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I 5 migliori film diretti da Wes Anderson

In occasione dell'uscita del suo ultimo (bellissimo) lavoro, The French Dispatch il protagonista della nostra classifica è Wes Anderson: Il suo tratto autoriale, allo stesso tempo semplice e ricercatissimo, lo rende uno degli autori contemporanei più interessanti e apprezzati. Fanciullesco e visionario dall’estetica color pastello e sempre alla ricerca della simmetria delle inquadrature, Anderson tratteggia il suo cinema con personaggi sognatori e sopra le righe. Ecco una top 5 della sua filmografia!


5) Moonrise Kingdom – Una fuga d'amore (2012)

Fin dal suo esordio Un colpo da dilettanti (1996), l'amore e il romanticismo hanno sempre avuto un posto speciale nelle storie raccontate da Wes Anderson. In Moonrise Kingdom questo aspetto diventa il principale motore delle vicende di tutti i personaggi coinvolti, dal momento che il film ruota intorno alla scoperta dell'amore nella sua forma più pura e semplice (anche se non mancano ammiccamenti sessuali più o meno espliciti) da parte di due pre-adolescenti, stanchi della vita che li circonda e desiderosi solo di trovare un posto tutto per loro nel mondo, il più possibile privato e incontaminato.

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4) Grand Budapest Hotel (2014)

Grand Budapest Hotel è un film pervaso da una forte componente nostalgica che guarda con mesta rassegnazione, attraverso diversi piani narrativi e una costruzione a scatole cinesi, ai tempi andati di cui rimane solo un commosso ricordo come eredità per i posteri. Il Gustave H. di Ralph Fiennes diventa per Anderson simbolo di quei tempi, una figura carica di virtù quanto di vizi, impeccabile, premurosa e severa, per i suoi sottoposti e soprattutto per il giovane Zero (Toni Revolori).

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3) L'isola dei cani (2018)

Nove anni dopo Fantastic Mr. Fox (2009), Wes Anderson torna all’animazione stop-motion, confermando una grande abilità nel maneggiare questa tecnica che richiede lunghe lavorazioni e una competenza tutt’altro che comune. Esattamente come nel film del 2009, il regista americano è abile nel conservare intatta la sua poetica (basata sulla simmetria e su uno stile visivo perfettamente riconoscibile) anche nel passaggio all’animazione, riuscendo a costruire inquadrature di grande suggestione con una messinscena geometrica e rigorosa. Immancabile la riflessione sul nucleo familiare (qui leggermente virata sul concetto del branco) e sulla ricerca identitaria propria di tutti i protagonisti delle pellicole dell'autore.

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2) Fantastic Mr. Fox (2009)

Girato interamente in stop-motion e immerso in una splendida fotografia dai colori autunnali, Fantastic Mr. Fox, adattamento del romanzo Furbo, il Signor Volpe (1970) di Roald Dahl, è una favola che si rivolge a un pubblico adulto ma che può affascinare anche gli spettatori più giovani. Il ritratto familiare che ne emerge, infatti, anche se rappresentato attraverso personaggi dalle fattezze di animali selvatici, ha la stessa ricchezza di relazioni e conflittualità che si ricollegano a quelle raccontate da Anderson nei suoi primi lavori, con la solita efficace commistione di dramma e commedia.

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1) I Tenenbaum (2001)

Con solo tre film all’attivo, Wes Anderson traccia con fermezza le coordinate del suo cinema ed è proprio con I Tenenbaum che la sua filmografia trova un punto di riferimento preciso dal quale poi nasceranno i suoi progetti successivi, dettando toni e umori di una poetica originale e spiazzante come poche altre. La costruzione dei quadri e la fissità rassicurante e insieme straniante delle scenografie, i movimenti di macchina, i costumi, i colori e persino ogni canzone che incornicia le singole sequenze (dai Rolling Stones a Paul Simon, da John Lennon ai Ramones passando per Nico ed Elliott Smith nelle sequenze più emblematiche) sono il frutto di un lavoro certosino che sembra voler spostare tutto il peso dell’attenzione sull’involucro, lasciando solo allo spettatore meglio disposto la scoperta di ciò che si cela oltre, sotto la superficie, tra le pagine di una sceneggiatura notevolissima scritta a quattro mani dallo stesso Anderson con Owen Wilson: un copione pieno di dolore, fatto di nevrosi taciute e di poetico disadattamento.

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