare “profetica”) del Barney Stinson di How I Met Your Mother, è tornato a farci visita dal passato sotto forma di prodotto seriale con Cobra Kai. È altresì interessante fare una riflessione su come questi prodotti, che affondano le proprie radici nel passato, abbiano dei forti connotati legati alla contemporaneità, e in particolare al loro metodo di fruizione, sempre più frammentato. Basti pensare a It, opera singola che viene divisa e distribuita in due capitoli, It e It: Capitolo Due (quante volte abbiamo visto adottare questa strategia editoriale negli ultimi anni?); oppure alla storia del nostro Daniel San e Johnny Lawrence, che passa dal medium cinematografico a quello seriale.

Dopotutto uno dei registi che più hanno contribuito a scolpire nella leggenda l’immaginario degli anni ’80, Steven Spielberg, con il recente Ready Player One (2018) ha realizzato un’opera in cui le citazioni si susseguono a dismisura (una su tutte la strepitosa sequenza che si rifà a Shining) ma, allo stesso tempo, questi continui rimandi al passato vanno oltre la mera agiografia di un decennio, andando bensì a riflettere sull’intrattenimento ai giorni d'oggi, nei quali i social media veicolano le interazioni fra utenti in questo frattale digitale che è il web. 



Simone Manciulli

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