Quentin Tarantino si toglie qualche sassolino dalla scarpa
03/07/2021

Sono giorni frenetici per i fan di Quentin Tarantino, occupati a stare dietro alle interviste che il regista rilascia ormaiquotidianamente. 
Nel corso del tour di promozione del suo nuovo libro, C'era una volta a... Hollywood, l'autore ha già presenziato in diversi programmi televisivi e radiofonici, affrontando gli elogi ma anche le frequenti critiche che gli sono state mosse recentemente.
Durante uno dei suoi ultimi interventi sul podcast di Joe Rogan, Tarantino si è particolarmente lasciato andare, dicendo tutto quello che pensava riguardo alle principali accuse al suo ultimo film e non solo. 

Inutile dirlo, la sua verve provocatoria ha preso il controllo della situazione.


Come gli spettatori più attenti ricorderanno, una delle critiche principali che la visione di C'era una volta a... Hollywoodsollevò fu la caratterizzazione del leggendario Bruce Lee: ai fan dell'attore hongkonghese, infatti, non è proprio andato giù quel combattimento perso contro lo stuntman Cliff Booth (alias Brad Pitt).
Ebbene, Tarantino ha spiegato ancora una volta le ragioni della vittoria di Cliff: lo stuntman ha ingannato Bruce cullandolo in un falso senso di sicurezza durante il loro primo scontro, sapendo di poter contrastare con successo le sue mosse quando l'artista marziale gli si è avvicinato la seconda volta. 
Riconoscendo che Bruce Lee avrebbe distrutto Cliff in una vera competizione di arti marziali, il regista ha sottolineato che, dato il background dello stuntman come "un killer che ha ucciso uomini nella giungla, lo ucciderebbe" in un combattimento senza esclusione di colpi. 
Tarantino ha infine chiuso una volta per tutte l'argomento alla sua maniera: "Posso capire che sua figlia abbia un problema con questo, è il suo fo**uto padre, lo capisco. Ma chiunque altro può andare a succhiare un ca**o".


La controversia successiva che è stata affrontata riguardava una critica piuttosto abituale al lavoro del regista: quella di misoginia.
Di The Hateful Eight, ad esempio, è rimasta particolarmente impressa la sequenza di scene in cui il John Ruth interpretato da Kurt Russell picchia a sangue, a ripetizione, la sua prigioniera Daisy Domergue (la candidata all'Oscar Jennifer Jason Leigh).
Ebbene, Tarantino sembra avere le idee chiare a riguardo: "È una stro**ata. Non c'è niente che le succede che non sarebbe potuto succedere a un uomo nella stessa situazione. Se invece di Daisy Domergue ci fosse Big Bill Shelly, un uomo che pesa 250 libbre e con una grande barba alla Grizzly Adams, non penseresti per un ca**o a Kurt Russell che lo prende a schiaffi in continuazione. Beh, lo sto facendo fare ad una ragazza che è altrettanto cattiva di Big Bill Shelly perché non sto facendo dei ca**o di favoritismi. Lo rende un po' più difficile da guardare, ma mi sta bene che sia un po' più difficile da guardare, bene, è un ca**o di film duro. Si suppone che faccia male".

Nemmeno C'era una volta a... Hollywood è rimasto esente da critiche simili: secondo alcuni il finale iperviolento del film si scatena con eccessiva foga nei confronti dei due membri femminili della Manson Family, Susan Atkins e Patricia Krenwinkel.
Secondo Rogan, la reputazione di Tarantino come artista importante gli ha permesso di farla franca con la violenza brutale presente in quella scena.
Ma al regista basta ricordare che, in quel frenetico epilogo, i suoi due protagonisti Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e Cliff Booth hanno agito per autodifesa: "Stiamo parlando di tre dei più sanguinosi e violenti assassini del XX secolo. I loro stessi nonni pazzi hanno la faccia sfondata".


Non potevano mancare le domande riguardanti Harvey Weinstein, la cui carriera alla Miramax e non solo rimarrà indissolubilmente legata con la filmografia di Tarantino, a partire da Pulp Fiction.
Da parte sua, il regista definisce il produttore, condannato l'anno scorso a 23 anni di carcere per stupro e violenza sessuale, come "una figura paterna incasinata". Pur avendo sentito che "Harvey faceva delle avances indesiderate", come "tutti quelli che erano nella sua orbita", avrebbe voluto "sedersi con Weinstein e avere una conversazione scomoda".


Come ogni intervista "tarantiniana" degli ultimi tempi, lo spazio finale è stato riservato al sempre più vicino pensionamento dell'artista.
Nonostante in molti gli abbiano già caldamente "consigliato" di non ritirarsi proprio nel momento migliore della sua produzione, Tarantino continua a ritenere che "quello è il momento perfetto", preferendo uscire al top come Jerry Seinfeld piuttosto che trascinare la sua carriera. 


I prossimi piani del cineasta più provocatorio di Hollywood, però, non sembrano essere segnati unicamente dalla lavorazione al decimo e ultimo film. 
Nonostante sia appena stato distribuito negli scaffali, il libro di C'era una volta a... Hollywood non è l'unico adattamento di un suo film che Tarantino avrebbe voluto scrivere.
Da buon amante nostalgico delle novellizzazioni tascabili dei film, il pensiero lo aveva sfiorato già molto tempo prima: "Ho pensato tra me e me: 'Beh, dovrei fare uno di questi per uno dei miei film. Il mio primo pensiero è stato Le iene, perché c'è una sezione mistery/crime nella libreria... voglio dire, è proprio lì. E ho anche scritto due capitoli di un romanzo de Le iene. Ma poi ho pensato 'Aspetta un attimo. Che ca**o sto facendo? L'ultimo film che ho fatto è stato C'era una volta a Hollywood. Ho tonnellate di materiale che non ha mai visto la luce del giorno - materiale che non ho mai nemmeno scritto a macchina perché non sarà nel film, è stato solo utile per la mia preparazione. E alla gente sembra che piaccia.' Quindi sembrava che potesse andare davvero bene".
Riguardo alle eventuali novellizzazioni delle sue restanti pellicole, Tarantino ci pensa seriamente: "Spero di rifarlo. Mi ci vedo. Non so se lo farò con tutti i film che ho girato, ma ho già in testa l'idea per un romanzo su Le Iene. Potrebbe essere davvero fantastico. E poi sto lavorando su una storia originale. È una specie di pulp. Ho un'idea western e ho scritto circa due capitoli di un romanzo western originale".



Sembra dunque difficile che l'ex "ragazzaccio" di Hollywood si butti immediatamente nella progettazione dell'ultimo capitolo della sua filmografia, a maggior ragione visto che la sua mente frenetica non la smette mai di partorire nuove idee.
Ecco perché, oltre alle novellizzazioni, il regista sta pensando anche a un altro media per sfruttare ulteriormente il successo del suo ultimo film: "Che ci crediate o no, ho scritto una versione teatrale di C'era una volta a... Hollywood", ha affermato. "Volevo scrivere una commedia, e le cose che non sono nel libro... volevo che esistesse come commedia. E di nuovo, sono in grado di esplorare cose che non sono nel film. La commedia si occupa dell'Italia".
Tarantino ha scritto l'adattamento teatrale in "sei o sette mesi", dopo aver scritto la prima bozza del film. Il cineasta non ha permesso a nessuno di leggere la sceneggiatura durante questo periodo, nemmeno ai suoi agenti.



Come al solito, i collegamenti tra le sue storie stimolano tanta curiosità: "Solo per darvi un accenno della commedia, l'intero secondo atto è il personaggio di Leonardo DiCaprio, Rick Dalton, e il personaggio di Al Pacino, Marvin Schwarz, che cenano con il regista di spaghetti western Sergio Corbucci e Nori Corbucci nel loro ristorante giapponese preferito a Roma. Rick non ha la parte ancora. A seconda di come va questa cena, si vedrà se Rick sarà Nebraska Jim o no".


Insomma, se Quentin Tarantino dovesse affrontare e realizzare ogni idea che gli passa per la mente, potremmo vedere il suo ultimo film fra chissà quanti anni. "Vedremo cosa succede", ha affermato, "ma il mio piano è di fare questo libro, ho appena fatto questo, poi finire il libro sul cinema, poi la prossima cosa sulla lista è iniziare a pensare alla commedia... Non ho intenzione di pensare al mio ultimo film per un po'. Sto facendo altre cose in questo momento". 


In molti, quindi, sperano che si tenga occupato ancora a lungo prima di poterne celebrare la fine di una straordinaria carriera.

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