Strade perdute: analisi del film
01/02/2023
Riceviamo e volentieri condividiamo questa analisi di "Strade perdute" di Giulia Pugliese


Il film inizia con una sottile striscia di strada che non porta a nulla percorsa a grande velocità e la voce calda ed avvolgente di David Bowie. “Strade perdute” è un road movie, dove l’orizzonte non viene visto come a scardina il mio mito della frontiera americana, è inventa una nuova frontiera:  un vero e proprio labirinto fatto di sensazioni, dove le inquadrature sbilenche, i dettagli delle parti del corpo, il buio, le luci rosse, le effetto stroboscopico della palla e i dialoghi stringati fanno perdere la cognizione del senso logico. David Lynch gioca con lo spettatore e le sue percezioni come il gatto con il topo, menti che viaggiano da un corpo ad un altro, donne con la stessa storia ma che sembrerebbero due persone diverse, alias ed un personaggio cardine della storia è un demiurgo senza nome,con la macchina da presa, che sembra controllare questi viaggi extracorporei dei personaggi e le loro azioni. Può essere in due posti contemporaneamente come un immagine proiettata. Una presenza maligna che controlla tutto, che quando arriva in scena blocca la musica e l’immagine.

Il compito di Lynch e dei suoi film è sradicare la logica e la ragione, far sentire lo spettatore “scomodo” e perso, ma sono anche un investigazione della coscienza umana ed  è un vero e proprio dialogo con lo spettatore.

 

“Strade perdute” prende le sue basi dal noir classico nella seconda parte del film dove il protagonista è Pete (Belthazar Getty) è un noir, ci sono tutti gli archetipi: il boss, la dark lady, il sempliciotto che viene truffato, il fumo, il sesso e  l’omicidio. Ma pesca anche da un altro classico della filmografia europea “Delitto per delitto-L’altro uomo” , come in questo film infatti grazie a un feed back (circa dopo un ora e mezza di  film) capiamo che è stato Pete ad uccidere Renée (Patricia Arquette molto generosa nella nudità in questo film e vera protagonista del film) per vendetta impossessandosi del corpo di Fred e per questo poi si ritrova nel penitenziario, e poi sarà invece Fred (Bill Pullman) a uccidere Mr Eddy alias Dick Laurent.  Lynch pesca negli filmografia classica per trasformarla in altro, anche la sua/le sue dark lady che ricordano nella versione mora Rita Hayworth, mentre nella versione bionda è Jayne Mansfield.

Lynch è il John Cage, la Martha Graham, il Renè Magritte dei registi prende qualcosa di molto classico, lo scardina e la trasforma in qualcosa di completamente nuovo e disorientante.

 

Il film inizia con Fred (Bill Pullman), è un musicista che vive in una casa asettica con la moglie Renée (Patricia Arquette molto generosa nella nudità e vera protagonista del film) sempre molto fredda ed algida nella sua vestaglia di seta nera. Fred odia le videocamere e vuole ricordarsi le cose come le ricorda la sua mente, non come sono avvenute realmente. Fred e Renée consumano il loro amore tormentato sulle loro lenzuola di seta, ma la musica di sottofondo ci fa intendere che nel loro rapporto c’è un aspetto mortifero. Il ritrovamento di alcune videocassette scuoterà la loro esistenza.

Fred odiando le telecamere ed essendo un artista è la perfetta nemesi del demiurgo che controlla tutto, ma alla fine ne diventa il suo burattino.

Un aspetto molto presente in questo film è l’aspetto psicanalitico e del sogno rivelato, Fred sogna Renée, ma sembra lei ma non è lei, infatti poi nel film sarà qualcun altro; nella psicoanalisi il sogno è rivelatore dell’inconscio, quindi Fred sa inconsciamente che qualcosa sta succedendo o succederà, ma riesce a metterlo a fuoco solo nel sogno come da teoria psicoanalitica.

Fred e Pete portatori di un unico destino, quando sono da soli vivono delle esperienze pre-morte o di rinascita visto che entrano nel corpo dell’uno e dell’altro. Percepiscono già la presenza di entrambi dentro di sé.  David Lynch è un grande amante della cultura orientale, pratica le arti marziali e la meditazione, la sua volontà è mettere in scena un reincarnazione pre-morte che permette ad uomo di scappare dalla prigione.

Nel film ci sono inoltre diversi riferimenti all’esoterismo: in primis nel tatuaggio che Fred ha sulla mano una mezzaluna con un punto affianco, la mezzaluna, nell’esoterismo significa il dualismo e cambiamento, mentre il cerchio rappresenta la continuità e racchiude tutte le energie dell’Universo ed è un simbolo di protezione. Anche la scissione dell’io, la preveggenza della morte di Dick Laurent, la presenza maligna i riti orgiastici e mortuari (il taglio alla gola di Dick Laurent e il taglio delle braccia di Renèe) sono chiari riferimenti all’esoterismo.

Nel film ritornano elementi e dialoghi come a creare una cadenza, come a manifestare un eterno ritorno nella vita umana. A volte però la stessa immagine può avere un significato diverso, le labbra della stessa attrice che chiamano al telefono nella prima parte del film mostrano la paura di Reéne, mentre nella seconda parte sono l’elemento sessuale di Alice, dialoghi che ritornano in contesti diversi, non solo a manifestare l’eterno ritorno, ma anche la circolarità della vita umana, infatti anche il finale riporta a questa circolarità.

Alice/Renée sono la stessa persona? Rappresentano l’oggetto del desiderio di due uomini che poi sono lo stesso, in una sorta di idea di eternità dell’amore e del desiderio, un inconsapevole collegamento, intreccio che lega Renée/Alice a Fred/Pete. Il regista mette in scena in maniera diversa, qualcosa che già Buṅuel aveva fatto in “Quell’oscuro oggetto del desiderio”, nel film di Buṅuel il protagonista ama la stessa donna che è interpretata da due attrici diverse (Carole Bouquet e Angela Modina), mentre Lynch fa interpretare alla stessa attrice due personaggi, forse diversi. Quello che accomuna i due film è l’intensità di desiderio che i protagonisti hanno nei confronti di queste donne.

 

 “Strade perdute” è un film che si colloca a metà nella filmografia di Lynch  dialoga fortemente con Twin Peaks per la questione della possessione dei personaggi, ma è anche la prova generale di Mullhoad drive, dove un personaggio ne interpreta un altro. “Strade Perdute” è il “Crash” linchiano (non a caso i film sono usciti nello stesso periodo a un anno di distanza l’uno dall’altro), come Crash parla di una società allo sbando che corre non si sa dove, in cui ogni uno pensa per sé, i sentimenti puri non esistono, tutto viene infangato. I due peggiori bastardi si sfidano Dick Laurent, che rappresenta l’uomo senza scrupoli che viene ucciso per i suoi peccati e la sua cupidigia, e il demiurgo che rappresenta l’immagine e l’industria dell’immagine alla fine il secondo vince sul primo. Dove c’è un uomo, un’artista, in crisi d’identità che continua la sua eterna fuga che lo porterà sempre negli stessi luoghi.  


Giulia Pugliese

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