Si è di recente concluso il nostro workshop dedicato a uno dei nomi che destano maggior interesse quando si parla di cinema contemporaneo: Yorgos Lanthimos. In seguito all’esordio con O Kalyteros mou filos (2001), film codiretto da Lakis Lazopoulos, il nome di Lanthimos si è imposto, film dopo film, prima in patria e poi a livello internazionale. Vi proponiamo quindi la nostra personale classifica dei migliori film dell’autore greco.
6) Il sacrificio del cervo sacro (2017)
In ultima posizione una coproduzione Gran Bretagna, Usa e Irlanda: Il sacrificio del cervo sacro (2017). Il primo film americano del greco Yorgos Lanthimos è una pellicola che parla della (auto)distruzione di un nucleo famigliare. Attraverso una messinscena rigorosa e forte di alcune suggestioni audiovisive, Lanthimos prova a nascondere il vuoto di una storia di vendetta che sa molto di già visto e di un soggetto di base decisamente al di sotto di quelli scritti per i suoi lavori precedenti. Peccato davvero perché una cornice del genere avrebbe meritato quantomeno di avere un quadro al suo interno.
5) Kinetta (2005)
Il primo film che Lanthimos dirige da solo è l'esempio lampante di un cinema, quello greco, crudo e diretto: un film che rappresenta tre esistenze (non) come tante, vuote e senza obiettivi nella vita. Nonostante sia già presente un'idea di cinema personale, Kinetta non possiede la forza espressiva che il regista raggiungerà con le successive pellicole, quello che ne consegue è un film artefatto e privo del fascino che avrebbe potuto avere.
4) The Lobster (2015)
Lanthimos mette in scena una bizzarra metafora della società di tutti i giorni, in cui la “normalità” è il vivere in coppia e chi passa l'esistenza in solitaria è visto come un'eccentrica eccezione. Purtroppo, dopo una prima parte ricca di fascino, la sceneggiatura si fa confusa e contorta, mette troppa carne al fuoco e non riesce più a ritrovare la spinta iniziale. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2015, dove ha ottenuto il Premio della Giuria.
3) La favorita (2018)
Il regista greco scardina la cultura razionalista del Settecento mettendo in scena le dinamiche più aberranti, e per certi versi mostruose, della vita di corte dell'epoca. Dietro a sontuosi arredi e voluminosi parrucconi, si nasconde una grottesca ronda al femminile in cui il genere maschile non sembra avere voce in capitolo, manifestandosi anzi in tutta la sua maldestra e tronfia povertà di spirito. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ottenuto due riconoscimenti: Gran Premio della Giuria e Coppa Volpi come miglior attrice a Olivia Colman. Quest'ultima ha poi vinto anche un meritato Oscar come miglior attrice protagonista.
2) Alps (2011)
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2011, dove ha ottenuto l'Osella per la miglior sceneggiatura, Alps è un'opera emotivamente raggelante, il cui fine primario è quello di proiettare lo spettatore in una realtà soffocante, evocabile in ogni essere umano: quella del dolore provocato dalla scomparsa dei propri cari. Come dice la protagonista, «La morte non è la fine, ma l'inizio di qualcosa di migliore», e l'essenza della pellicola è racchiusa in questa frase. Perché la morte è un problema solo per chi resta in vita, ed è la vita, con tutti i suoi rimpianti, l'agonia più grande. E Alps riesce a ricordarcelo con un'efficacia e una forza decisamente rari.
1) Dogtooth (2009)
Terzo lungometraggio dell’autore greco. Lanthimos ci espone la sua visione della famiglia contemporanea, sullo sfondo di un paese, quello greco, in profonda crisi sociale e valoriale. Un film geniale ma, allo stesso tempo, venato di un'inquietudine al limite della morbosità, che crea in chi guarda una sensazione di disarmante straniamento morale. Premiato al Festival di Cannes nel 2009 nella sezione Un Certain Regard (e distribuito in Italia con colpevole ritardo) è una di quelle opere dalla personalità talmente dirompente che già dopo la prima visione si sedimenta all'interno della coscienza dello spettatore.
Simone Manciulli
Tags
Classifiche