Piccolo Grande Cinema: la recensione di "Hacker"
08/11/2019

Continuano ad arrivarci le recensioni dei giovani giurati di "Piccolo Grande Cinema", che si sta svolgendo a Milano in questi giorni.
Oggi è la volta di Carolina Clerici che ci racconta Hacker di Poul Berg.

Benjamin, un bambino di tredici anni, vive in un orfanotrofio a seguito della perdita dei genitori. Coinvolto dai servizi segreti in un’indagine riguardante le attività lavorative di sua madre, scopre che quest’ultima è viva e che è l’ideatrice di un marchingegno tecnologico in grado di modificare radicalmente le volontà dei soggetti a esso sottoposti.

Questa rivelazione permette di comprendere le innate abilità di Benjamin nell’hackeraggio e dà inizio a una continua ricerca della verità da parte del bambino.  Le vicende successive si incentrano sui tentavi dei servizi segreti di sequestrare Benjamin per obbligare la madre a uscire dalla latitanza e a rivelare l’algoritmo necessario al funzionamento della macchina.

Hacker presenta, nel suo complesso, buone potenzialità che, tuttavia, non vengono sviluppate in modo opportuno, dando invece numerose problematiche nel risultato finale.

Il protagonista possiede tali capacità che neanche il più “prodigioso” tra i bambini potrebbe sviluppare e questo fattore, sul quale l’intero film intesse la sua trama, inficia la verosimiglianza della narrazione.

In secondo luogo, il ruolo di alcuni personaggi non viene affatto esplicato e questo comporta che, durante le loro apparizioni, lo spettatore non solo sia disorientato, ma anche non riesca a strutturare un giudizio su di essi.  Le scarse capacità recitative degli attori hanno fatto sì che i numerosi colpi di scena, che avrebbero potuto rende il lungometraggio più coinvolgente, non siano stati, purtroppo, sfruttati in maniera adeguata, risultando, di conseguenza, quasi banali.
A equilibrare, in parte, i difetti la scorrevolezza del film: a eccezione di alcuni dialoghi macchinosi, la trama risulta, infatti, fluente e stimolante, invogliando l’osservatore a proseguire la sua visione.

Se l’intento del regista, Poul Berg, era quello di trattare il tema della dipendenza dalla tecnologia ai giorni nostri, questo tentativo è completamente fallito. Al contrario, anche se in modo non particolarmente approfondito, riesce a evidenziare argomenti quali la ricerca degli affetti e il desiderio di ottenere potere tramite la tecnologia. Il film, alla luce di quanto detto, può essere considerato ideale per un pubblico non eccessivamente critico e interessato a passare semplicemente qualche ora di svago.

Carolina Clerici

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