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Aria: il cortometraggio di Barbara Sirotti sulla violenza domestica



Come stanno cambiando le relazioni durante i lockdown di pandemia? Il Tempo è davvero ancora l'unica cosa che manca per capirsi? O quello che abbiamo a disposizione ci sta rivelando qualcosa di più profondo di ciò che siamo? Come una maschera di trucco che cola dai suoi occhi, Aria è la storia vera di una donna, il racconto di un evento traumatico realmente accaduto, purtroppo simile a tanti fatti di cronaca del 2020, nei quali le donne hanno pagato un prezzo altissimo.

"Finché c'è una vittima ci sarà sempre un carnefice". Sembra essere questo il punto cruciale del corto, che in soli tre minuti dipinge una realtà distopica e al contempo cerca di aprire uno spiraglio di luce, per cercare insieme alla protagonista di far cadere con coraggio la maschera della vittima e opporsi ad un gioco di ruoli non più sostenibile.

Si dice che quando senti davvero lo sguardo della morte su di te, cambia il tuo modo di vedere le cose, cambiano i colori, le forme, le prospettive. Tutto si distorce e diventi stranamente "accogliente" nel tuo animo, riguardo ad ogni possibilità di salvezza. Così si ritrova la donna, a ripercorrere il suo vissuto in un silenzio claustrofobico al quale sembra rispondere solo la musica ipnotica che si insinua nella narrazione, composta appositamente da Enrico Merlin. Chissà se la coraggiosa caduta della propria "maschera di vittima" può rappresentare una via d'uscita alla violenza.

Scritto, ideato e interpretato da Barbara Sirotti, per la regia di Brace Beltempo, il super short film nasce con l'intento di far luce su una realtà di violenza domestica che spesso non vogliamo vedere e che nella sua visione finale può offrire nuovi spunti di riflessione sull'attuale condizione femminile, psicologica e sociale.

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