Robin Williams: l'eterno fanciullo dai mille volti
19/07/2021
«Goooood Morning Vietnaaaaam! Ehi, non è una prova questa, questo è rock-n-roll!»

 
Parole e musica di Adrian Cronauer, protagonista di Good Morining, Vietnam, nonché uno dei tanti volti iconici della splendida carriera di Robin Williams. Camaleontico, ha da sempre mostrato un pizzico di follia nei suoi personaggi, dando sfogo a tutto il suo talento artistico e permettendo al pubblico di amarlo. In particolare, se si parla della generazione nata tra gli anni ’80 e ’90, Wiliams è stato una presenza costante, un sorriso amorevole, una risata assicurata, il tutto senza mai dimenticare che dietro al sorriso c’era sempre un messaggio importante, mai banale.

«Nano, nano!»



Sebbene sia celeberrimo per i suoi molteplici ruoli sul grande schermo, la svolta nella sua carriera avviene quando interpreta per la prima volta l’alieno Mork durante un episodio di Happy Days: è il 1978 e il successo è talmente alto che nello stesso anno viene prodotta la serie tv, poi divenuta un vero e proprio cult, Mork & Mindy. È solo un assaggio di quel che Williams potrà dare al mondo dell’intrattenimento, ma la sua mimica facciale non passa inosseravata e Robert Altman nel 1980 lo sceglie per Popeye, dove interpreta la prima delle sue tante maschere sul grande schermo: Braccio di ferro. Con una capacità quasi unica di coniugare la risata e la riflessione, nel 1987 veste i panni di Adrian Cronauer, il dj capace di raccontare la guerra in Vietnam – una ferita che ancora sanguina nel cuore degli Stati Uniti – con tutte le sue contraddizioni, l’omertà e le inguistizie, inneggiando al coraggio e alla ribertà di espressione grazie a un dj fuori dagli schemi, allergico alle regole. Caratteristiche che, di fatto, accomuneranno moltissimi dei suoi personaggi, tra cui probabilmente il più celebre è quello interpretato per Peter Weir nel 1989.

«O Capitano, mio Capitano!» 
 

Una citazione entrata ormai nell’immaginario collettivo, divenuta quasi banale e inflazionata, ma che è simbolo di un personaggio straordinario come il professor John Keating, docente di italiano protagonista de L’attimo fuggente. Un ruolo drammatico per Williams, che non lascia spazio alla risata, quanto a un continuo desiderio di ispirazione e di sogno. Keating è ben presto diventato il modello della rivoluzione nell’insegnamento, il professore capace di ascoltare gli studenti, insegnando loro a coltivare le proprie passioni, le proprie capacità, stracciando le convenzioni e invitando a guardare il mondo da un’altra prospettiva. Che si tratti di salire su una cattedra o di strappare delle pagine da un libro di testo, Williams ha saputo distaccarsi (anche se solo parzialmente) dai ruoli comici cui aveva abituato, per regalare un’interpretazione drammatica e intensa, pari solamente al dottor Sean Maguire, tra i protagonisti di Will Hunting – Genio Ribelle, con il quale ha vinto il premio Oscar. Si tratta di rarità nel percorso artistico di Williams, che alla riflessione ha sempre preferito affiancare la risata e la stravaganza, con cui è stato capace di alleggerire anche le tematiche più delicate, come avvenuto in Mrs. Doubtfire o Patch Adams

«Grazie per aver creduto»

 
Gli anni ’90 si aprono con La leggenda del re pescatore, di Terry Gilliam, e proseguono con diverse opere in cui il volto di Williams viene associato al cinema per bambini e ragazzi, come Flubber. O meglio, il volto e la voce, in quanto è lui a doppiare il Genio in Aladdin, Classico Disney del 1992. Ma chi meglio di un apparente eterno bambino poteva interpretare Peter Pan? Lo sa bene Steven Spielberg, che lo sceglie come protagonista per Hook – Capitan Uncino, in cui interpreta il leggendario personaggio creato dalla penna di James Barrie che, tuttavia, divenuto adulto si è completamente dimenticato della sua infanzia, finché non sarà costretto a tornare sull’Isola che non c’è. Viaggio e rapporto tra età adulta e giovinezza: sembrano queste le tematiche ricorrenti del cinema di Williams in questo decennio, durante il quale recita anche in Jumanji e Jack

«Per me questo è il momento peggiore della notte. Troppo tardi per ieri, troppo presto per domani»

 
Nel 2002 Robin Williams decide di misurarsi con il ruolo del cattivo, mai interpretato in precedenza, e lo fa per Insomnia, di Christopher Nolan, affiancando Al Pacino e Hillary Swank. È l’alba del nuovo millennio, in cui l’attore si fa notare anche per la sua interpretazione in L’uomo dell’anno, per il quale torna a collaborare con Barry Levinson, mentre sul versante del cinema per ragazzi veste la sua ultima maschera nella trilogia de Una notte al museo. L’ultima. Perché l’11 agosto del 2014 scompare prematuramente, lasciando senza parole il mondo del cinema, gli spettatori che l’hanno amato, che si sono affezionati ai suoi personaggi, tutti accomunati da un sorriso che solo raramente è mancato e che è sempre riuscito a dare conforto e gioia durante la visione.


Il tributo di Dave Alvarez a Robin Williams nel giorno della sua morte

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