Neri Parenti ricorda Paolo Villaggio: "Il suo agente era uno schiavo"
24/11/2020

Neri Parenti ha recentemente rilasciato un'intervista a Il Fatto Quotidiano: oltre ad alcuni retroscena dei vari set presenti anche nel suo libro, Due palle... di Natale, il regista ha parlato di Paolo Villaggio e della sua crudeltà nei confronti del proprio agente ma anche di altri collaboratori.

"Mario De Simone, il suo agente, era uno schiavo. Gli telefonava a qualunque ora e a qualunque ora doveva dimostrare una certa prontezza. Per esempio: Paolo, in casa, aveva un antifurto collegato all'appartamento di Mario e il poveretto abitava dall'altra parte della città. Tutte le sere, apposta o meno, si scordava di toglierlo. E dopo dieci minuti, si palesava Mario, in pigiama, con sopra il cappotto. Un giorno Mario mi ha confessato il lato tragico 'Quando sento l'allarme spesso sono vestito: indosso il pigiama nel vago tentativo d'intenerire Paolo'. A Villaggio non importava: L'unico vezzo di De Simone era di acquistare un palchetto durante gli Internazionali di tennis. Paolo accendeva la televisione e quando si accorgeva della presenza sugli spalti di Mario, felice dietro i giocatori, lo chiamava al cellulare 'Venga, è un'emergenza'. Paolo godeva nel vedere il suo agente, trafelato, alzarsi e correre via. Prima di Paolo, Mario seguiva attori minori, Villaggio era stato cacciato dalle agenzie a causa di ritardi e bizze. Era un cliente pessimo. Nel loro incontro ognuno ha coperto le assenze dell'altro, Mario era disposto a tutto per lui, una volta si è fatto sparare".

E ancora: "Era crudele anche con gli autisti. Li cambiava in continuazione e nel momento dell'addio, applicava la supercazzola. Gli farfugliava qualcosa e qualche indirizzo, ovviamente incomprensibile. All'ennesimo, inevitabile errore, li guardava con commiserazione e aggiungeva 'Sono costretto a mandarla via'. A metà anni '80 Villaggio era fanatico di cucina giapponese e per pranzo gli arrivava il sushi. Boldi e Banfi incuriositi gli chiedono com'è e ottengono un invito. Il giorno dopo ci sediamo a tavola: ogni boccone di sushi era avvolto dalla carta, come delle caramelle. Boldi, ignaro, lo prende e lo mette in bocca, senza scartarlo. Stavo per avvertirlo ma sento la mano di Paolo sulla coscia 'Non mi rovinare uno dei momenti più belli della mia vita'".

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