Al termine del nostro workshop dedicato al cinema di Lars von Trier, abbiamo chiesto ai partecipanti di redigere un elaborato su una sequenza a scelta diretta dal regista danese. Ecco l’analisi più interessante:
Daniela Di Carlo
Dogville teatro della distruzione
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Lo sguardo cinicamente spietato di Lars Von Trier si sofferma sulla città di Dogville, aprendo il prologo con una plongée che la rappresenta come il tabellone di un gioco da tavola in cui i protagonisti sono pedine che, spinte da un inconsapevole istinto (auto)distruttivo, prendono parte a quello che si rivelerà un gioco al massacro. All’interno di questo microcosmo si sviluppano dinamiche che, seppur calate in un’estraniante dimensione da teatro di posa, risultano reali, universali oltre che eternamente attuali e fanno della pellicola un’indagine antropologica minuziosa e stratificata, esemplificativa della psicologia del branco e del conseguente ostracismo nei confronti di un capro espiatorio, che mette in luce la ferinità insita negli uomini apparentemente innocui. Il regista sembra condividere la visione pessimistica dell’uomo che William Golding esprime ne Il signore delle mosche: “gli uomini producono il male, come le api producono il miele†al punto che i bambini di Dogville possiedono la medesima singolare crudeltà degli adulti e alimentano una spirale di violenza che da sé stessa nasce e di sé stessa si nutre, che porterà all’inesorabile distruzione della città , avvolta dallo stesso impietoso rogo che cancella l’isola teatro delle nefandezze compiute dai bambini nel romanzo di Golding. “Cum dederit†di Vivaldi, tema musicale ricorrente in tutta la pellicola, è un rimando al salmo in cui si esortano i giudei ritornati da Babilonia a ricostruire la città confidando in Dio: se Babilonia racchiude metaforicamente l’essenza della negatività della natura umana, è facile individuare un collegamento con Dogville, al suo tragico epilogo e al suo ignoto futuro. Il ciclo di demolizione e riedificazione interessa inoltre la stessa Grace che nonostante sia detentrice di valori nobili e puri che la avvicinano alle protagoniste della precedente “trilogia del cuore d’oroâ€, a differenza di queste ultime non soccombe alla ferocia umana, ma ri-emerge a testa alta dall’inferno che l’ha circondata, riscattandosi con un’azione estrema (ma necessaria) che salverà non solo se stessa ma anche il resto dell’umanità . La storia di Dogville si conclude con una plongée sulla devastazione del tabellone da gioco e delle sue pedine: quel che resta è soltanto il cane Mosè.
