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Il settimo sigillo di Ingmar Bergman torna in sala nel centenario della nascita del regista svedese

Nell’anno del centenario della nascita di Ingmar Bergman, la Cineteca  di  Bologna, attraverso Il Cinema Ritrovato, riporterà in sala il capolavoro del regista svedese datato 1957, Il settimo sigillo.

 

Di seguito potete leggere la sinossi riportata sul nostro dizionario e, a questo link, la nostra scheda del film con annessa recensione.
Il cavaliere crociato Antonius Block (Max von Sydow) torna finalmente a casa dopo aver passato dieci anni in Terra Santa a combattere. Ad attenderlo trova la Morte (Bengt Ekerot) che lo sfiderà a una partita a scacchi: finché dura la partita, Block avrà salva la vita.
A seguire, invece, il comunicato della Cineteca per accompagnare e celebrare l’evento.
L’evocazione visionaria, tragica e farsesca del Medioevo scandinavo racchiusa nel Settimo sigillo ha origini remote  che affondano nelle fantasie d’infanzia dell’autore. Capolavoro tra i capolavori di Bergman, questa grande allegoria dell’uomo in cerca di Dio e in balia della morte, torna a parlarci con la potenza grafica del suo paesaggio e la chiaroscurale profondità della sua inquietudine.
“L’idea di realizzare Il settimo sigillo – raccontava Ingmar Bergman – è scaturita in me dalla visione dei temi trattati negli affreschi e nelle pitture medievali: i buffoni girovaghi, la peste, i flagellanti, la Morte che gioca a scacchi, i roghi delle streghe e le Crociate. Il film non ha però l’ambizione di restituire un’immagine realistica della vita in Svezia durante il Medioevo: è un saggio di poesia moderna, che traduce le esperienze della vita di un uomo moderno, un saggio tuttavia modellato, sia pure molto liberamente, su spunti medievali. Il mio intento è stato quello di dipingere come dipingevano i pittori del Medioevo, con lo stesso impegno oggettivo, con la stessa sensibilità e la stessa gioia. I miei personaggi ridono, piangono, urlano, hanno paura, parlano, rispondono, recitano, soffrono, interrogano. Il loro terrore è la Peste, il Giorno del Giudizio, la Stella il cui nome è Assenzio”.
Tra i molti autori che hanno amato il cinema di Ingmar Bergman, c’è naturalmente Woody Allen, che così parla di questo film: “Il settimo sigillo è sempre stato il mio film preferito. Se io dovessi descriverne la storia e tentare di persuadere un amico a vederlo con me, direi: si svolge nella Svezia medievale flagellata dalla peste, ed esplora i limiti della fede e della ragione, ispirandosi a concetti della filosofia danese e tedesca. Ora, questa non è precisamente l’idea che ci si fa del divertimento, eppure il tutto è trattato con tale immaginazione, stile e senso della suspense che davanti a questo film ci si sente come un bambino di fronte ad una favola straziante e avvincente al tempo stesso”.
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