Nel 1968 un giovane George A. Romero diede alla luce quello che in seguito divenne un cult assoluto del cinema horror, nonché il capostipite del filone sugli zombi come lo conosciamo oggi: La notte dei morti viventi.
Il film, girato con un budget ridicolo, divenne il titolo iniziale di una saga che continuò a esplorare il tema dell'apocalisse zombie, con tanto di metafore socio-politiche, proseguendo con Zombi (1978), Il giorno degli zombi (1985), La terra dei morti viventi (2005), Le cronache dei morti viventi (2007) e Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti (2009).
Quello che in pochi sapevano, però, è che il regista statunitense non aveva ancora scritto la parola "fine" al suo ciclo horror.
Prima di morire di cancro ai polmoni a 77 anni, nel 2017, Romero era infatti impegnato a sviluppare il capitolo conclusivo, la sua ultima dichiarazione sul genere: Twilight of the Dead.
Adesso, veniamo a sapere che Suzanne Romero, vedova del cineasta, ha sviluppato la sceneggiatura con tre autori negli ultimi anni ed è pronta a incontrare dei registi affinché il film venga girato.
Il logline dell'opera racchiude alla perfezione il contenuto emotivo che ci si sarebbe aspettato da un film di Romero: "La storia è ambientata in un mondo decimato. La vita è quasi scomparsa. Ma potrebbe esserci ancora speranza per l'umanità".
Romero scrisse un trattamento di Twilight of the Dead con Paolo Zelati, che, dopo la morte del regista, chiese a Suzanne Romero il permesso di andare avanti con lo script, facendosi aiutare dagli sceneggiatori Joe Knetter e Robert L. Lucas.
"Gli ho dato la mia piena benedizione a patto che potessi essere presente a ogni passo del percorso per rimanere fedele alla visione di George", ha dichiarato Suzanne Romero. "Avevamo un solido trattamento e l'inizio della sceneggiatura. Posso dire al 100% che George sarebbe stato incredibilmente felice di vedere questo proseguimento. Voleva che questo fosse il suo timbro finale sul genere zombie".
Sebbene siano sempre incentrati sugli zombi, Le cronache dei morti viventi e Survival of the Dead - L'isola dei sopravvissuti non furono mai considerati da Romero parte della stessa storia generale iniziata con La notte dei morti viventi.
"Non è un segreto che Diary (Le cronache dei morti viventi) e Survival non erano il modo in cui immaginava la fine della serie, e George lo sapeva molto bene", ha fatto notare Zelati. "Twilight of the Dead era il suo addio al genere che aveva creato e voleva uscirne con un film potente".
Il vero ultimo capitolo della saga, La terra dei morti viventi, introdusse il personaggio di Big Daddy, lo zombie intelligente, il cui destino rimane un punto interrogativo alla fine del film. Romero cercava una risposta a quello che veniva dopo.
"Tutto è iniziato con la mia domanda a lui: "Dove vanno gli zombie alla fine de La terra dei morti viventi?"", ha aggiunto Zelati.
Per quanto riguarda il lavoro sulla sceneggiatura dopo la scomparsa del regista, gli autori hanno avuto accesso a dei video di Romero che elaborava il trattamento: mentre lavoravano, guardavano i filmati.
"Potevo vedere quanto George fosse felice, quasi inebetito", ha ricordato Knetter. "Questo ci ha fatto concentrare ancora di più sul dare vita a questo progetto nel modo in cui lui avrebbe voluto".
A Suzanne Romero, adesso, non resta che iniziare le riunioni per trovare il regista adatto cui affidare il capitolo conclusivo della saga zombie più celebre della storia del cinema.
"Questo è il film che voleva fare. E anche se qualcun altro prenderà il testimone come regista, è in gran parte un film di George A. Romero", ha affermato la moglie.
Suzanne Romero gestisce anche la George A. Romero Foundation, che cerca di preservare l'eredità del cineasta e di dare potere ai registi indipendenti.