Causa lo scandalo molestie che ha investito Kevin Spacey, Ridley Scott ha preso l’amara decisione di escludere l’attore da Tutti i soldi del mondo (All the money in the world) e di chiamare Christopher Plummer a sostituirlo nel ruolo di J. Paul Getty, assumendosi di conseguenza il rischio di girare nuovamente (e in tempi strettissimi) tutte le scene che lo vedevano coinvolto. Dopo lungo tempo, il regista ha finalmente deciso di rompere il silenzio in merito alla faccenda.
Di seguito le sue dichiarazioni:
ENTERTAINMENT WEEKLY: Dove ti trovavi quando sei venuto a sapere per la prima volta delle accuse di molestie mosse nei confronti di Kevin Spacey?
RIDLEY SCOTT: Avevo concluso il film e mi trovavo in uno studio di registrazione nel Regno Unito per occuparmi delle ultime lavorazioni legate alla colonna sonora. A un certo punto qualcuno mi ha detto: “Indovina?”. Così ha avuto inizio tutto. Mi sono seduto, ci ho riflettuto e alla fine sono giunto alla conclusione che non potevamo fare una cosa del genere. Non si possono tollerare simili comportamenti. Inoltre, la cosa avrebbe avuto delle ripercussioni sul film. Non possiamo permettere che il comportamento di una persona vada a intaccare l’ottimo lavoro compiuto da tutte le altre persone.
Eri soddisfatto della performance di Spacey?
Totalmente. Si tratta di un attore davvero capace, mi sono trovato molto bene a lavorare con lui.
Qual è la prima chiamata in una situazione del genere?
Bisogna già sapere chi si sta cercando [per il recast] e se è disponibile. Chris [Plummer] è sempre stato sulla lista. Una volta avuta la certezza della disponibilità ti muovi, ma con cautela, perché non vuoi che la voce si diffonda. Ho preso un volo per New York e mi sono incontrato con Plummer, e lui ha detto di sì. A quel punto dovevamo capire se tutti fossero disposti nuovamente a girare. Miracolosamente lo erano.
La notizia ha suscitato scalpore.
Sì, lo so. Ma è stato meglio fare così, perché una volta che informi il sistema, lo sanno tutti. Una volta che due persone conoscono la storia, bang, è sulla bocca di tutti.
Hai dovuto chiamare Spacey e comunicarglielo?
No. E lui non ha chiamato me. Se mi avesse chiamato per dirmi “Hey, guarda, è andata così, mi dispiace molto” avrei gestito le cose in maniera diversa.
Se ti avesse chiamato dicendoti così, lo avresti comunque rimpiazzato?
Sì, lo avrei fatto. Gli avrei risposto “Grazie per la tua chiamata, ma dobbiamo andare avanti”.
Sul set si comportava correttamente?
Non lo so, a volte non ci si accorge di certe cose. Ma è un comportamento che in generale non può essere tollerato in alcuna forma.
Tutte queste rivelazioni da Hollywood ti hanno sorpreso?
Penso fosse il momento giusto, anzi, la questione Weinstein è emersa fin troppo in ritardo.
Qual è stata la reazione dello studio?
“Non ce la farai mai. Che dio ti aiuti†[ride]
Hai mai pensato di posticipare la data d’uscita al 2018?
No.
Perché?
Perché so di potercela fare senza alcun dubbio. [ride] Lavoro come un fulmine. Se sai già cosa fare, non necessiti di tante riprese. Quando realizzi lo storyboard, hai già “girato” il film nella tua testa.
Hai concluso le riprese a Roma il 29 novembre. Come farai ad avere tutto finito in tempo per mostrarlo all’Academy e alle altre giurie dei Premi – per non parlare della data d’uscita?
Vedranno. Probabilmente ci sarà qualche cosa da aggiustare da un punto di vista tecnico, ma è praticamente finito.
[…]
E hai compiuto 80 anni il giorno dopo la fine delle riprese.
Esatto…ma non ci penso, è solo un numero. Un dannato numero.
Fonte: Entertainmentweekly.com