Il 14 agosto il grande regista tedesco Wim Wenders spegnerà le candeline.
Abbiamo, quindi, pensato di omaggiarlo (e "festeggiarlo") con questa classifica che racchiude i nostri 10 film preferiti da lui diretti!
1) Paris, Texas (1984)

Film cardine dell'intera opera di Wim Wenders, costruisce la sua grandezza, oltre che sull'innegabile capacità di un cineasta qui nel pieno della sua ispirazione, su tre elementi fondamentali. Straordinaria è l'interpretazione di Harry Dean Stanton, culmine di tutta la sua carriera, nei panni di un muto rabdomante dell'anima in fuga da un doloroso passato. Ottima è la sceneggiatura di Sam Shepard, in mirabile equilibrio tra lirismo e malinconia. Vette altissime sono raggiunte dalla colonna sonora di Ry Cooder, pietra miliare della slide guitar contaminata con influenze mariachi. Sintesi perfetta di questi contributi, Paris, Texas si delinea come racconto morale dal valore universale, che si snoda fluido e solenne nella cristallina wilderness dei grandi spazi aperti americani.
2) Alice nelle città (1973)
Da subito il film denuncia la sua natura di road-movie atipico e senza centri, in cui la meta è il viaggio e lo spostamento fisico coincide con la riflessione interiore. Muovendosi in direzione opposta rispetto a quella che Wenders stesso seguirà nel corso della sua carriera, il viaggio di Philip e Stella si sposta dall'astratta impersonalità degli Stati Uniti fino al cuore delle radici e dell'appartenenza tedesca, nella città di Wuppertal. Come unica guida i due hanno una fotografia, documento di un paesaggio urbano ed esistenziale impossibile da riconoscere se non attraverso la visione potenziata del ricordo.
3) Il cielo sopra Berlino (1987)

È il film-simbolo, cruciale in tutto il decennio, che ha consacrato Wenders, reduce da una lunga parentesi americana, come uno dei più importanti cineasti europei. Prima di ogni altra cosa, è un inno d'amore a una città ancora segnata da una profonda anomalia, in cui il Muro costituisce un limite terrestre invalicabile, ma lo spazio aperto del cielo sopra quel Muro rimanda a un ideale assoluto di libertà. In questo spazio fluttuano gli angeli di Wenders, fuori dal tempo ma dentro la Storia. Due i protagonisti, come due le città separate dal muro, divisi da destini contrapposti. Damiel, un grande Bruno Ganz, dopo aver visto in un circo la bella e sola trapezista Marion (Solveig Dommartin) ed essersene innamorato, accetta di perdere la sua corazza di immortalità pur di vivere l'amore, le sensazioni e le esperienze di un uomo comune. Cassiel (Otto Sander) resta fedele alla sua natura e al suo compito, custode delle coscienze della città sulla Colonna della Vittoria.
4) L’amico americano (1977)

Anima cinefila mitteleuropea, imbevuta di amore per il cinema statunitense e diffidenza verso la macchina produttiva hollywoodiana, Wenders, con questo film girato tra Amburgo, Parigi e New York ha realizzato una delle sue opere più riuscite. Abbastanza diverso nella trama rispetto al romanzo, è un thriller psicologico in cui la tensione si costruisce attraverso un' eccellente caratterizzazione dei due personaggi principali. Bruno Ganz è perfetto nel dare corpo a un uomo ontologicamente impossibilitato al male che, nella debolezza della malattia, cede alla fascinazione fatale verso il suo amico americano.
5) Buena Vista Social Club (1999)

Da sempre interessato alla musica come componente imprescindibile di ogni viaggio, Wenders in questo ispirato documentario musicale segue il percorso iniziato dall'amico Ry Cooder nel 1996, quando il chitarrista iniziò a ricercare esponenti della musica cubana tradizionale per una serie di registrazioni. Molte della figure che nel dopoguerra avevano goduto di enorme popolarità, con il passare degli anni, erano finite nel dimenticatoio e a diversi grandi artisti le dure condizioni socio-economiche dell'isola avevano impedito del tutto di continuare l'attività musicale. Nel film di Wenders, che ne racconta la vita e la musica, i loro volti tornano a brillare di una giovinezza mai perduta, in un omaggio tanto tardivo quanto necessario.
6) Lo stato delle cose (1982)

Dominante nella pellicola è un crepuscolare sentore di morte, percepibile già nel bellissimo incipit con il “film nel film” fantascientifico. Lo sguardo di Wenders, colto in uno dei momenti più difficili della sua carriera, reduce della travagliata esperienza americana con Francis Ford Coppola, è gravido di sfiducia e pessimismo e conosce una pacificazione solo nel fulminante finale, quando il regista suo alter ego poco prima di morire filma un'ultima, fatale, panoramica americana. Il direttore della fotografia è interpretato da Samuel Fuller, fiammeggiante icona del cinema indipendente statunitense e mentore di Wenders.
7) Nick’s Movie – Lampi sull’acqua (1980)

Di Ray, Wenders filma con uno sconvolgente atto di coraggio gli ultimi giorni di vita, segnati dalla lacerante sofferenza fisica e da una lucida ricerca interiore. Trattasi di un film costantemente in equilibrio tra la realtà corporea e la “realtà finzionale”, tra la materia del volto scavato di Nicholas Ray e la materia della pellicola, tra il desiderio di rappresentazione e l'urgenza di reale. La devastata fisicità del regista malato, continuamente esposta all'occhio impietoso della telecamere, scardina ogni tentativo messo in atto da Wenders di dare un ordine, una logica, una pulizia al film. Il risultato è uno sconnesso alternarsi di riprese professionali e di riprese amatoriali, nell'ottica di una schizofrenia del raccontare, atto reso difficilissimo dall'esperienza del dolore.
8) Tokyo-ga (1985)

A differenza di come spesso viene descritto, non è un documentario cinefilo su Ozu ma un reportage sulla dialettica tra il passato e il presente della città di Tokyo. Il passato è racchiuso nei brani del cinema di Ozu che incorniciano il film e nelle toccanti testimonianze dei suoi collaboratori. Il presente è cercato da Wenders nei recessi della città dove l'alienazione della nuova società nipponica è più palpabile: le frastornanti sale di pachinko, i campi da golf sul terrazzo dei grattacieli, i laboratori dove si modellano forme di cera che riproducono pietanze per le vetrine dei ristoranti.
9) Nel corso del tempo (1976)

Smisurato nelle sue quasi tre ore di durata, introduce il tema della dualità nel già consolidato schema del road-movie wendersiano: due protagonisti maschili come le due Germanie ancora separate dalla cortina invalicabile del Muro. Il percorso geografico disegnato dalla loro rotta assume il valore simbolico di una sutura tra identità contigue, separate ma figlie della stessa Storia. Tra i due protagonisti, splendidamente incarnati nelle non-interpretazioni di Vogler e Zischler, si instaura un legame se non omoerotico sicuramente omofilico, in cui le reciproche somiglianze sono la base per la creazione di un rapporto di amicizia autentico. Laddove i dialoghi e le parole diventano rarefatti, e quasi superflui, grande importanza assume la musica, qui per la prima volta al centro dello stile e del linguaggio del regista.
10) Pina (2011)

Vibrante e intenso, è tra i più innovativi e riusciti lavori documentari girati da Wenders in carriera. Senza didascalismi illustra il singolare metodo di lavoro della Bausch, basato sulla espressione, attraverso la danza, di sentimenti e stati d'animo personali ricercati individualmente da ogni singolo ballerino. Il linguaggio verbale per tutta la durata del film è sostituito da quello del corpo, tanto nelle magnifiche coreografie quanto nei ricordi dei “danzattori” del Thanztheater di Wuppertal, le cui voci fuori campo sono evocate da significativi primi piani muti. La tridimensionalità, poi, accentua la fisicità pulsante delle coreografie sperimentali della Bausch, cogliendo in ogni movimento la traccia di un faticoso percorso di ricerca interiore.
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