Il vaglia
Mandabi
1968
Paesi
Francia, Senegal
Genere
Drammatico
Durata
90 min.
Formato
Colore
Regista
Ousmane Sembene
Attori
Makhouredia Gueye
Ynousse N'Diaye
Isseu Niang
Ibrahima Dieng (Makhouredia Gueye), disoccupato e con due mogli a carico, riceve un vaglia da un suo nipote emigrato in Francia. Molti imprevisti complicheranno il ritiro del denaro dall'ufficio postale. Dopo il bianco e nero di La nera di... (1966), il senegalese Sembene, tra i padri del cinema africano, esordisce nel lungometraggio a colori con un atto d'accusa contro un'Africa ancora incapace di uscire dalla mentalità coloniale. Dietro l'apparenza naif della trama, costruita sulla successione di ostacoli che si frappongono tra Ibrahima e il denaro del nipote, si possono cogliere infatti molte osservazioni socio-politiche. Tanto i grossolani errori commessi dal protagonista quanto le ingiustizie che è costretto a subire riconducono ai mali più gravi che secondo Sembene affliggono la sua terra: incapacità di gestire le risorse economiche, ignoranza, fatalismo, attendismo, assistenzialismo, corruzione. In opposizione al modello negativo di Ibrahima la figura positiva è quella del nipote emigrato, allontanatosi da casa per costruirsi un futuro lavorativo all'estero. Regista “delle tre P”, politico, polemico e popolare, Sembene orienta la sua regia verso una messa in scena essenziale e rigorosa, didascalica e di semplice lettura. Nel suo cinema, da inserire all'interno di una visione intellettuale più ampia che utilizza anche la letteratura come mezzo di espressione, l'impegno politico e civile trova sempre nella limpidezza della forma il suo necessario supporto. E Il vaglia è uno degli esempi più importanti e raffinati della sua poetica: da vedere assolutamente.
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