Salaam cinema: benvenuti nel vostro film
04/04/2023
Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questo bellissimo contributo di Martina Cossia Castiglioni, in relazione al percorso sul cinema iraniano inserito nel nostro corso "Ai confini del mondo".

Salaam cinema: benvenuti nel vostro film

Un cameraman, seduto sul tetto di un’auto, riprende in una lunga carrellata una coda disordinata di persone che si spinge fino all’esterno di una villa, dove una folla immensa si accalca contro un cancello. È il 1995 e il regista Mohsen Makhmalbat ha pubblicato un annuncio su un quotidiano per cercare nuovi attori per una pellicola celebrativa del centenario del cinema. Al provino si presentano oltre cinquemila persone.  

In concorso lo stesso anno al Festival di Cannes, nella sezione «Un certain regard», Salaam Cinema è solo in apparenza un documentario. In realtà è una profonda riflessione sulla settima arte, dove i confini tra realtà e finzione sono continuamente messi in discussione.

Il gioco meta cinematografico è svelato sin dall’inizio dallo stesso regista alla folla in attesa di ricevere i moduli da compilare per i provini: abbiamo già cominciato a girare, dice al megafono, sarete allo stesso tempo attori e oggetto di questa pellicola.

Siamo già, in fondo, dentro un film nel film. Di fronte al regista sfilano donne e uomini, ragazze e ragazzi. Lui li incalza, li sprona, a volte anche con durezza. Vuole che cantino, che ridano, che piangano, soprattutto vuole che piangano, perché un vero attore deve saperlo fare anche a comando. Li interroga su cosa sia per loro il cinema e cosa siano davvero disposti a fare per poter recitare.

A un giovane che ha finto di essere cieco per quasi tutto il provino domanda «E se ti dicessi che il tuo ruolo nel film è solo questo, ciò che stai facendo adesso?», giocando ancora col meta cinema e con la distinzione sempre più labile tra realtà e narrazione. 

Nella parte finale della pellicola c’è anche un ribaltamento di ruoli. Mohsen Makhmalbat, dopo un estenuante tira e molla con due sedicenni alle quali chiede alternativamente di ridere, di piangere, pena l’essere escluse definitivamente dall’ipotetico film, le mette al suo posto dietro al tavolo, a esaminare gli altri candidati. Ma anche questo, dirà poi loro, fa parte del provino.

Il cinema, per i partecipanti alla selezione, è anche e soprattutto una forma di libertà, non soltanto artistica. E a colpire è ancora una volta la determinazione delle donne. Una delle due sedicenni afferma di voler essere attrice, di voler essere scelta. Lo sa da quando era bambina e lo diventerà. E se qualcuno proverà a impedirglielo farà un suo film nel quale potrà recitare. «Dove c’è un desiderio» dice «esiste un cammino».

Un’altra giovane candidata confessa di essersi presentata perché vuole uscire dall’Iran e raggiungere all’estero il suo fidanzato, che la famiglia le ha impedito di sposare. E se verrà scelta per il film potrà ottenere il visto e andare al Festival di Cannes. 

Il cinema, dunque, come unica forma per poter uscire da una condizione di oppressione, da una realtà che impone costrizioni e impedisce di esprimersi con libertà. E il cinema di Mohsen Makhmalbat, forse tutto il cinema iraniano, questo potere lo ha.


Martina Cossia Castiglioni

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica