All'inizio degli anni Sessanta, Daniil (Merab Ninidze), georgiano originario di Tbilisi, è un medico di primo piano in Kazakistan e presta servizio presso la prima compagnia di cosmonauti sovietici. Un uomo, dalla vita sentimentale non pacificata e divisa, incaricato di accudire uomini dal destino segnato. Il regista Aleksej German Jr. si dimostra ancora una volta interessato alle pieghe profonde della Storia del suo paese, focalizzandosi, con la sua opera terza, su quella tensione verso lo spazio e la conquista dell'ignoto che negli anni della Guerra fredda vide infiammare il conflitto a distanza tra Urss e Usa, per poi concludersi con la celebre, storica passeggiata di Neil Armstrong sul suolo lunare. German Jr. non si sofferma naturalmente su ciò che è più in vista e risaputo, ma guarda al backstage di quella stessa Storia, ponendo la propria attenzione su ciò che avvenne prima del lancio, sul dietro le quinte della missione, e si concentra in modo particolare su Daniel Pokrovsky, medico tra gli astronauti. La natura di tale sguardo, il più possibile svincolato dal dato concreto degli eventi, produce un'opera libera e anticonvenzionale, con dalla sua la possibilità di non limitarsi alla ricostruzione di cronaca e di restituire un preciso momento storico da una prospettiva anzitutto e soprattutto morale, con licenza di insinuarsi nelle pieghe della società e del pensiero del tempo. Il regista russo fa ricorso in modo robusto alla macchina da presa e alle sue potenzialità più marcate per dar vita a scene eleganti e sinuose, dal preciso valore simbolico. Non mancano i passaggi a vuoto e i momenti faticosi, statici e inerziali, ma al netto di tali difetti è innegabile la volontà del piccolo German di provare ad avvicinarsi al cinema del padre e alla sua statura incommensurabile.