Storie di adattamenti: da Bel Ami a Piccole donne
21/07/2022
Riceviamo e volentieri condividiamo queste belle e interessanti riflessioni di Francesca Numerati, scritte dopo aver partecipato al nostro corso su Cinema e letteratura.
Bel Ami
Mi è venuto in mente "Bel Ami" perché l'ultima immagine del film è l'antitesi dell'ultimo paragrafo del romanzo.
Infatti il film termina con Bel Ami, arrivista ed egoista e chi più ne ha più ne metta, che esce dalla Chiesa, fresco sposo non per amore ma per convenienza. Al braccio ha la sua novella sposa, ma in Chiesa ci sono tutte le donne che ha conquistato e abbandonato (ivi inclusa la madre della sposa attuale). L'ultima immagine è il suo primo piano mentre esce dalla Chiesa e viene illuminato dal sole.
Io interpreto questa scena come a dire che quest'uomo ha raggiunto il totale successo, in maniera poco lecita spesso e volentieri, ma a lui non importa. Lui è arrivato là dove voleva arrivare e tanto gli basta.
Nel romanzo, invece, l'ultima immagine è molto ma molto diversa. Prima di uscire dalla Chiesa si gira verso una delle sue ex amanti (nel film interpretata da Christina Ricci) e Guy de Maupassant (l'autore del romanzo) descrive come l'occhio di Bel Ami si soffermi sul collo di lei e sui suoi ricci ricordando i momenti di intimità vissuti con lei. Il libro termina qui.
E io interpreto questo paragrafo come un "ripensamento" del protagonista, come se lui si concentrasse sull'unica donna che abbia mai veramente amato e che lui in primis lo stia capendo proprio in quell'istante (mentre tutte le altre le ha usate per scopi personali, inclusa la giovane che ha appena sposato). E' come se Maupassant volesse conferire a Bel Ami un ultimo tocco di umanità ed amore che gli ha negato per tutto il romanzo.
Ma questa è la mia interpretazione personale. Però mi aveva colpito molto questa differenza.
Piccole donne
Un'altra riflessione che vorrei fare è in merito all'ultima rivisitazione di "Piccole donne", quella di Greta Gerwig. Premetto che il romanzo della Alcott lo amo incondizionatamente fin da quando ero bambina e quindi sono di parte, quindi puoi ben immaginare quanto il film mi sia piaciuto.
Valore aggiunto alla pellicola della Gerwig sono i costumi e l'interpretazione della Ronan che apprezzo molto.
A volte si sente parlare di rifacimenti cinematografici di una grande opera e viene spontaneo domandarsi "Ma cosa hanno ancora da dirci o da farci vedere su questo libro?".
Ed è proprio il caso di "Piccole donne" che ha avuto prima la versione con Liz Taylor, poi quella anni 90 con Winona Ryder e addirittura un cartone animato anni 80.
Ma la Gerwig ha avuto il colpo di genio di unire "Piccole donne" e il suo sequel "Piccole donne crescono".
Con la gerwig il presente del film è "Piccole donne crescono" che, tramite flashback, propone e rivive "Piccole donne". E nessuno prima di lei ci aveva pensato. E scusa se è poco!
Inoltre usa luci completamente diverse: il presente ("Piccole donne crescono") ha una luce più cupa e scura, mentre nei flashback ("Piccole donne) è tutto più luminoso e radioso e solare, come a dire che quando ricordiamo il passato tendiamo a ricordare solo le cose belle.
Bel Ami
Mi è venuto in mente "Bel Ami" perché l'ultima immagine del film è l'antitesi dell'ultimo paragrafo del romanzo.
Infatti il film termina con Bel Ami, arrivista ed egoista e chi più ne ha più ne metta, che esce dalla Chiesa, fresco sposo non per amore ma per convenienza. Al braccio ha la sua novella sposa, ma in Chiesa ci sono tutte le donne che ha conquistato e abbandonato (ivi inclusa la madre della sposa attuale). L'ultima immagine è il suo primo piano mentre esce dalla Chiesa e viene illuminato dal sole.
Io interpreto questa scena come a dire che quest'uomo ha raggiunto il totale successo, in maniera poco lecita spesso e volentieri, ma a lui non importa. Lui è arrivato là dove voleva arrivare e tanto gli basta.
Nel romanzo, invece, l'ultima immagine è molto ma molto diversa. Prima di uscire dalla Chiesa si gira verso una delle sue ex amanti (nel film interpretata da Christina Ricci) e Guy de Maupassant (l'autore del romanzo) descrive come l'occhio di Bel Ami si soffermi sul collo di lei e sui suoi ricci ricordando i momenti di intimità vissuti con lei. Il libro termina qui.
E io interpreto questo paragrafo come un "ripensamento" del protagonista, come se lui si concentrasse sull'unica donna che abbia mai veramente amato e che lui in primis lo stia capendo proprio in quell'istante (mentre tutte le altre le ha usate per scopi personali, inclusa la giovane che ha appena sposato). E' come se Maupassant volesse conferire a Bel Ami un ultimo tocco di umanità ed amore che gli ha negato per tutto il romanzo.
Ma questa è la mia interpretazione personale. Però mi aveva colpito molto questa differenza.
Piccole donne
Un'altra riflessione che vorrei fare è in merito all'ultima rivisitazione di "Piccole donne", quella di Greta Gerwig. Premetto che il romanzo della Alcott lo amo incondizionatamente fin da quando ero bambina e quindi sono di parte, quindi puoi ben immaginare quanto il film mi sia piaciuto.
Valore aggiunto alla pellicola della Gerwig sono i costumi e l'interpretazione della Ronan che apprezzo molto.
A volte si sente parlare di rifacimenti cinematografici di una grande opera e viene spontaneo domandarsi "Ma cosa hanno ancora da dirci o da farci vedere su questo libro?".
Ed è proprio il caso di "Piccole donne" che ha avuto prima la versione con Liz Taylor, poi quella anni 90 con Winona Ryder e addirittura un cartone animato anni 80.
Ma la Gerwig ha avuto il colpo di genio di unire "Piccole donne" e il suo sequel "Piccole donne crescono".
Con la gerwig il presente del film è "Piccole donne crescono" che, tramite flashback, propone e rivive "Piccole donne". E nessuno prima di lei ci aveva pensato. E scusa se è poco!
Inoltre usa luci completamente diverse: il presente ("Piccole donne crescono") ha una luce più cupa e scura, mentre nei flashback ("Piccole donne) è tutto più luminoso e radioso e solare, come a dire che quando ricordiamo il passato tendiamo a ricordare solo le cose belle.