Poco prima di posare la penna sul foglio (o più probabilmente le dita sulla tastiera) infinite scelte e possibilità affiorano nella mente dell'autore. Ogni scelta stilistica, di contenuto e di prospettiva porterà alla luce un’opera unica e a sé stante. È il momento della decisione che dona consistenza all’estro creativo: tradurre l’idea in parole o immagini la rende reale e tangibile. E cosa ne è di tutti quei pensieri che sono rimasti prigionieri in quel limbo astratto che è la prima culla del genio? Non sono forse stati pure loro, anche solo per un istante, ugualmente reali e concreti?
La frammentarietà della realtà è uno dei concetti cardine del filone postmoderno: ci si interroga sulla dicotomia realtà/finzione arrivando a mettere in dubbio chi siamo e chi avremmo potuto essere. Un esempio perfetto di come le innumerevoli strade che si snodano davanti a noi possano risultare tutte reali, e allo stesso tempo appartenere alla finzione, è il film Mr. Nobody: pellicola di culto per alcuni, per altri un’opera estremamente sopravvalutata. Al di là dell’effettiva riuscita, questo lungometraggio mette lo spettatore davanti un intricato gomitolo di percorsi che andranno a comporre l’esistenza del nostro protagonista: Nemo Nobody (Jared Leto). La storia che il nostro interprete ci racconta è confusa, spesso contraddittoria e le scelte che Nemo compie vengono spesso smentite o ritrattate, andando a delineare nuovi e molteplici bivi. Le nostre vite sono perennemente influenzate dal caso e dalle decisioni che prendiamo, venendo spesso ulteriormente alterate dai nostri ricordi. Paul Auster, maestro del postmodernismo, affronta le stesse tematiche nel suo ultimo romanzo (4 3 2 1) raccontandoci le quattro vite alternative, e allo stesso tempo tutte ugualmente reali e possibili, di Archie Ferguson: mattatore assoluto del libro. Nemo e Archie vivono molteplici storie, mantenendo però una profonda e radicata essenza che collega tutti questi percorsi paralleli.
È questo il paradosso legato al concetto della frammentarietà: tutte queste esistenze appartengono contemporaneamente alla realtà e alla finzione. E se a qualcuno dei nostri lettori fosse venuta un’emicrania a furia di interrogarsi su come sarebbe stata la propria vita se avesse compiuto scelte diverse, consiglio di non stare troppo a fasciarsi la testa. D'altronde non viviamo nel migliore dei mondi possibili? (O forse no?)
Simone Manciulli