Tra gli indiscutibili pregi di The Irishman, ultimo, straordinario film di Martin Scorsese, c'è sicuramente la fotografia. Ma quali sono state la scelte tecnico-artistiche che hanno portato a un risultato tanto affascinante?

Quando Martin Scorsese iniziò ad elucubrare sulle atmosfere dell'epoca in cui è ambietato The Irishman, parlò con Rodrigo Prieto, direttore delle fotografia tre volte nominato agli Oscar, riguardo al concetto di memoria.
Nel corso di un'intervista all'Hollywood Reporter, il DoP ha raccontato:
Scorsese voleva che il passato fosse permeato da un senso di memoria, ma voleva anche che il film trasmettesse la sensazione di un home movie. Tuttavia, non voleva realizzarlo in termini di film amatoriale, con una camera a mano.
Prieto ha dunque improntato la propria ricerca sulla fotografia e le emulsioni fotografiche amatoriali:
Questo, per me, è l'equivalente di un film casalingo. Abbiamo conferito alle scene ambientate negli anni '50 un'atmosfera evocativa che richiama il Kodachrome, mentre quelle degli anni '60 guardano all'Ektachrome. La prima parte degli anni '70 si ispira a un look cinematografico "canonico". Subito dopo la morte di [Jimmy] Hoffa, invece, ho applicato un look basato su un processo di stampa cinematografica, che sostanzialmente toglie il colore e aggiunge contrasto, creando una cromìa desaturata. Ecco perché alla fine del film i colori sono spenti: è l'opposto del Kodachrome.
Scorsese voleva anche che il film fosse soggettivo: ecco perchè è raccontato esclusivamente dalla prospettiva di Frank Sheeran (Robert De Niro):
Un uomo molto pratico e metodico, pertanto anche la fotografia doveva agire in modo semplice: riprese statiche o panoramiche che lo riprendono mentre si avvicina lentamente alle sue vittime. Ecco perché il film sembra meno cinetico rispetto alle altre opere di Scorsese.
Una delle scene preferite di Prieto è la cena in onore di Sheeran:
Ero molto spaventato quando ho letto la sceneggiatura. Si tratta di una lunga sequenza sviluppata su molteplici livelli. È una celebrazione, ma ci sono anche tante scene di dialogo che dovrebbero essere nascoste da altri personaggi. I protagonisti si stanno dicendo cose molto delicate. Allo stesso tempo, le persone nella stanza devono essere testimoni di ciò che sta accadendo. Ho faticato a trovare un modo per illuminare la sequenza in modo tale che da un lato fosse una celebrazione per Frank, ma dall'altro fosse permeata da questo senso di minaccia latente.
In quel momento senti il terrore che Frank sta provando: ha capito che la mafia sta meditando di uccidere il suo amico, ma questi è così inflessibile...È un momento del film molto potente.
A proposito delle scelte cromatiche e luministiche, Prieto aggiunge:
Nel tentativo di evidenziare alcuni passaggi ho optato per dei paralumi rossi e un riflettore: è un approccio che funziona da diversi punti di vista. Inoltre, è una sorta di ritorno alle vecchie pellicole di Scorsese.

Fonte: hollywoodreporter.com