Robert Redford: volto da divo hollywoodiano e anima dedita a un cinema consapevole e libero
22/09/2025

Il 16 settembre si è spento nel sonno all’età di 89 anni Robert Redford, attore a tutto tondo, capace di incarnare le tante contraddizioni di un’America spesso restia a guardarsi allo specchio.

Nel corso di una brillante carriera durata quasi sessant’anni, Redford scelse sempre con cura i progetti a cui prendere parte e i personaggi da interpretare.

Dopo aver raggiunto molto presto successo e notorietà internazionale con Butch Cassidy (1969), l’attore rifiutò l’immagine di bello e seducente che Hollywood aveva in serbo per lui, preferendo dedicarsi a film che mostrassero luci e (soprattutto) ombre del suo paese: dalle radici di violenza alla base della società americana in Corvo rosso non avrai il mio scalpo (1972), passando per l’inquietante ritratto della CIA in I tre giorni del condor (1975), fino ad arrivare allo scandalo Watergate che sconvolse la politica statunitense in Tutti gli uomini del presidente (1976).

Nonostante la predilezione per pellicole dal forte respiro politico e sociale, Robert Redford non disdegnò alcune incursioni in opere più commerciali, riuscendo anche in queste a lasciare il segno: indimenticabile in coppia con Paul Newman ne La stangata (1973), elegante e fascinoso nel vestire i panni del fitzgeraldiano Gatsby ne Il grande Gatsby (1974).

Si cimentò poi nel campo della regia e realizzò interessanti lungometraggi, tra cui Gente comune (1980) – che gli valse l’oscar come miglior regista – e Quiz Show (1994), confermando anche dietro la macchina da presa la sua voglia di scalfire alcuni pilastri della società a stelle e strisce.

Nel ricordare Robert Redford sarebbe tuttavia riduttivo parlare solo del grande attore e regista che fu; infatti per comprendere più a fondo la sua personalità e l’importanza che ebbe per la Settima Arte bisogna per un attimo lasciare da parte i suoi film e guardare a come si prodigò per la crescita del cinema indipendente.

All’apice della sua fama, sfruttò la sua notorietà per fondare insieme all’amico Sydney Pollack il Sundance Institute, un istituto che si impegnava a sovvenzionare giovani promesse del cinema, fornendo insegnanti, materiale tecnico e consulenze. A questo istituto seguì la creazione del celebre Sundance Film Festival, che diventò un vero e proprio manifesto per il cinema indipendente e una preziosa vetrina internazionale ai margini del sistema hollywoodiano.

Nell’omaggiare questo gigante del cinema, è a mio parere giusto menzionare la sua prova recitativa in Old Man & The Gun (2018), dove l’attore veste i panni del ladro gentiluomo Forrest Tucker. Con un personaggio che ci riporta alla memoria il leggendario fuorilegge The Sundance Kid di Butch Cassidy, Robert Redford sceglie di congedarsi dalle scene e lo fa a modo suo, vestendo i panni di un rapinatore incallito, che organizza colpi originali senza mai servirsi di armi o violenza, scelte anticonvenzionali e coraggiose che l’uomo Robert ha sempre dimostrato anche nel corso della sua esistenza.


Riccardo Franceschini


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